Nel Novarese il 4° Campionato delle Unità Cinofile di Soccorso ANA

0
680

Sui strai di riséri”, sulle strade delle risaie; questo il titolo suggestivo che i componenti della Unità Cinofila di Soccorso della Sezione di Novara, hanno voluto assegnare alla 4° edizione del Campionato nazionale delle UCS dell’ANA, che ritorna ad essere nazionale nella vera accezione del termine, in quanto nella tre giorni novarese gareggeranno unità provenienti da tutti i quattro raggruppamenti di cui si compone l’Associazione Nazionale Alpini.

Il Novarese, basse terre d’acqua, di riso e di vino: una connotazione culturale prima ancora che gastronomica e culinaria, che la inarrestabile capo-nucleo Maria Pezzana ha novarese ha voluto dare a questa esperienza, una tre giorni nella quale questi elementi, assieme al legame simbiotico che, come in passato legava alpini ed artiglieri ai proprio muli, oggi lega umani e quattrozampe in un rapporto d’amore difficile da spiegare ma molto facilmente comprensibile nel vederli operare assieme.

Ben 65 le unità cinofile attese, che lo ricordiamo, sono formate ciascuna in modo dissolubile da un conduttore e da un cane, 26 operative, 32 promesse in corso di addestramento e 7 star, coppie già operative che in questo momento prediligono esperienze di tipo internazionali, che si cimenteranno su tre location in tre comuni della “bassa”: San Pietro Mosezzo per quanto riguarda l’obbedience, Bellinzago Novarese presso la Caserma Babini, grazie alla Brigata Alpina Taurinense e quale campo base, l’oratorio della Bicocca.

E, se vogliamo, una ulteriore particolarità di questo Campionato Nazionale UCS ANA è dato proprio dal luogo ove è posto il campo base, su un terreno intriso di sangue di giovani che, non ancora italiani, combatterono senza fortuna gli Austriaci il 23 marzo 1849, costando il regno a Carlo Alberto, che la stessa notte, ospite nel suo palazzo della Contessa Tornielli Bellini, abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II, il quale, il giorno successivo, concluse l’armistizio definitivo con il maresciallo Radetzky, mettendo la parola fine alla guerre d’indipendenza.

Stefano Meroni