Fa tappa a Vicenza la mostra fotografica itinerante “Italiani di Crimea” che tanto ha fatto finora parlare di sé. Ad ospitarla è la Fondazione di storia guidata da Paolo Scaroni, che fino al 25 novembre nel salone di Palazzo Giustiniani, in contrà S. Francesco, 41, darà spazio a fotografie e documenti testimonianza di questa misconosciuta tragedia.
L’inaugurazione, alla quale parteciperà il curatore Stefano Mensurati, giornalista della Rai, oltre alla ricercatrice Heloisa Rojas Gomez, avrà luogo lunedì 13 novembre alle 17.30, alla presenza del vice presidente della Fondazione di Storia, Luigi Menegatti.
La rassegna, che gode del patrocinio del Comune e dell’Associazione Cerkio, racconta degli italiani di Crimea emigrati nell’Ottocento soprattutto dalla Puglia, che a partire dagli Anni Venti del ‘900, furono perseguitati dal regime comunista, prima con il sequestro delle proprietà e poi con le purghe staliniane, con decine di loro ingiustamente accusati di attività controrivoluzionaria, processati e fucilati. Il 29 gennaio del 1942 avvenne il rastrellamento di tutte le famiglie di origine italiana e il loro trasferimento nei Gulag del Kazakhstan, dove i circa 1.500 deportati furono decimati dal freddo, dalla fame, dalle malattie e dai lavori forzati.
Nel 2015 il presidente russo Putin ha riconosciuto agli italiani di Crimea lo status di minoranza perseguitata e deportata, un traguardo importantissimo, sia per ristabilire la verità storica su queste deportazioni ignorate dai libri di storia, sia per avere accesso a un indennizzo.
Lunedì vi sarà così l’occasione per presentare anche il risultato di una serie di clamorose ricerche che, per quanto riguarda Vicenza e provincia, hanno portato alla conta di 18 prigionieri di guerra (67 per l’intera regione Veneto). Sono stati invitati i sindaci dei paesi di origine (Asiago, Valdagno, Magrè, Monte di Malo, S.Vito di Leguzzano, Caltrano, Albettone, Crespadoro, Montecchio Precalcino, Solagna, Valstagna, Gambugliano e Vicenza) e i familiari di alcuni dei soldati ai quali verrà consegnata la scheda di prigionia del loro congiunto fotografata nell’archivio del più grande Gulag di tutta l’ex Unione Sovietica, quello di Karaganda, ora in territorio kazako. Una missione di tre ricercatori, infatti, con grande sorpresa accanto a decine di nominativi di italiani di Crimea, ha trovato traccia del passaggio di circa 900 militari italiani dell’Armir, creduti morti, ma in realtà catturati dall’Armata Rossa e, in spregio a tutte le convenzioni internazionali, mandati ai lavori forzati nelle miniere, nelle cave di pietra e in agricoltura.
Saranno inoltre proiettati per la prima volta in Italia, alcuni filmati d’epoca inediti che mostrano i soldati italiani nei campi di prigionia sovietici, materiale ora desecretato e rinvenuto ad agosto nella cineteca dell’Archivio storico-militare di Mosca.
“Il potenziale di questa ricerca è enorme, – ha dichiarato il curatore, Mensurati – considerato che finora è stata esaminata solo una piccola parte delle schede conservate nei Gulag: da un primo confronto coi diversi archivi sparsi in tutto il territorio dell’ex Unione Sovietica appare chiaro che almeno 20 mila dei circa 90 mila dispersi della Campagna di Russia non erano morti ma furono catturati e mandati ai lavori forzati. Molti di loro sono stati liberati e hanno potuto fare ritorno in Italia, ma molti altri sono morti nei Gulag e un’indagine capillare potrebbe sicuramente chiarire il loro destino e dare una risposta a tante famiglie che dopo anni di silenzio da parte delle istituzioni italiane hanno ormai perso ogni speranza”.
Negli Anni Cinquanta il mesto ritorno in Crimea di un’ottantina di sopravvissuti, che dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica hanno costituito l’associazione Cerkio, che sostiene questa iniziativa e alla quale vanno tutti i proventi di questa mostra itinerante.