“Il fronte orientale non c’è più”, serata culturale a Milano

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Ecco un altro importante appuntamento con il Comitato per il Centenario del Gruppo Alpini Milano Centro “Giulio Bedeschi” fissato per il prossimo 23 marzo. Continuando con la serie di serate culturali destinate ad approfondire e focalizzare eventi significativi della Grande Guerra questa volta toccherà allo storico Marco Cimmino affrontare il tema “Il fronte orientale non c’è più”.

 

Marco Cimmino, bergamasco, è uno storico militare, specializzato nello studio della Grande Guerra ed è membro della Società Italiana di Storia Militare, nonché della società del Museo della Guerra di Rovereto, e socio accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna.
Studioso molto competente Cimmino ripercorrerà le vicende del fronte orientale della prima guerra mondiale, un fronte così diverso da quello statico, tutto trincee e filo spinato, assalti sanguinosi e carneficine, che fu invece il fronte occidentale.
Il fronte orientale, fu aperto nell’agosto 1914 con l’invasione russa della Prussia orientale. Lungo quella linea si scontrarono Germania, Austria-Ungheria e truppe ottomane di supporto da una parte (con l’affiancamento della Bulgaria nel 1915) e l’Impero russo dall’altra, a cui si unì per poco tempo la Romania.

Contrariamente a quanto accadde sul fronte occidentale, a oriente la guerra di manovra si associò a una guerra di posizione, il tutto conseguenza della conformazione geografica dei terreni che furono campi di combattimento: le foreste della Lituania e le vaste pianure e acquitrini di Polonia, Ucraina e Russia, si rivelarono troppo ampie per poter essere saturate di uomini e armi. Nell’inverno 1916-17 le divisioni tedesche tenevano settori larghi 20-30 chilometri, mentre nelle Fiandre, la stessa porzione di territorio poteva essere riempita con ben otto divisioni. Ambedue i comandi degli schieramenti si rendevano conto di non avere le risorse necessarie a difendere i loro settori nello stesso modo dei loro omologhi ad occidente, per cui la tattica dell’ordine aperto e lo sfruttamento degli ampi territori permisero a entrambe le parti operazioni manovrate molto distanti dalle limitate avanzate ad occidente.

Nonostante la superiorità nelle tattiche e negli armamenti delle potenze centrali, la Russia, avvantaggiata dal suo enorme potenziale umano, non fu mai completamente sconfitta sul campo. La sconfitta della Russia avvenne solamente a seguito delle rivolte interne scaturite dal malcontento generalizzato della popolazione; rivolte che fecero scoppiare una rivoluzione in grado di destituire lo Zar Nicola II e di mettere al potere un governo provvisorio, sostituito a seguito della rivoluzione d’ottobre, da una repubblica socialista sovietica, che il 3 marzo 1918 firmò il trattato di Brest-Litovsk con le potenze centrali e di fatto fece uscire la Russia dal conflitto.
Conseguenza di quell’evento fu il grande, per quanto effimero, vantaggio degli Imperi centrali di poter dirottare buona parte delle divisioni sui fronti italiano e francese, dove essi organizzarono le grandi offensive del 1918.

La storia dal versante italiano registrò bruschi cambiamenti con nomi e vicende ancor oggi indelebili: Caporetto, ritirata lungo il Piave, Vittorio Veneto e, per finire, l’armistizio di Villa Giusti.

Il luogo per rivivere tutto questo è la consueta Sala “Dante Belotti”, via Vincenzo Monti 36 (ingresso da via Rovani 2), alle ore 21.