LECCO Quei giorni nella Valsassina alluvionata

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Protezione civile è un termine abbastanza vago, che richiama alla memoria specialisti (vigili del fuoco, forze dell’ordine, perfino militari) che soccorrono gente alluvionata o terremotati. Fra questi soccorritori ci sono anche gli alpini, generalmente in primo piano.
Tanto in primo piano che vogliamo raccontarvi una storia vera.
Come tutte le storie è di qualche tempo fa, ma perfettamente esplicativa di ciò che sono, e che fanno, gli alpini. Potrebbe cominciare così: c’era una volta la Valsassina Finchè avvenne un nubifragio che la mise in ginocchio: torrenti tracimati, alberi divelti ma soprattutto frane, a minacciare case e paesi, colate di fango, disperazione. In particolare in due paesi: Premana, nell’alta valle e Cortenova, un paese di media valle dove, nella frazione di Bindo, il torrente Rossiga ha scatenato l’inferno, travolgendo un po’ di tutto (anche la casa e la stalla di un nostro alpino ). La frazione di Bindo è stata semidistrutta, e se non ci sono state vittime è perché il sindaco di Cortenova aveva fatto sfollare l’abitato, in via precauzionale.
Da subito si sono mobilitati gli alpini, sia quelli del gruppo di Cortenova che quelli del nucleo di Protezione civile della sezione. Sono divenuti il punto di riferimento per centinaia di persone, hanno installato le cucine e montato un capannone divenuto centro propulsore delle iniziative di soccorso. I volontari hanno lavorato incessantemente per 45 giorni, sono stati impegnati per 12mila ore nella sorveglianza della montagna (c’era, e in parte c’è ancora, la minaccia di una colossale frana), hanno sostenuto anche moralmente la popolazione.
Ovviamente ci sono state visite ufficiali di politici, alle quali tuttavia non sono seguite molte iniziative: un fenomeno già visto in tante altre circostanze, specie durante i giorni del terremoto in Umbria. Intanto la gente aspetta e l’economia della valle resta mortificata.
Inutile aggiungere che l’inverno ormai iniziato e il maltempo acuiscono i problemi rimasti insoluti. Gli alpini hanno fatto la loro parte, e anche di più. Non hanno chiesto nulla, non hanno detto nulla, non hanno suonato la grancassa, pavoneggiandosi.
Hanno anche tardato a comunicarci quanto avevano fatto, che comparirà nel Libro Verde della Solidarietà: pochi dati per tanta fatica, generosità, altruismo, ma che dicono tutto. Tutto l’essere alpini. (R.B.)





L’opera degli alpini non si è limitata ai soccorsi nei giorni dell’alluvione. Le penne nere di Lecco e di Bergamo si sono attivate promuovendo un fondo di solidarietà chiamato: Emergenza Valsassina per dare una mano a coloro che hanno avuto gravi danni per il disastroso smottamento del 30 novembre 2002. C’è stato, fra l’altro, un significativo quanto simpatico gesto di solidarietà tutta alpina, che ha interessato il nostro iscritto Pierluigi Uberti, il quale nella frana di Bindo di Cortenova ha perso ben 13 mucche e molto materiale della sua azienda agricola. Gli alpini lecchesi e bergamaschi gli hanno donato quattro mucche, chiamate mucche della solidarietà , consegnate come si deve: con una cerimonia, alla presenza del sindaco, del presidente della sezione di Lecco Luca Ripamonti, del capogruppo locale Franco Ciresa (Papi), del consigliere della sezione di Bergamo Gianfranco Rota e di alcuni soci di Calolziocorte e Rossino. Poi, alpini e invitati si sono spostati al teatro di Cortenova dove c’è stato un concerto del coro Roccolino , diretto dal maestro Alessio Benedetti, seguito dalla distribuzione da parte del capogruppo di contributi alle famiglie maggiormente colpite dall’alluvione. (N.V.)