Giorno del Ricordo alla Foiba di Basovizza

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Venerdì 10 febbraio, Giorno del Ricordo, alla Foiba di Basovizza si è commemorato il sacrificio dei Martiri delle Foibe. Alla cerimonia hanno partecipato numerose Sezioni ANA nonché il Consiglio Direttivo con il Labaro.
Pubblichiamo qui il discorso pronunciato dal Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza (che ricopriva tale carica anche nel periodo dell’Adunata Nazionale del 2004) che ha parlato con estrema chiarezza.
Finalmente parole dirette che non necessitano di interpretazioni e che raccontano una verità che per troppo tempo è stata nascosta.

“Rappresentanti della associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati; della lega nazionale; della federazione grigioverde; degli alpini e delle associazioni combattentistiche e d’arma.
Autorita’ politiche, militari e religiose.
Saluto il sottosegratario di stato agli esteri senatore benedetto della vedova che ha avuto l’attenzione di essere qui oggi.
Studenti delle scuole di trieste, caltanisetta, catania oggi qui presenti e studenti dell’istituo di lecce che state seguendo queste celebrazioni in rete.
Gentili signore e signori,

“questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace”.
La preghiera per i martiri delle foibe del vescovo di trieste monsignor antonio santin ci indica bene quale e’ la nostra responsabilta’ nei confronti di tutti, e soprattutto delle nuove generazioni affinche’ quanto successo su queste terre tra il settembre del 1943 ed il febbraio del 1947 da parte dei comunisti di tito non venga piu’ taciuto; non venga piu’ dimenticato.
Qui l’essere umano ha raggiunto il punto piu’ basso della sua natura. Una lunga scia di sangue e’ stata tracciata dai partigiani comunisti di tito che in questa ed altre voragini hanno gettato italiani della venezia giulia e della dalmazia.
Un eccidio di massa, misurato in metri cubi di cadaveri.
In questa voragine le persone venivano gettate a gruppi dopo essere state legate tra loro con il filo di ferro. Per molti la morte non arrivava subito, ma dopo lunghe agonie dovute alla lacerazione della carne e alle ferite riporate nella caduta.
Oggi questo ricordiamo: i martiri delle foibe e le vittime dell’esodo giuliano dalmata e delle vicende del confine orientale del secondo dopoguerra. Oggi e’ il giorno del ricordo, istituito nel 2004 dopo anni di silenzio dal parlamento italiano.
Oggi, come ogni giorno, e’ importante non dimeticare sia quanto e’ accaduto, sia alcune figure simbolo di questa tragedia perpetrata dai partigiani comunisti di tito durante la seconda guerra mondiale e nei 40 giorni di occupazione della citta’.
Si chiamava norma cossetto la giovane di 24 anni di santa domenica di visinada che il 25 settembre del 1943 venne prelevata da un gruppo di partigiani per essere poi legata ad un tavolo e violentata da diciassette bestie prima di essere gettata nuda, con le braccia legate con il filo di ferro ed i seni pugnalati, in una foiba sopra un letto di altri cadaveri istriani.
In quegli anni la propaganda anti-religiosa sostenuta da tito si e’ macchiata anche del sangue di don bonifacio, sparito nella notte dell’11 settembre del 1946 perche’ rappresentava un ostacolo intollerabile alla diffusione dell’ideologia comunista che pretendeva di imporre l’ateismo con ogni mezzo, arrivando addirittura ad aggredire a capodistria nel 47 il vescovo monsignor santin.
In questa giornata e’ importante ricordare anche la strage dimenticata degli italiani di pola. I comunisti di tito per cacciarli hanno usato anche il tritolo e la strage della spiaggia di vergarolla del 1946 e’ tra le piu’ sanguinose, con circa 100 morti, di cui molti bambini.
Era il 18 agosto; e sulla spiaggia era stata organizzata una gara di nuoto dalla societa’ pietas julia. Il quotidiano cittadino l’arena di pola raccontava l’evento come una manifestazione di italianita’; ma il servizio segreto jugoslavo fece esplodere un arsenale di bombe antissomergibile, testate di siluro e cariche di tritolo collocato nelle vicinanze dell’arenile che uccisero tantissimi italiani, tra cui molti bambini.
Questi sono stati gli orrori di questa lucida follia, coperti dal silenzio complice di stati, governi, politici.
Il 10 febbraio di 70 anni fa il trattato di pace di parigi consegnava alla jugolsavia di tito; l’istra, fiume, la dalmazia e 350 mila italiani sono stati costretti ad abbandonare i propri beni, le proprie radici, i propri affetti e diventare esuli nel mondo.
Anche questo non e’ bastato: con il trattato di osimo del 1975, che ha reso definitive le frontiere confermando l’amministrazione italiana della zona a e l’ammnistrazione jugolsavia della zona b cosi’ come erano state individuate nel memorandum di londra del 1954, abbiamo commesso il piu’ alto tradimento accettando di lasciare nell’oblio quegli anni territbili e tradendo ancora i fiumani, gli istriani ed i dalmati.
Gianfranco gambassini, che con manlio cecovini e aurelia gruber benco e’ stato tra i fondatori della lista per trieste dichiaro’: “questa e’ stata la pagina piu’ vergognosa di tutta la politica estera italiana, quella che ha dato il via alla rivoluzione popolare di trieste”. Infatti, grazie alla lista per trieste i triestini non si fecero ingannare e si impedi’ la realizzazione sul carso della zona franca mista a cavallo del confine, che sarebbe stata l’ennesima umiliazione.
Nel 2004 in occasione dei 50 anni del ritorno di trieste all’italia ho sentito il dovere di far diventare questo luogo, il simbolo dei drammi che hanno interessato il confine orientale durante la seconda guerra mondiale, e nel 2007 il monumento nazionale del sacrario di basovizza ha ritrovato il suo doveroso onore.
Nel mio precedente mandato da sindaco ho voluto anche che venisse realizzato il centro di documentazione gestito dalla lega nazionale con l’importante compito, insieme a tutti noi ed alle nuove generazioni, di custodire e dare sempre voce a questi drammatici fatti, affinche’ il ricordo non torni piu’ nell’oscurita’ di un silenzio colpevole.

Ci deve essere il rispetto di tutto il popolo italiano per gli esuli dell’istria, fiume e la dalmazia.
Ci deve essere il rispetto di tutto il popolo italiano per le vittime che sono state nascoste alla storia per anni e anni. Solo dal ricordo di questi drammatici eventi possiamo imparare e ritrovare la giustizia e l’amore per percorre quelle vie della pace indicate da monsigor santin.
Onore ai martiri delle foibe”