Zona franca

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    Rubrica aperta ai lettori.

    Il futuro dell’ANA

    Sento il dovere di intervenire sul tema ‘amici degli alpini’ che mi sembra venga strettamente correlato al futuro della nostra associazione. Da qualche anno, da più parti, viene detto che dobbiamo prendere atto che con la sospensione della leva ci sarà inevitabilmente anche il lento depauperamento della consistenza numerica dell'ANA.
    Ebbene, questo è ciò che realisticamente e a malincuore dobbiamo accettare, cercando di mettere in atto tutte le iniziative che serviranno a ‘reclutare’ il maggior numero possibile di coloro che hanno fatto o faranno il servizio militare nel Corpo degli alpini. Rimango disorientato nel sentire che si arrivi a valutare la possibilità di ‘arruolare’ nell'ANA anche chi ha stile di vita e qualità morali uguali alle nostre pur non avendo fatto il servizio militare negli alpini. Qualità che, per fortuna, non hanno solo gli alpini e relativi ‘amici’ ma moltissimi italiani.
    Ben vengano gli ‘amici degli alpini’ che sono e saranno sempre accolti a braccia aperte e a cui saremo sempre riconoscenti per quello che fanno, ma tali devono rimanere e non possono pretendere di portare il cappello alpino se l'alpino non l'hanno fatto! Ci stiamo dimenticando che la nostra è una Associazione d'arma?Che è stata fondata da militari alpini in congedo? Che il cappello alpino è un copricapo che fa parte dell'uniforme militare prevista per la specialità’alpini’ ?
    Il futuro dell'ANA come associazione non sta nel mantenere a tutti i costi i 300.000 iscritti ma nel saper perpetuare e trasmettere quelli che sono i sacri valori che ne hanno sancito la nascita e che non possono essere stravolti! Anche se ridimensionata nel numero di iscritti, sono certo che continuerà ad essere alimentata da coloro che hanno prestato servizio nelle Truppe alpine, pur se volontari e di regioni non di reclutamento alpino (quanti alpini di tali regioni, decorati al valor militare, annovera il nostro Medagliere!). Sarà compito dei Quadri ufficiali e sottufficiali e degli alpini in congedo trasmettere e infondere in questi giovani volontari quei valori e quelle tradizioni che si compendiano nella parola alpinità e che, nella storia della nostra Patria, hanno sempre contraddistinto, in guerra e in pace, il Corpo degli alpini. Se poi si dovesse decidere di attuare quanto prospettato da alcuni, allora rischieremo di arrivare ad una spaccatura dell'ANA in due associazioni: una, quella attuale, e l'altra tutta da inventare, ma certamente senza l'abuso del cappello alpino con la penna!

    Roberto Fontana San Giuseppe di Cassola (VI)

    Anche in Europa ?

    Quale sarà il futuro per gli alpini? Tale domanda presupporrebbe due soluzioni: o associazione di soli alpini fino ad esaurimento oppure integrazione con amici degli alpini a supporto delle nostre future esangui fila, ma ci potrebbe essere una terza soluzione.
    Noi italiani ormai facciamo parte dell'Europa e saremo sempre più costretti a pensare in europeo sia come politica, sia come economia ed anche come Forze Armate. Tale ottica impone il sacrificio degli alpini: infatti essi sono stati ideati come truppe arruolate in loco, specializzate in montagna, con armamento essenziale a compito di difesa.
    Quelli che potevano essere i nostri potenziali nemici sul confine delle Alpi sono ora con noi a formare un'unica Europa. Bisogna guardare alla realtà: ormai viene meno la nostra utilità bellica e, seppure alcuni reparti si chiamano ‘alpini’ e portano il cappello, ben poco hanno di simile agli Alpini di vecchia data.
    I nostri precedenti presidenti devono aver avuto una netta percezione del fenomeno tanto che hanno fatto aderire l'A.N.A. alla Federazione Internazionale Soldati della Montagna.
    Considerando anche il fatto che il neo presidente ha rivolto un significativo cenno alle sezioni all'estero, perchè non tentiamo di dare un particolare segnale in ottica europea proponendo un'Adunata nazionale in una città d'Europa?
    Queste mie idee si propongono solo di aprire un dibattito a 360 gradi e ben vengano sia quelli che sono d'accordo, sia i contrari e, a maggior merito, quelli che portano idee nuove.

    Sergio Vinzi Ronchi dei Legionari (Gorizia)

    Il cappello?

    No Io non mi trovo in accordo con quanto ha pubblicato su L’Alpino di novembre a pag. 34 amico degli alpini con firma di Michele di Torino, anche se lo scritto è piacevole. Ma eccomi al punto: No agli amici degli alpini di portare il nostro cappello!
    Questi amici a cui vogliamo tanto bene e che ci risolvono tanti problemi, non debbono sentirsi amareggiati se non gli consentiamo di sfilare accanto a noi con un cappello che istituzionalmente non gli può appartenere.
    Il nostro copricapo di feltro ci fu dato allorchè ci presentammo in caserma con la cartolina precetto e con esso ci fu dato il vestiario militare.
    Lo Stato, meglio dire la nostra Patria, lo ha messo sulla nostra testa e nessuno all’infuori di esso è autorizzato a distribuirne altri, anche se molti dei nostri amici sono sicuramente migliori di molti di noi…
    Comprendo bene che abbiamo problemi prioritari rispetto a quello del cappello dei nostri amici e che ciò è una quisquilia, ma io mi arrabbio solo al pensiero, perchè sarebbe come avallare un falso in atto pubblico…
    Chiedetemi dei soldi, del sangue (le scrivo su carta dell’AVIS perchè ho quasi raggiunto le 100 donazioni) ma non intendo transigere su questa questione.

    Angelo Sala Lissone (MI)