Volontari creativi

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    Il papà quando decise di avviarlo agli studi superiori vedeva nella sienite il futuro e la fortuna del figlio. Il fatto è che era stato il nonno a dare il via all’estrazione di quella pietra, tanto simile al granito, ma solo con un po’ di quarzo in meno, quello che fa l’effetto luccichii dei vestiti da sera. Aveva cominciato a estrarla nelle cave della Balma, in Valle del Cervo nel biellese. Nel tempo la gente aveva capito il valore di quella pietra con cui crescevano case forti che sembravano sfidare le montagne che incombevano sopra di loro. Soprattutto aumentavano i pica peri (lavoratori della pietra) sempre più bravi fino a diventare maestri del settore, garantendosi così una fortuna dopo essere emigrati in giro per il mondo.

    Chi volesse vedere di persona la bellezza di questi luoghi basta che si regali una giornata a Piedicavallo e dintorni, uno dei borghi più belli d’Italia, come sa chi ha avuto la fortuna di visitarlo. Dicevamo del papà. Quel signore, che di cognome faceva Vercellotti, aveva un figlio che di nome faceva Claudio. Chi meglio di un geometra, pensò il padre, avrebbe potuto trarre competenza e profitto dall’estrazione della sienite? Claudio, era nato a Biella nell’aprile del 1958, un tempo nel quale i figli ancora ubbidivano ai loro genitori. E così il diploma arrivò, anche se non era quello che il giovane aspirava per il suo futuro.

    Metodo, precisione e decisione erano spinte interiori che lo indirizzavano verso un altro sogno, quello di entrare in Accademia Militare. Ha solo 19 anni Claudio, ma i 19 anni del 1977 erano ancora una garanzia di serietà per chi voleva scegliere con determinazione. Accademia Militare voleva e Accademia Militare fu. Un’emozione forte che oggi rivive associata al ricordo del primo incontro, quello con Ermanno Fenoglietti, il ragazzo dai capelli rossi, passato poi ai carabinieri e morto in servizio durante una missione in Bosnia Erzegovina. Le regole di vita erano impegnative e ci volle tempo, come in tutte le cose serie, per farci l’abitudine. Ma poi, uscito dall’Accademia, per Claudio Vercellotti iniziò l’iter di una brillante carriera.

    Da giovane tenentino a Saluzzo, passò quindi a Pontebba, Silandro, Scuola di Guerra a Civitavecchia, Tolmezzo, Ftase a Verona, Solbiate Olona, nella Nato in Germania, missione in Afghanistan… fino all’approdo alla riserva col grado di generale di Divisione. Il ritorno a Biella, sua città di origine, dove, con la moglie sempre rimasta nel luogo delle comuni radici, ha cresciuto tre figli maschi, segna il punto di partenza per nuovi impegni. Come consigliere di Sezione, ma soprattutto come volontario dove c’è bisogno. E si sa che gli alpini, in fatto di fantasia e creatività non sono secondi ad alcuno. È un corso alla Croce Rossa Italiana in un paese vicino ad accendergli la lampadina.

    Viene a sapere che esiste in Italia un nucleo operativo di Protezione Civile che cerca corrieri per trasportare nel mondo midollo o cellule staminali per fare i trapianti. Prende contatto, si informa e dà la sua disponibilità. Di girare il mondo è esperto, l’inglese lo parla correntemente. Cos’altro gli serve per mettersi in moto? Comincia così l’avventura dell’alpino che alla sienite ora privilegia il servizio alla vita. Cile, Argentina, Brasile, Messico, Spagna, Germania, Polonia, Inghilterra, Danimarca… Sono solo le ultime mete dove si è recato a prelevare le preziose sostanze per rimettere in gioco tanti sfortunati della vita. Con gli stracci da viaggio che ognuno si porta appresso quando gira il mondo, l’unica cosa di valore è una piccola valigetta frigorifero, che porta a mano tra un check-in e una dogana. Destinatari sono i nostri ospedali, dove pazienti in attesa aspettano il prezioso materiale.

    L’alpino Claudio Vercellotti racconta tutto questo con la sobrietà compassata dei professionisti, abituati alle grandi emozioni. Ma c’è un’emozione che non può ingabbiare: quella di sapere che anche un piccolo sacrificio è in grado di rimettere in pista le persone colpite da grandi fatiche. In fondo, ricordare i morti servendo i vivi, è la lezione di chi ci ha preceduto, ma pur sempre di grandissima attualità.

    Bruno Fasani