Vogliamoci bene!

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    Sono Tiziano Bertè, abito a Brentonico in provincia di Trento. Sono nato a Marco, dove venne posizionata la prima linea austro-ungarica dal 18 maggio 1916. Ho abitato più di 30 anni a Serravalle all’Adige dove, in conseguenza della Strafexpedition dal 17 maggio 1916, venne posizionata la prima linea italiana. Il 29 ottobre 1918 i parlamentari austro-ungarici partirono dalla periferia sud di Marco per portarsi verso le prime linee italiane di Serravalle, dove chiesero di intavolare trattative armistiziali che portarono alla fine delle ostilità dalle ore 15 del giorno 4 novembre 1918.

    Mi occupo di Grande Guerra dall’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso quando accompagnavo i miei zii, recuperanti, nelle loro esplorazioni lungo le trincee del Monte Zugna. Da oltre 20 anni sono uno dei collaboratori del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, mi occupo del riordino della fototeca. Non sono abbonato alla rivista che Lei dirige, l’abbonato è mio figlio, e appunto di questa ho voluto scriverle. Mi ha fatto meraviglia e stupore che L’Alpino n. 11/2014 abbia pubblicato, in quarta di copertina, un disegno che raffigura dei soldati austro-ungarici e non degli Alpini. Il mio stupore deriva dal fatto che abito in Trentino e sono trentino e quindi sono in grado di capire cosa una parte politica, ma questo non si deve assolutamente dire, sta facendo. Si sta portando avanti la stessa politica di tedeschizzazione che era iniziata tra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo. In quasi ogni comune vengono fondate le “Compagnie di Schützen”, in questo la provincia è pronta a finanziare, con denaro italiano, divise e altro…, agli Alpini non mi sembra abbiano riservato le stesse opportunità. Attualmente sono in corso lavori di ripristino dei campi di battaglia della Grande Guerra e, naturalmente, quasi tutti questi lavori riguardano settori relativi all’esercito austroungarico.

    Tiziano Bertè

    Gentile lettore, ho dovuto tagliare il suo lunghissimo intervento per ovvie ragioni di spazio. Mi rammarica molto (faccio riferimento anche ad altra lettera molto dura che mi è pervenuta sullo stesso argomento) sentire che nel 2015 si ragiona ancora in termini di inimicizia. Noi di qua, il nemico di là. Sono cresciuto vedendo gli Alpini portare una corona sui cippi che ricordano i Caduti austro-ungarici. Penso che dopo 100 anni dalla fine della Grande Guerra, la comune appartenenza al genere umano, ci obblighi a guardare al “nemico” con gli occhi di una rasserenata umanità. Anche loro furono padri, figli, fratelli, sposi, esattamente come noi. Vittime esattamente come noi.