VICENZA La squadra sanitaria consegna a Pec un'apparecchiatura per la TAC

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    Dopo l’apparecchiatura per la TAC (la tomografia assiale computerizzata) donata e installata nel 2002 a Sarajevo all’ospedale serbo di Kasindo, la squadra sanitaria
    di Protezione civile della sezione di Vicenza ha realizzato un’operazione analoga in Kosovo.
    L’occasione è stata la cessione all’ospedale kosovaro di Pec da parte del centro medico C.M.S.R. di Altavilla di una apparecchiatura TAC, in un programma di rinnovo delle proprie attrezzature. Il Centro ha chiesto la collaborazione della squadra di PC di Vicenza per le operazioni assistite di smontaggio del’apparecchiatura, stoccaggio e rimontaggio a Pec.
    A parte il trasporto aereo da Verona a Pec, tutte le altre operazioni sono state effettuate assistiti dai tecnici della Philips dai nostri volontari. Il gruppo operativo era composto dal dottor Angelo Soave, da un altro tecnico Philips (entrambi volontari) e dagli alpini Mirco Maron, Lele Rampazzo e Sergio Carraro.
    Sono gli stessi nostri volontari a raccontare la loro missione in una sorta di diario di viaggio che riportiamo per la freschezza della cronaca in diretta. Partiti da Vicenza alle 4,30 di mercoledì 14 maggio con un’adeguata scorta di soppressa e pane fresco, arriviamo alle 7 in Slovenia. Di lì passiamo in Croazia per raggiungere
    la frontiera serba viaggiando sull’autostrada che ai tempi di Tito era detta ‘della Fratellanza’. Il visto d’ingresso in Serbia costa la bellezza di 51 euro. Il traffico è quasi inesistente: fa impressione vedere quella che un tempo era l’arteria principale di traffico dei Balcani ridotta in questo modo, dentro un Paese che si è di fatto arroccato e chiuso fuori dall’Europa.
    Da Belgrado a Nis s’incontra solo traffico locale. Dopo Nis, lasciata l’autostrada, si vedono colline ben coltivate e villaggi fino ad arrivare al confine col Kosovo.
    Dal punto di vista formale non si tratterebbe di un vero confine internazionale giacché, a tutt’oggi, anche per le Nazioni Unite, il Kosovo è una provincia della Serbia. In realtà, dopo la guerra del 1999, il Paese è presidiato dai militari dell’ONU ed è dotato di un autogoverno che riflette la realtà demografica esistente: una grande maggioranza albanese ed una piccola minoranza serba.
    Nella nostra discesa a Pec incontriamo militari della forza internazionale, denominata KFOR, e sono, di volta in volta, cechi, svedesi, inglesi, greci, turchi ed infine italiani. In ogni paesetto si incontra un monumento o una lapide ai Caduti albanesi per l’indipendenza dell’UCK; le case dei serbi sono tutte bruciate, le chiese ortodosse (serbe) non bruciate sono presidiate dai militari della KFOR.
    Ci sono, insomma, tutti i segni di un profondo odio interetnico, alimentato prima dal tentativo violento di pulizia etnica dei serbi nei confronti degli albanesi e poi dalle rappresaglie e dalla contropulizia etnica degli albanesi verso i serbi. L’ospedale di Pec è dignitoso ed articolato nelle varie unità operative. Il giorno successivo al nostro arrivo, incontriamo il radiologo che ci aspetta e che ha sostenuto a Sarajevo un corso per effettuare tomografie assiali. Togliamo le varie parti della macchina dagli imballaggi e passiamo al montaggio, senza particolari problemi. I tecnici della Philips venuti dall’Italia si presentano il giorno seguente per accertarsi del funzionamento dell’apparecchiatura: tutto va bene. I medici kosovari sono felici ed effettuano subito la prima TAC su una piccola paziente che ha subìto un trauma cranico.
    Terminate quindi le operazioni, torniamo in Italia soddisfatti, sperando di aver dato un piccolo contributo allo sviluppo della pace e della pacifica convivenza di queste popolazioni .



    Fin qui il diario di viaggio. Che dire agli alpini della squadra sanitaria vicentina e ai loro accompagnatori volontari?Bravi!