VERONA – A Passo Fittanze

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    Un pennone aguzzo che da cinquant’anni punta al cielo. Due aquile scolpite nella pietra: una con l’aria dimessa della sconfitta, l’altra, la più alta, troneggia con il piglio e la fierezza della vittoria. Alto 16 metri, voluto dalla comunità montana e dai comuni di Erbezzo, Boscochiesanuova, Ala e Sant’Anna d’Alfaedo, il monumento dedicato ai Caduti di tutte le guerre ha accolto ancora una volta le penne nere veronesi che qui si riuniscono tutti gli anni la terza domenica di luglio.

    Una tradizione che si rinnova anche in tempo di pandemia e che quest’anno, pur nel rispetto delle normative vigenti, ha visto tornare in quota alpini, giovani e famiglie. «Ininterrottamente da cinquant’anni issiamo questo bandierone, ora con qualche rammendo, al pennone di Passo Fittanze, monumento carissimo agli alpini veronesi, posto nel punto in cui l’Alta Lessinia oggi segna il confine tra Verona e Trento e un tempo tra l’impero austro-ungarico e il regno d’Italia», ha esordito il Presidente della Sezione di Verona Luciano Bertagnoli.

    Con il terremoto del Friuli, al grido di storica memoria “Tridentina avanti!” si aggiunse un altro motto “Onorare i morti aiutando i vivi” che ben sintetizza ciò che gli alpini fanno al fianco della popolazione, ovunque ci sia bisogno, così Bertagnoli ha riassunto in poche parole cinque decenni di storia recente dell’Ana. I primi ad aprire le celebrazioni per il 50º del monumento a Passo Fittanze sono stati i bambini, saliti in quota già sabato con i genitori e un gruppo di alpini per un’esperienza di storia e memoria, organizzata dal Gruppo Giovani dell’Ana Verona. Con loro anche il comandante del 4º Alpini paracadutisti ranger Marco Manzone. Le famiglie hanno montato le tende a pochi passi dalle trincee del ridotto del Pidocchio.

    Qui, dopo la visita al ridotto e dopo aver ascoltato le spiegazioni storiche e i racconti della vita di trincea, hanno trascorso la notte in tenda e la mattina sono scesi a piedi fino a Passo Fittanze, dove Il Tricolore portato dagli alpini veronesi. alla recinzione del monumento sono stati affissi i disegni fatti dai piccoli durante questa due giorni che ha voluto simbolicamente unire passato, presente e futuro. «Dal primo alzabandiera su questo monumento, mai avremmo pensato che dal Ridotto delle trincee di malga Lessinia sarebbero scesi a piedi i figli dei nostri figli che ora sono qui per ricordarci che abbiamo bisogno di loro per continuare a crescere e che loro hanno bisogno di noi per capire dove vogliono liberamente andare», ha commentato Bertagnoli. «Nonni, genitori, nipoti, alpini: tutti insieme per segnare un legame forte tra generazioni e instillare nei nostri ragazzi valori importanti e l’amor di patria», ha aggiunto Manzone.

    Il sindaco di Erbezzo Lucio Campedelli, nel suo intervento, ha ricordato altri bimbi: i piccoli Tommaso e Michele, morti schiacciati a inizio luglio dalle pietre di una ghiacciaia poco distante da qui: «La commozione si respira ancora forte su queste montagne. Il nostro abbraccio e le nostre preghiere sono anche per loro e per le loro famiglie». La Messa è stata celebrata dal cappellano sezionale don Rino Massella. Tutte le fasi della cerimonia sono state animate dal corpo bandistico di Grezzana a cui hanno partecipato molti sindaci e autorità locali.