In relazione al necessario dibattito circa il futuro della nostra Associazione, stretto tra integralisti e possibilisti, mi è venuta alla mente una particolare sensazione provata un paio di anni fa. Stavamo raggiungendo più o meno inquadrati, la piazza per la cerimonia del 25 Aprile quando, attraversando un piazzale, abbiamo incrociato diversi maturi turisti russi che scendevano da un solitario e scalcinato pullman, per sgranchirsi finalmente le gambe. In testa al nostro drappello di una trentina di alpini, il gagliardetto del Gruppo, all’avvicinarsi del quale, tra gli anziani e popolani turisti, si notava un certo imbarazzo. Fecero spazio al nostro approssimarsi, per permetterci di sfilare tra di loro ma evidentemente non sapevano, da ospiti in un Paese straniero, come omaggiare la bandiera e quelli che gli apparivano come ex soldati. Si alzò in aria un timido pugno chiuso, subito seguito da molti altri e sfilammo così in silenzio, tra questo loro omaggio e i loro visi, poco più in basso, così seri e rispettosi. Un gesto antico il loro e forse l’unico possibile e conosciuto da quei sovietici di una certa età ma che lasciò noi un po’ interdetti! Chissà se quei russi conoscevano la storia degli alpini o se fraintesero la loro presenza ma ugualmente tutti, in quell’anonimo piazzale, eravamo figli di coloro che si affrontarono sanguinosamente nella gelida steppa o che soffrirono nei campi di prigionia. Uomini un tempo resi nemici da altri uomini. Forse un piccolo scherzetto della Grande Storia oppure una combinazione adatta per molte meditazioni? Non so. In quel momento mi venne solo da pensare che s’incontravano non solo due popoli con una vicenda in comune ma che, sia chi sfilava e chi salutava, era figlio di un altro secolo addirittura di un altro millennio e in quel momento lo dimostravano in tutto. Valori antichi, gesti ripetuti e bandiere, simboli ed ideologie passate, il tutto solennizzato da un rispettoso silenzio.
Sergio Boem, Gruppo Padenghe sul Garda, Sezione Brescia
Caro Sergio, a prescindere dal modo con cui quei turisti hanno reso omaggio agli alpini, il fatto è che entrambe le parti, russa e italiana, erano custodi di una memoria, che meritava rispetto a prescindere. Quello che mi fa paura è l’avanzare di una cultura senza memoria, consumistica e mercantile, incapace di trasmettere il senso dei valori e della loro gerarchia.