Vaccinazioni… alpine

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    Quando le situazioni necessitano di una svolta, di una accelerazione, gli alpini sono pronti a scendere in campo. È la storia che ce lo insegna, non a caso il motto del battaglione Susa, del glorioso 3° Alpini, recita “A brusa, suta al Susa”, ovvero “brucia, sotto il Susa”: lo era nei tempi remoti, nei più drammatici teatri bellici, lo è ancora oggi, quando il Coronavirus sembra imperversare indisturbato tra le nostre famiglie. A livello strategico viene nominato come Commissario straordinario dell’emergenza proprio un alpino, il generale Francesco Paolo Figliuolo, mentre i volontari Ana, nel nuovo magazzino della Colonna Mobile Nazionale a Campiglia dei Berici (Vicenza), hanno allestito e prestano la loro opera nel centro vaccinale, realizzato a supporto del Piano Vaccinale Nazionale, la campagna che, si spera in tempi brevissimi, farà in modo che il Covid-19 abbia i giorni contati.

    Lo sforzo congiunto e sinergico della Protezione Civile Ana – che ha curato l’allestimento logistico della struttura ed è attiva nelle fasi di accoglienza e supporto all’utenza – e della Sanità Alpina, che si occupa della parte sanitaria, ha consentito di realizzare in brevissimo tempo un centro con una capacità vaccinale di circa 600 persone al giorno, destinato a somministrare il vaccino a uomini e donne del Terzo Settore e, dunque, anche a personale della Protezione Civile non alpina.

    «È una struttura complessa – spiega Andrea Da Broi, coordinatore di Pc del 3° Raggruppamento – capace di affrontare e gestire eventuali reazioni anomale o avverse al vaccino, classificabili anche in codice rosso, fino all’arrivo del 118. Abbiamo inizialmente ricevuto una prima richiesta dalla Protezione Civile Regionale, limitata all’impegno che l’Ana poteva offrire in termini di uomini, volontari e di disponibilità della struttura. Successivamente c’è stato il confronto con l’Asl, ovvero con la struttura sanitaria regionale, che ci ha fornito una direttiva, una sorta di vademecum, indicando i requisiti e le specifiche tecniche di quanto dovevamo allestire e come gestire il centro vaccinale e, soprattutto, le tipologie di personale da impiegare per affrontare tutte le casistiche».

    «Stiamo dimostrando, ancora una volta, che se si vuole si può – ha dichiarato il Presidente nazionale Sebastiano Favero in visita alla struttura – e che noi alpini siamo pronti per dare. È il segnale forte che ci chiede l’Italia, che ci chiede chi oggi ci governa e, con un pizzico di soddisfazione, ce lo chiede il nuovo Commissario all’emergenza che è un “nostro” alpino che sta dimostrando la capacità e la volontà delle penne nere. Noi siamo quelli del “fare” e quando c’è bisogno ci siamo!».

    Il centro vaccinale di Campiglia dei Berici è stato fin da subito indicato come un modello replicabile in altre realtà nazionali, senza dimenticare che, attualmente, i volontari Ana sono costantemente impegnati a supporto dei centri vaccinali su tutto il territorio nazionale, un grande impegno che andremo ad approfondire nel prossimo numero de L’Alpino.

    Stefano Meroni