Uno stambecco di guardia sulla Cengia Martini carica gli escursionisti che non gli vanno a genio

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    La guerra che si combatté sul Lagazuoi per oltre due terribili anni, con scoppio di mine e contromine, assalti disperati ed eroismi quotidiani dei nostri alpini ha lasciato fino ai nostri giorni testimonianze che solo in parte documentano i sacrifici immensi sopportati da quei soldati che si fronteggiarono in condizioni ambientali proibitive. La Cengia Martini, sul Piccolo Lagazuoi, che fu un baluardo insormontabile per gli austro ungarici, è entrata ormai nella leggenda. Era il caposaldo dal quale gli italiani tentavano i loro assalti alla vetta, in mano nemica, ma anche una spina nel fianco per gli austriaci che non riuscirono mai a conquistarla. Oggi quelle maestose montagne sono percorse da escursionisti che amano le alte vie, il loro fascino e i loro silenzi. Ma non tutte le escursioni riescono, o quantomeno non tutte sono riuscite nell’estate così repentinamente finita. Perché sulla cengia Martini c’è una sentinella, armata di …corna. Sì, proprio corna, lunghe un’ottantina di centimetri, saldamente attaccatealla testa d’uno splendido esemplare di stambecco, che pare essersi preso l’incarico di vegliare sui camminamenti che furono dei nostri nonni, e che attacca tutti coloro che non gli vanno a genio. Il periodo peggiore per chi ama la montagna solitaria è certamente quello a cavallo di ferragosto. Ed è proprio in questo periodo che lo stambecco deve aver perso la pazienza. Una bella mattina s’è piazzato sul camminamento della cengia squadrando a testa bassa un solitario escursionista che arrancava, salendo. “Di qui non si passa”, sembrava dire. In genere, gli stambecchi evitano gli incontri ravvicinati con le persone, ma questo nostro amico sembrava anzi volerlo, e scuoteva la testa roteando minacciosamentele corna. L’escursionista ha capito che non era giornata: è disceso più in fretta possibile voltandosi di quando in quanto per accertarsi di non essere inseguito. Tutto finito?Macché. Di lì a un paio d’ore una comitiva di allegri gitanti stava salendo verso la cengia quando, sullo stesso sentiero, si è imbattuta nello stambecco che ha caricato il gruppo, disperdendolo. Tornati a valle, hanno dato l’allarme alle guardie forestali che li hanno ascoltati con un sorriso. Perché, hanno spiegato, lo stambecco si comporta sempre così: non ne può più di quelli che lo avvicinano per fotografarlo, che percorrono il “suo” sentiero, che invadono il “suo” territorio. E caccia via tutti. Il pensiero corre agli alpini che più di 80 anni fa difesero quelle montagne, ai tanti battaglioni e in particolare agli alpini del Val Leogra, che dopo una mina austriaca attaccarono di slancio senza neanche aspettare l’ordine, mentre la fanfara suonava. Siamo sicuri che anche loro avrebbero sorriso alla storia dello stambecco, come il colonnello Martini del quale, in suo o­nore, la cengia porta il nome.