Uniti nel ricordo

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    Poco più di venti chilometri a piedi per commemorare la tragedia legata al crollo della diga del Gleno, crollo che avvenne il 1º dicembre del 1923. Un disastro sostanzialmente analogo a quello del Vajont ma molto meno radicato nella memoria della popolazione. Così le Sezioni di Brescia e quella di Bergamo hanno dunque voluto ricordare le oltre 350 vittime del disastro che colpì la valle di Scalve esattamente cento anni fa. Il percorso compiuto a piedi da oltre quaranta alpini bresciani e bergamaschi ha toccato le stesse località sfregiate dal violento passaggio dell’acqua: così, Bueggio, Dezzo di Scalve, fino ad arrivare, percorrendo la Via Mala sovrastante il suggestivo canyon scavato dal fiume Dezzo, a Gorzone e infine ad Angolo Terme.

    Struggente in particolare il passaggio dal santuario della Madonna di Colere, rasa al suolo dall’impeto dell’acqua e poi ricostruita nel 1927. Allora, i primi a prestare soccorso sul luogo del disastro furono proprio gli alpini del Tirano, giunti da Breno e da Edolo. Partendo dal ricordo di questo fatto, gli alpini del battaglione Morbegno del 5º reggimento hanno deciso di addestrarsi in questi giorni di fine novembre nei boschi posti ai piedi della diga, presenziando poi con il loro comandante, col. Monti, alla celebrazione liturgica di commemorazione delle vittime voluta dalle Sezioni Ana a coronamento del pellegrinaggio.

    Nella chiesa di Corna di Darfo si è dunque tenuto sabato 25 il suggestivo rito liturgico dove il vescovo Gaetano Bonicelli, nato nel 1924 proprio a Vilminore di Scalve, ha ricordato dapprima le parole della madre, testimone oculare del disastro, sottolineando poi la necessità di ritornare a mettere al primo posto la tutela della vita umana anche nelle moderne fasi di evoluzione tecnologica. Non è certo mancato nell’omelia del presule, a commento della parabola delle beatitudini, il richiamo anche all’aiuto prestato dai reparti alpini, che allora come oggi prestano disinteressatamente il loro servizio a sostegno delle popolazioni colpite dalle calamità e comunque di quanti si trovano in situazione di difficoltà.

    Christian Abate