Uniti da una bandiera

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    Visto dall’alto è solo un chilometro, ma percorrerlo tutto a piedi è come attraversare un fiume in piena. Sono uomini di tutte le età, con donne e bambini in festa, accomunati da una sola cosa, il cappello! C’è un sano fermento per le strade prima dell’arrivo della Bandiera di Guerra, ma in prossimità di piazza 1º Maggio l’aria si fa più statica e rarefatta. Le trombe danno il via mentre il Son si sbraccia per far rientrare tutti ai lati di Corso Alfieri. 

     

    A mano a mano che si avvicina “la processione” si propaga l’onda d’urto: l’impatto con Piazza San Secondo davanti alla Collegiata è indescrivibile. Al suo ingresso, oltre alla Bandiera di guerra del 2º rgt. alpini e il Labaro dell’Ana si fanno strada i gonfaloni della Provincia, della Regione e del Comune di Asti con il sindaco e i vari rappresentanti, ognuno sfila con orgoglio i propri stemmi araldici.

    Sono il carattere e la storia della terra che ospita, il significato fattosi immagine che incarna le radici culturali della nazione. Seguono i Gruppi, il mondo degli alpini che dal nord al sud, in Italia e nel mondo, manifestano i propri colori. Ed è proprio quel mondo il palcoscenico calcato dalla gloriosa Bandiera del 2º Alpini, il reggimento nato nel 1882 a Bra il cui battesimo del fuoco fu durante la battaglia di Adua, in Africa, distintosi poi durante la Grande Guerra e sul fronte russo dove si guadagnò una Medaglia d’Oro al Valor Militare e via via fino agli avvenimenti più recenti quali le missioni in Bosnia, Kosovo e Afghanistan, senza dimenticare il nostro sud con “Strade Sicure” in Sicilia e Calabria. È un mondo vero che vibra, quello delle associazioni d’Arma, di chi crede in ciò che fa, nella partecipazione quotidiana per un Paese migliore.

    Il messaggio di benvenuto del sindaco Fabrizio Brignolo non fa che rimarcarlo: «Nel ’94 a seguito dell’alluvione, gli alpini sono stati i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare per risollevare una terra che era in ginocchio. Lo ricorderemo sempre e questo legame non verrà mai meno. Apprezziamo inoltre la presenza della brigata Taurinense rientrata da poco dal Libano, sono l’orgoglio di questo Piemonte».

    Quella della tradizione alpina è una purezza che vorremmo appartenesse a tutti, la chiara volontà di distinguere tra diritti e doveri, del rivendicare la capacità di servire unita al valore universale della gratuità che proviene dal cuore e che gli alpini hanno tatuata sulle loro mani, mani che parlano di lavoro, sacrificio, altruismo, dedizione e volontà, sentimenti che non possono essere pagati perché senza prezzo. Rinnovato il patto inscindibile tra l’Ana e gli alpini in servizio, la Bandiera di guerra lascia lo schieramento tra movimenti precisi che disegnano geometrie e un suono che rimane in testa a lungo, seguita dal Labaro dell’Ana scortato dal Presidente Favero con i consiglieri nazionali e dal Comandante delle Truppe Alpine.

    Si chiude così una pagina formale che resterà a lungo impressa nella mente, un felice ricordo nel “Mons ferratus” bello e generoso, oltre che gustoso, come aggiunge qualcuno. Uno scrosciante applauso unito al suono delle “chiarine” prepara poi l’arrivo in piazza del capitano del Palio con i cavalieri e le sue dame per accompagnare l’esibizione degli sbandieratori dell’asta, fiore all’occhiello della città nonché cornice impeccabile della prima giornata. Asti è diventata la nostra città, il prossimo anno Treviso, sarà l’ennesima occasione per riflettere sulla storia e sulle capacità di riscatto della nostra gente nel superare i momenti di difficoltà.

    i.a.