Una storia bizzarra

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    Oggi è una bella giornata di sole dopo una pioggia abbondante del mese di ottobre e ho deciso di andare a fare un giro a funghi. Mi sono fatto una bella passeggiata nei boschi e devo dire di aver trovato un bel cestino di crave. E mentre li raccoglievo li guardavo bene, come sono belli e sono belli perché vengono dalla terra, sono ancorati alla terra, come noi, perché ognuno di noi è ancorato alla sua terra, come io sono ancorato alla mia terra, alle mie tradizioni, al mio Piemonte. Però al giorno d’oggi qualcosa non torna, ho paura che qualcosa si sia guastato nel sistema ed abbiamo perso tutti insieme la semplicità delle cose più belle, abbiamo perso un po’ le nostre origini. Stiamo vivendo nel periodo dei lockdown, smart working, call, Instagram e Facebook, smartphone e tablet, app e Netflix e non siamo più capaci di parlarci e guardarci negli occhi senza dover passare tramite telefonino. E poi capitano delle cose che fanno raddrizzare i peli sulla schiena. Vado a fare la spesa e ci sono delle persone che tirano fuori dalla tasca dozzine di tessere, altrimenti non possono raccogliere i punti o aderire al cashback, o si fissano di dover pagare con Satispay, ma possibile che due monete in tasca non le ha più nessuno? Allora dopo la spesa passo a comprare il giornale e poi passo dal bar, sperando di trovare qualche amico così da poterne cantare due. Macché, c’erano solo dei ragazzini che si mangiavano i soldi alle slot machine e due vecchietti che litigavano per il calcio. Allora stufo me ne vado a casa, apro il giornale per leggere qualche notizia e con dispiacere noto un articolo che parla dei campanili – La Stampa, 12 ottobre 2021 – a Moncalieri le campane non suonano più perché disturbano. Una persona che ha comprato la casa di fianco alla chiesa ha denunciato la parrocchia perché le campane non lo lasciano dormire. Ma caro mio, quando ti sei comprato la casa non hai visto il campanile che è lì da due o trecento anni a scandire da sempre le ore che passano, e da sempre è il simbolo della borgata? Le campane parlavano alla gente, chiamavano i fedeli a raccoglimento la domenica con la “baudetta”, quando qualcuno andava a “stare meglio” suonavano lentamente e la gente, in base ai rintocchi, sapeva se era morto un uomo o una donna. Oggi siamo tutti sordi, ma sentiamo bene solo ciò che ci dà fastidio. Disgustato anche dal giornale mi viene in mente che mia figlia ieri aveva l’interrogazione di storia, allora apro il diario per vedere i voti. Solo pagine bianche, già, i voti vengono segnati sul registro elettronico o su Classroom. Peccato che per vederlo sia necessaria l’app o collegarsi al sito, ma io ho dimenticato la password. Allora adesso basta! Mi sembra di vivere in una storia bizzarra! Voglio tornare indietro! Voglio tornare a quando per giocare bastava tirare due righe con un pezzo di mattone sul marciapiede e i bambini saltavano a piedi uniti da una riga all’altra senza far cadere il pallone di mano; voglio tornare a quando bastava mettere una cartolina pizzicata con una molletta tra i raggi della ruota per avere la moto più rumorosa di tutte; voglio tornare a quando a scuola c’era una sola maestra con un solo libro per tutte le materie, il sussidiario; voglio tornare a quando, per telefonare alla fidanzatina, dovevi chiamare al numero di casa, e parlare prima con la mamma di lei; voglio tornare a quando il cielo era celeste come gli occhi di mio nonno Tommaso e il Pm10 dovevano ancora inventarlo; voglio tornare a quando i salami erano fatti di maiale e il vino fatto d’uva; voglio tornare a quando i miei piedi erano ancorati alla terra come i funghi che ho trovato oggi.

    Gabriele Gariglio (Biel), Gruppo di Trofarello, Sezione di Torino

    Caro Biel, ma come scrivi bene! Ai lettori dico che tu mi avevi mandato anche la versione in dialetto piemontese. Una bomba che non posso riportare, primo perché tanti non capirebbero, secondo perché non sapremmo neppure come ricopiarla. Però che potenza. Battute a parte, il tuo scritto porta in primo piano il conflitto tra culture, dove in discussione non è la modernità (che tu conosci e usi molto bene furbacchione) ma la nostra identità morale profonda. Ma perché non mandi i tuoi scritti anche a qualche giornale locale?