Una scuola tutta nuova per i bambini brasiliani

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    Costruita dagli alpini della sezione di Bassano.

    DI VITTORIO BRUNELLO

    Chi non conosce gli alpini continua a stupirsi di quello che sanno fare e come lo fanno. Chi è Alpino considera ordinaria quotidianità aiutare le persone in difficoltà e quando porta a termine progetti anche importanti, si sorprende se qualcuno gli chiede perché non ne parlano televisione o stampa, abituato com’è al tasi e tira . Anche il nostro Libro Verde della solidarietà, un ponderoso inventario di quello che le sezioni e i gruppi fanno nell’arco di un anno, incontra difficoltà a fornire un’informazione completa della presenza alpina sul territorio nazionale e all’estero. Capita così che iniziative di alto significato morale e associativo come quella portata a termine nel 2004 in Brasile dalla sezione Monte Grappa di Bassano passino in sordina o diventino ordinario silenzio.

    La storia. Nel 2002, su segnalazione dell’on. Giuseppe Saretta, bassanese ma buon conoscitore della realtà brasiliana, il presidente Bortolo Busnardo sente parlare di una scuola che non c’è. Si tratta di una scuola fondamentale , cioè elementare, in un’area dimenticata dell’immenso Brasile, situata poco sotto l’equatore, a Campestre di Fortin, sul versante atlantico del corno carioca, a poco più di cento chilometri a sud di Fortaleza, stato del Céarà. L’attenzione dell’A.N.A. per l’istruzione dei bambini e dei giovani registra dei precedenti significativi: a Rossosch, in Russia e a Zenica in Bosnia, due realtà dove la sezione del Grappa ha già dato testimonianza di generosa presenza e professionalità.

    Convincere il presidente e il consiglio di sezione che quella scuola s’ha da fare non è un grosso sforzo, tenuto conto che alcuni imprenditori dell’area Nordest e soprattutto la famiglia di Cesare Bonotto, toccata da un lutto recente il figlio Mauro è stato vittima di un incidente in montagna si offrono di mettere a disposizione una somma considerevole per l’ acquisto di materiali e il reclutamento della manodopera sul posto. Nel giro di qualche mese lo studio Busnardo, in prima fila il figlio ing. Fabrizio, elabora il progetto e nel frattempo, senza troppe difficoltà anche se si tratta di un’avventura, si trova la squadra disponibile ad avviare il cantiere. Il 22 gennaio 2003 parte alla volta dell’ignoto, si direbbe, il primo turno guidato dal presidente di sezione.

    Dovremmo a questo punto segnalare dei nomi, ma poiché sono più di una ventina, ci si limita, per tutti, al capocantiere Antonio Costacurta che ha diretto con energica e competente perizia i lavori della costruzione, dalle fondamenta alla malta fine, con mezzi e supporti spesso rudimentali. Con qualche intervallo per prendere fiato, ma in soli sei mesi di lavoro effettivo, in quella terra con il sole in verticale sul mezzodì, l’apparenza semideserta, le zanzare che se ne infischiano dell’Autan e sembrano quasi divertirsi alle evoluzioni dei fumetti rituali e i serpentelli chiamati cobra che creano una stimolante atmosfera esotica, i nostri Alpini hanno realizzato una scuola per duecento e quaranta alunni, bella, con i muri a faccia vista, funzionale, capace di animare con il chiasso gioioso dei bambini una realtà sorprendentemente ricca di umanità. I tempi?Quelli impiegati dalle nostre autorità pubbliche, forti di attrezzati uffici tecnici, consulenti, esperti, per un progetto di massima.

    Poco prima di natale 2004, con un’assemblea conviviale a Mussolente, ospiti nella sala aziendale della ditta Bifrangi, i capigruppo della sezione, i lavoratori, le mogli, le autorità locali, la famiglia Bonotto, cui è stata intitolata la scuola, brindano in o­nore degli Alpini. Dopo i ringraziamenti di rito, dichiarazione ufficiale di chiusura dell’ Operazione Brasil .

    L’Alpino Girolamo Viero scrive in una sua nota: L’esperienza vissuta in Brasile ha lasciato un grande segno nella mia vita… sono soddisfatto di avere offerto…il mio tempo libero e il mio lavoro a questo progetto. In cambio ho ricevuto una grande esperienza di vita portando a casa la disponibilità, la semplicità e la gentilezza di un popolo lontano, povero ma solare . E non è poco, se si considera il valore dell’esistenza come una somma di esperienze in cui riusciamo, in qualche modo, ad essere protagonisti.