Un signor generale

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    Egregio direttore, sul numero di marzo ho letto della scomparsa del generale Donati e mi è tornato alla mente un aneddoto della mia trascorsa leva che ha avuto come protagonista il generale. Vorrei raccontarlo brevemente per ulteriormente ribadire la sua umanità che personalmente ho comprovato. Era l’inizio della primavera del 1970 quando mi trovavo nella caserma di Gemona del Friuli e in quel periodo un sabato sera, senza alcun permesso, mi sono messo sulla strada a fare autostop per andare a Udine a trovare la ragazza di allora. Dopo brevissimo tempo, passava l’auto di servizio dell’allora tenente colonnello o colonnello, non ricordo bene, Donati comandante della caserma. Si fermò, mi fece salire e alle mie spiegazioni del perché mi trovavo lì, mi fece una gran lavata di testa durata tutto il viaggio fino a Udine, perché per un artigliere alpino era disonorevole fare autostop. Io impietrito per le conseguenze probabili, non facevo che rispondere: “Sissignore”. Al che lui mi disse: “Si dice signor sì”. Per brevità non mi dilungo oltre, a questo punto scesi dall’auto a Udine e mi raccomandò di segnalare il mio rientro alle guardie in portineria della caserma. Non prese nessun provvedimento.

    Giancarlo Colussi, Gruppo di Roveredo in Piano, Sezione Pordenone

    Il generale Donati, che ho incontrato tante volte a Verona dove ha trascorso la parte finale della sua vita, era semplicemente un signore. La finezza del tratto era solo l’esteriorità di un animo nobile e buono. Suo è anche il cappello che fu prestato al Papa per una foto e che San Giovanni Paolo II indossò con grande compiacimento e vicinanza agli alpini.