Un gesto incancellabile

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    Sono figlia di un alpino della Seconda guerra e nipote di un alpino della Prima. Questo mio scritto per raccontarvi una bella storia. Anno 1986. Davanti al mio bar, che ho gestito per ben 46 anni, arrivano gli alpini che stavano facendo il campo invernale. Faceva freddo, c’era la neve e si accampavano nella palestra scolastica (dove attualmente c’è la sede degli alpini). Erano giovani di 20 anni, qualcuno forse più, erano forti, ma quel giorno erano particolarmente provati. Avevano attraversato una montagna con la neve partendo da Arsiè di mattina presto e le Prese, località impervia a causa del periodo climatico. Dopo la cena libera uscita. Il mio bar era proprio di fronte al loro accampamento e quindi me li ritrovai all’interno dello stesso. La loro allegria era contagiosa ma vidi un gruppetto che stava parlando con un commilitone e sentii che lui si stava lamentando dei dolori ai piedi dovuti alle vesciche che aveva, data la lunga camminata. Senza pensarci chiesi a quel ragazzo se avesse voluto fare un pediluvio con un disinfettante e lui arrossendo accettò, lo medicai proprio come fosse stato un figlio, un fratello e gli augurai buona fortuna. Il giorno dopo di buon’ora partirono e di quel ragazzo non seppi più niente. Settembre 2019, festa del fagiolo a Lamon. Nel mio bar entra un signore distinto. Mi chiede un caffè e mi fa una domanda: “Da quanti anni lei è qui in questo bar?”. Rispondo che erano più di 40 e lui non disse più niente… Pagò e se ne andò. Dopo 2 ore ritornò con una bellissima pianta e me la regalò. Incredula gli chiesi il motivo di questo omaggio e lui mi disse: “Io sono quell’alpino a cui lei ha medicato i piedi, mi son sempre ricordato di lei, perché quella sera avevo tanto male e lei mi ha aiutato. Il mio è un semplice ringraziamento, il suo è stato un grande gesto”. Particolarmente commossa raccontai che anche mio padre che aveva combattuto in Jugoslavia si ricordava delle persone buone che al loro arrivo, stanchi e affamati, gli offrivano patate cotte. Forse anche il mio gesto è stato dettato dall’amore verso gli alpini a cui io sono affezionata. Ora come allora agli alpini vogliamo bene tutti.

    Adriana Boldo Lamon (Belluno)

    Ci sono gesti che vanno oltre la fisicità per sedimentarsi nell’animo. E, una volta entrati, lasciano una memoria incancellabile, capace di riconciliarci con gli altri e facendoci percepire il valore e la bellezza della fraternità.