Un errore di lessico

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    Egregio direttore, è con immenso piacere che ho letto il numero di gennaio e l’articolo sull’eventuale reintroduzione del mulo nelle truppe alpine francesi. Classe 1949, nel 1968 sono entrato nel 7º battaglione di “chasseurs-alpins” di Bourg-Saint-Maurice, oggetto dell’articolo. All’epoca, Bourg- Saint-Maurice era per la Francia quello che La Thuile era per la Valle d’Aosta. Francese di origini valdostane, avevo scelto quel battaglione proprio perché il suo addestramento si svolgeva essenzialmente sulle vette delle montagne di confine che frequentavo già durante le mie vacanze estive in valle. In quegli anni si utilizzava spesso il mulo: quest’animale era insostituibile laddove finivano le strade o i sentieri, come spiega benissimo il vostro articolo. Vorrei soltanto segnalare un errore lessicale molto frequente: spesso e volentieri gli italiani parlano di “chasseur des Alpes”, che significa “cacciatore alpino, cacciatore di montagna”, mentre il corpo militare è quello dei “chasseurs-alpins”, nome che tra l’altro somiglia di più all’italiano “alpino”. Così in Francia come in Italia, i “chasseurs-alpins” si distinguevano per la loro uniforme (mentre oggigiorno viaggiano in borghese): una lunga mantella scura, degli scarponi e, soprattutto, un copricapo blu, largo e leggermente inclinato sulla testa. L’eleganza dei “chasseurs-alpins” non passava inosservata… Viva gli alpini e viva i “chasseurs-alpins”! E complimenti per la vostra rivista!

    Lionel Luboz, Gruppo di Arvier, Sezione di Aosta

    Grazie carissimo chasseur-alpin per queste tue precisazioni. Per quanto riguarda l’abbigliamento, pur apprezzando l’eleganza della vostra divisa, devi darmi atto che il cappello degli alpini è inarrivabile.