Un dolore mai sopito

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    L’Italia ha impiegato parecchi anni a riconoscere il dramma di queste terre. Solo nel 2004, infatti, il Governo italiano ha istituito il “Giorno del ricordo” a memoria di ciò che gli italiani della Venezia Giulia Istria e Dalmazia dovettero subire: l’esodo forzato, il dramma delle foibe e l’oblio dello Stato. Un altro passo importante è stato compiuto il 13 luglio scorso quando il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, unitamente al Presidente della Repubblica slovena Borut Pahor, hanno deposto una corona alla foiba di Basovizza. Un gesto fortemente simbolico, finalmente anche da parte slovena, che ha riconosciuto il sacrificio dei cittadini italiani vessati dall’esercito jugoslavo guidato da Tito.

    Mercoledì 10 febbraio il tempo è stato clemente, eravamo in pochi al monumento nazionale alle foibe di Basovizza per la cerimonia commemorativa dedicata al Giorno del ricordo. Un leggera pioggia e qualche buffo di bora, che ha aiutato a diradare le nubi, ha dato spazio a un cielo sereno, ma senza sole. In ottemperanza alle disposizioni governative emesse a causa della crisi pandemica, il Comune di Trieste, organizzatore della cerimonia commemorativa assieme al comitato per i martiri delle Foibe, ha imposto che non vi fosse pubblico, ma solo una ridotta partecipazione numerica di chi accompagnava i vessilli delle associazioni d’Arma. E questa disposizione, inevitabile, ha reso ancora più pesante l’atmosfera: eravamo soliti vedere un mare di penne nere davanti al monumento che ricorda le vittime.

    C’era il Labaro scortato dal Presidente nazionale Sebastiano Favero e da alcuni Consiglieri nazionali. Essenziale anche il programma della cerimonia: l’alzabandiera, la Preghiera all’infoibato recitata dal vescovo di Trieste, la benedizione a tutti i martiri, la deposizione di tre corone d’alloro da parte delle autorità e i discorsi ufficiali commemorativi. Il Presidente del comitato per i martiri delle Foibe, Paolo Sardos Albertini, ha ricordato che le violenze dell’ideologia dei titini si manifestarono non solamente contro gli italiani ma anche contro gli altri gruppi etnici: il discorso non ha voluto dare adito ad alcuna polemica, ma ricordare le sofferenze degli italiani e sperare in una concordia tra i popoli.

    Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza ha ricordato le vicende dolorose che la città ha dovuto sopportare durante il periodo dell’occupazione titina. A conclusione il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che ha elogiato e ringraziato le associazioni combattentistiche e d’Arma per aver coraggiosamente mantenuto vivo il ricordo. Nonostante lo svolgimento volutamente e necessariamente breve, la presenza del Labaro dell’Ana e del Presidente Sebastiano Favero con due Consiglieri ha rimarcato come anche nelle situazioni difficili, gli alpini ci siano sempre.

    Enrico Bradascia