Un chiarimento

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    In riferimento alla lettera pubblicata sul numero di giugno “Quando c’era la naia”, scritta da Enzo Dal Sie, vorrei dire che la condivido pienamente nel contenuto. Come condivido anche la Sua risposta, la cui conclusione però mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta, ove letteralmente scrive che “l’impiego pubblico è pieno di gente che fa i propri affari, tenendo la schiena dritta per non lavorare”. Ritengo che gettare fango sulla categoria di noi lavoratori del pubblico settore con frasi come quella da Lei usata lasciandosi andare a generalizzazioni impietose e assolutamente inappropriate sia semplicemente offensivo.

    Sergio Ronchetti, Bolzano

    Caro Sergio, ho sintetizzato il tuo scritto per rendere ancora più incisivo il tuo rimprovero. È vero che generalizzare è una forma di razzismo e di questo mi scuso. Un po’ come dire che i preti sono tutti pedofili e i politici tutti ladri. Nell’amministrazione pubblica c’è tanta gente brava, talmente brava che a volte lavora anche per qualcun altro. Scrivo questa risposta mentre leggo che è in cantiere il progetto di sostituire il timbro del cartellino, all’entrata e uscita del lavoro negli uffici pubblici, con un nuovo sistema che riconosce solo le impronte digitali individuali. Non so se anche questo possa essere offensivo per chi lavora nel pubblico.