Un amabile sfottò

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    Gentile direttore, leggo il vostro giornale di rimbalzo, un cognato fedele alpino è abbonato e così posso leggervi. Voglio esprimere la mia opinione dopo aver letto la sua risposta a una lettera “non servono le cartucce” sul numero di ottobre. Lei ha espresso un drastico commento alla lettera dell’alpino che è anche cacciatore. Tengo a precisare che non sono una cacciatrice, amo gli animali e rispetto la loro vita, ma sono consapevole che la caccia (che in Italia segue norme e limiti rigorosissimi) favorisca un buon controllo del territorio e della natura. Reputo che il suo commento sia assai fuori luogo. Lei è il direttore della rivista di un’Associazione che si riconosce in una parte dell’Esercito italiano. Nonostante il vostro encomiabile impegno nelle situazioni di bisogno in tutta Italia e le vostre capacità di aggregazione, non è possibile dimenticare la vostra origine e il vostro compito di partenza. Siete soldati, non volontari di Protezione Civile. Lei pone un commento negativo e tranciante al cacciatore, ma lei che critica il cacciatore è pronto ad imbracciare il fucile per sparare a uomini.

    Paola Montafia, Omegna

    Cara signora, mi spiace che lei non abbia il senso dell’humour. Del resto non ne ha alcuna colpa. Quando io rispondo a un amico alpino, dicendo che lo impallinerei, lo capisce anche mio nipote che si tratta di un amabile sfottò, con tanta affettuosa cordialità. Quanto alla caccia, nella lettera si commentava il fatto che Rigoni Stern “descriveva con competenza e sensibilità il mondo naturale come solo i cacciatori sanno fare”. Al che rispondevo che per godere delle bellezze della natura bastano gli occhi del cuore. Lo ribadisco, benché non le piaccia.