Un alpino dubbioso

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    Prendo spunto dalla lettera di Mario Bertossi sul numero di febbraio. In un periodo di grande cambiamento nel panorama politico italiano moltissime cose vengono riesaminate compresa la storia che, a maggior ragione se recente, è un qualcosa di molto fluido e soggetto ad interpretazioni obiettive o talvolta personalizzate e nell’auspicio che venga rispettata la sensibilità delle persone coinvolte nei fatti come di coloro che sono eredi delle loro memorie. Tale ripasso si sta tramutando in un gioco al massacro che se non omette non pone comunque in risalto le responsabilità primarie e chi furono gli artefici principali di tali fatti. Vengono ridotte le responsabilità di Mussolini e del suo apparato e si sta gettando la croce addosso a Togliatti che non si sarebbe adoperato per evitare molte morti dal sapore, in certi casi, amaro della vendetta. Tenendo ben presente il fatto che l’Italia non dichiarò guerra al mondo in seguito ad una dittatura comunista, trovo indecoroso fare processi alle intenzioni a varie personalità, Togliatti e Pertini quelli nominati, ma l’elenco sarebbe lunghissimo, che all’indomani della Seconda guerra mondiale contribuirono alla rinascita della nazione Italia. Orgoglioso di essere alpino ma con molti dubbi se appartenere ancora alla famiglia Ana.

    Gianni Catoni, Trento

    Caro Gianni, decidere di appartenere all’Ana non dipende dalle idee politiche dei suoi iscritti, ma dall’assumere e condividere gli ideali per cui si lavora in silenzio, senza aspettarsi ricompense. E se è vero che demonizzare o beatificare i vari politici del passato è più da tifosi che da storici, è altrettanto vero che la serietà di indagine non ci deve precludere la libertà di vederne le luci ma anche le ombre. Da qualunque parte batta la nostra fede partitica.