Da oltre 40 anni leggo la nostra bella Preghiera durante la Messa e da un po’ di tempo mi chiedo se non sia giunto il momento di aggiornarla. Mi domando infatti quanti alpini oggi si trovino ancora sulle nude rocce o sui perenni ghiacciai; quanti altri corrano ancora il pericolo del gelo implacabile, dei vortici della tormenta o dell’impeto della valanga; quanti altri debbano affrontare le creste vertiginose e le diritte pareti. Non sarebbe meglio ricordare le centinaia e migliaia di alpini che ogni giorno sono impegnati nelle opere di pace e di solidarietà a favore delle persone più bisognose sia in Italia che all’estero?
Renzo Zarpellon Gruppo San Giacomo di Romano d’Ezzelino, Sezione Bassano del Grappa
Caro Renzo, io sono convinto che le cose del passato vanno lasciate così come ci sono state tramandate. Dovremmo cambiare il Vangelo perché dice che noi siamo pecore? Eppure prova a dire al primo che trovi che è una pecora e poi sappimi dire! Oppure che noi siamo lucerne, ai tempi delle lampade led. Sono espressioni che si servono del linguaggio del tempo per trasmettere un messaggio perenne. Nel caso della preghiera, è la richiesta di aiuto durante il pericolo. Che si tratti di crepacci o di bombe dei terroristi la sostanza non cambia.