Tricolore: una storia lunga 210 anni

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    La bandiera della Repubblica Cispadana.

    1797

    La storia del Tricolore comincia a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando i delegati della Repubblica Cispadana, accogliendo una mozione di Giuseppe Compagnoni, decretano ‘che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco e rosso’. La repubblica Cispadana era nata l’anno prima, il 16 ottobre 1796, a Modena, dove si era tenuto il congresso dei rappresentanti delle province di Modena, Bologna, Ferrara e Reggio Emilia, che riunì le quattro città nella Confederazione Cispadana.

    Il congresso fu organizzato, non ufficialmente, da Napoleone, il cui esercito aveva attraversato l’Italia del nord all’inizio dell’anno e aveva necessità di stabilizzare la situazione in Italia e di riunire nuove truppe per un’offensiva contro l’Austria. In dicembre il congresso proclamò che le quattro province avrebbero formato la ‘Repubblica Cispadana’ e invitò gli altri popoli italiani ad unirsi a loro. Venne anche formata una guardia civica, composta da cacciatori e artiglieri.

    Il 7 gennaio 1797, nella sala dell’Archivio ducale di Reggio Emilia, il congresso decise di insediare un governo e adottare una bandiera: un tricolore orizzontale, con strisce rosse, bianche e verdi, con al centro un emblema composto da una faretra, che si erge su trofei di guerra, con dentro quattro frecce, a simboleggiare le quattro province originali, all’interno di una corona di alloro e due lettere R. e C., che stanno per Repubblica Cispadana.

    Il 9 giugno la Repubblica Cispadana si fuse con la Repubblica Transpadana, formando la Repubblica Cisalpina. Dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione il Tricolore rimase come simbolo di libertà e venne utilizzato nei moti rivoluzionari del 1831 e del 1848. Mazzini, nel 1831, lo adottò come simbolo della sua Giovane Italia.


    La bandiera del Regno di Sardegna.

    1848

    Fu proprio in quest’anno, con l’annuncio della prima guerra d’indipendenza, che Carlo Alberto di Savoia adottò per le sue truppe del Regno di Sardegna un vessillo composto dalla bandiera italiana, con lo stemma dei Savoia bordato di azzurro.


    La badiera del Regno d’Italia e del Regno di Sardegna.

    1861

    Il 18 febbraio di quest’anno il tricolore con lo stemma sabaudo viene adottato come bandiera del Regno d’Italia, anche se la legge che definirà le dimensioni e proporzioni della bandiera arriverà solo nel 1925. Con questa legge si sancisce che la Bandiera Nazionale è quella con lo stemma della Casa Savoia, mentre la Bandiera di Stato è quella con lo stemma sormontato dalla Corona. Quest’ultima si utilizzerà per residenze dei sovrani, sedi parlamentari, pubblici uffici e rappresentanze diplomatiche.


    La bandiera della Repubblica Italiana.

    1946

    E arriviamo ai giorni nostri, a quel 2 giugno 1946 in cui fu proclamata la Repubblica. Era un po’ tutto nuovo: la Costituente l’assemblea così chiamata perché delegata a scrivere la Carta costituzionale della Repubblica scelta dagli italiani come forma istituzionale con il referendum la libertà che finalmente gli italiani respiravano, la pace, la speranza nel futuro, la convinzione che non ci sarebbero più state guerre. Era il tempo delle illusioni; dappertutto si improvvisavano feste e balli. La parola d’ordine era: pace.

    E veniamo ai giorni nostri e al nostro popolo davvero singolare, capace di mobilitarsi per questioni relative, di commuoversi, di appassionarsi oppure di distrarsi e restare tiepido. Capace di inchinarsi al passaggio della Bandiera ma anche di bruciarla in piazza. De Gaulle diceva che non è possibile governare la Francia, un Paese con 340 tipi di formaggio. Noi abbiamo una cinquantina di partiti. Stava meglio De Gaulle. Nessuno ha mai suggerito ai francesi usi impropri per il Camembert, da noi per il Tricolore, sì. Stava meglio De Gaulle.