TREVISO 'Treviso orgogliosa del suo nuovo gioiello alpino'

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    La sezione si insedia nella nuova sede: ‘Un punto di partenza, un faro per la città’.

    Gli 11.300 soci della sezione ANA di Treviso hanno lasciato la vecchia sede sezionale in centro città e hanno trasferito il loro futuro nella nuova sede di via San Pelajo, a due passi dalle mura. Qui, nel 1999, la Provincia ha dato in concessione alla sezione un vecchio palazzo quasi fatiscente. Nel giro di cinque anni e mezzo gli alpini lo hanno trasformato in un gioiello come titolano i giornali locali accogliente e funzionale.

    Il palazzo copre una superficie di 148 metri quadrati con una volumetria di 1473 metri cubi disposti su tre piani. Qui troveranno spazio la segreteria, la sala consigliare, l’ufficio di presidenza, l’ufficio di Protezione Civile, la redazione di Fameja Alpina , il comitato de Al Portello Sile , quello sportivo, tutte le commissioni che di volta in volta presiederanno i grandi eventi e un locale sottotetto multiuso di circa 120 metri. I festeggiamenti sono iniziati sabato 9 aprile in mattinata con l’annullo filatelico speciale Al Portello Sile , dove si svolgeva l’apprezzatissima mostra Cartoline e cappelli d’alpino , creata per l’occasione. In serata, l’attenzione si è spostata su uno dei momenti più sentiti da parte degli alpini e non solo: i canti di montagna.

    Nel teatro Sociale della città i cori A.N.A. di Preganziol, del Montello e di Oderzo hanno predisposto l’animo degli alpini alla solennità dell’avvenimento. Molto applaudito il maestro Smeazzetto che con la sua inseparabile fisarmonica ha accompagnato i cori e la platea uniti nell’Inno di Mameli. Il mattino dopo il corteo composto dalla fanfara alpina di Maser e dalla banda cittadina di Oderzo hanno dato inizio alla sfilata dal centro città verso la nuova sede. Un lungo serpentone composto da quasi 2.000 alpini e simpatizzanti, con 16 vessilli sezionali venuti anche dal Piemonte, Trentino e Veneto: amici che sono rimasti legati agli alpini trevigiani da ricordi di solidarietà in occasioni dell’alluvione di qualche anno fa.

    Sfilano oltre 100 gagliardetti in rappresentanza di altrettanti gruppi (tutti presenti, naturalmente, i 90 di Treviso), il Gonfalone della città di Treviso, labari di associazioni d’Arma, autorità civili e militari e tanti parenti e amici degli alpini. Le note del Grappa echeggiano tra i palazzi creando armonie suggestive e richiamando sui poggioli gente che saluta ed applaude, nonostante la giornata piovosa. Sul piazzale antistante la sede, stipato fino all’inverosimile, la cerimonia comincia con l’alzabandiera mentre passano, a bassa quota, tre motoalianti che lasciano in cielo una scia tricolore.

    Poi con la S. Messa, celebrata da mons. Pietro Evangelista che nella sua omelia si è rifatto ai valori degli alpini. All’offertorio, gli scarponi, la piccozza e lo zaino alpino offerti ai piedi dell’altare hanno rievocato l’amore e la passione di Papa Giovanni Paolo II per la montagna. Il coro ANA I Gravaioli di Maserada sul Piave ha accompagnato la cerimonia con delicati canti alpini e religiosi. Il pro sindaco di Treviso, l’alpino Giancarlo Gentilini, dichiara che la nostra sede deve racchiudere tutti gli ideali alpini ed essere un faro per la città. Il presidente della sezione Luigi Casagrande saluta e ringrazia. Dice che la nuova sede è un punto di partenza. Ricorda poi Papa Wojtyla col cappello alpino in testa, un modo per dimostrare agli alpini il suo affetto e la sua amicizia.

    L’assessore provinciale alla P.C. Lorenzon si complimenta per la celerità dei lavori e la bellezza delle finiture della nuova sede. La signora Armida Manfren, madrina della cerimonia, consegna infine al presidente della sezione il nuovo vessillo che mons. Evangelista benedice con l’acqua che cade dal cielo, perché si è scordato l’acquasantiera. Possiamo allora affermare che gli alpini sono tutti benedetti: stamani non ha mai smesso di piovere! Ancora una sosta davanti al monolite di roccia del Piave posto all’ingresso quale monumento ai Caduti.

    Un mazzo di fiori e ancora la benedizione di mons. Evangelista che, in questa roccia, rivede l’Ortigara: la cattedrale degli alpini. Finalmente la signora Manfren può tagliare il nastro e varcare la soglia delle nuova sede, accompagnata dalle autorità e da tutti gli alpini ansiosi di visitare la nuova casa. La nuova sede è costata agli alpini oltre 6.000 ore di lavoro, naturalmente volontarie. Al termine delle visite, tutti nella mensa predisposta nel vicino Istituto scolastico per il meritato momento conviviale: 500 tra alpini e soci hanno potuto far festa a tavola e con le immancabili fisarmoniche e le cante alpine.

    C’è la sensazione che il futuro degli alpini trevigiani cominci oggi da qui, da questa casa, perché saranno proprio gli alpini, col loro esempio, a proporre a figli ed amici il senso del dovere e l’amore per la Patria che lo Stato non è più in grado di trasmetttere attraverso quel servizio militare obbligatorio che ha abolito.

    La redazione di Fameja Alpina