Trento in festa, come 90 anni prima

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    Non solo annuale ritrovo delle penne nere del Triveneto, ma anche chiusura delle commemorazioni per la fine della Grande Guerra. La motivazione sta alla base della scelta di Trento per il raduno di sabato e domenica, scelta fatta a livello nazionale dall’Associazione che nel Trentino conta quasi 25 mila iscritti. Trento è stata la meta finale di un lungo conflitto: dopo 90 anni l’evento doveva essere celebrato in maniera solenne nel ricordo dei Caduti. E la risposta all’invito rivolto da Trento alpina alle penne nere del Triveneto è venuta nel migliore dei modi.

    Dodicimila le penne nere presenti nel capoluogo del Trentino, quasi seimila in sfilata. Ma altri diecimila erano amici, accompagnatori, famigliari. Il raduno intersezionale Triveneto si è trasformato in una festa popolare che a Trento non ha precedenti. La giornata favorevole ha facilitato l’arrivo dai centri veneti più vicini e poi dalle valli trentine, ma anche da regioni limitrofe, di alpini che pur non del Triveneto, hanno voluto condividere la gioia della celebrazione del 90º dalla fine della Grande Guerra: Milano, Piemonte, Emilia, tanto per citare alcune delegazioni.

    Basta un solo dato per sottolineare la partecipazione locale: 240 gagliardetti su 270. Una sfilata perfetta, variopinta, che si è presentata con fanfare, bande, striscioni. Gli alpini hanno fatto a gara nel presentarsi con i motti più significativi ed eloquenti, che sapessero parlare al cuore di quanti li applaudivano lungo il percorso. Uno ha particolarmente colpito, il ‘Lasciateci la leva, solleveremo il mondo’.

    In quelle poche parole c’è tutto: l’impegno alpino, la volontà, la capacità. Ciascuno aveva un proprio significato, tutti riconducibili a quegli ideali che da sempre sono nel cuore degli alpini. La sfilata è durata poco più di due ore tra due ali di folla: applausi, sventolio di tricolori grandi e piccoli in mano ad adulti e a bambini. Persone che gridavano bravi , che si commuovevano al loro passaggio con i gagliardetti tenuti alti, con gli 88 tricolori per gli 88 anni di attività della sezione Ana di Trento, ma anche con quei bandieroni stesi ai raggi del sole che hanno riempito Trento per tutta la mattinata.

    Il raduno è stato tutto questo, insieme all’alzabandiera, insieme alle note di Mameli mentre il tricolore saliva lentamente sulla torre civica in centro alla città nel ricordo di quel novembre 1918. In questo senso erano state le parole, espresse nel corso delle cerimonie della giornata precedente nella sala di rappresentanza del Comune di Trento a Palazzo Geremia, dal vicesindaco reggente Andreatta, dal vicepresidente nazionale vicario Marco Valditara, dal presidente della sezione di Trento, Giuseppe Demattè.

    E siccome alpino vuol dire solidarietà, il presidente Demattè ha consegnato circa 3.000 euro (frutto del 5 per mille del 2006) a padre Fabrizio Forti responsabile dell’associazione che si occupa di senzatetto, un ente che da sempre vede impegnati gli alpini trentini. La fine della Grande Guerra nel 90º della ricorrenza: non solo vittoria, ma anche fine di un tragico evento e soprattutto un’italianità ritrovata stando nelle trincee con dialetti e parlate che si mescolavano e che hanno rappresentato una nuova tappa nel processo di amalgama tra le genti d’Italia.

    Anche queste parole sono state espresse nel corso delle cerimonie. A significare che il Raduno a Trento ha rappresentato la naturale conclusione di quel percorso storico iniziato sul Grappa e che ha attraversato paesi e città che hanno fatto la storia dell’annessione all’Italia del Nord Est. Trento città del Concilio, Trento città d’arte, Trento redenta. Gli alpini non hanno dimenticato i trentini e gli italiani che hanno dato la vita per questa terra, ma nemmeno coloro, e sono stati oltre diecimila, che pur trentini sono morti sotto la bandiera austriaca.

    È stata una manifestazione che Trento può archiviare con soddisfazione perchè ha saputo essere all’altezza di una cerimonia che segnava un evento importante per la propria storia, ma soprattutto perchè potrà tramandare alle giovani generazioni un insegnamento e un esempio. Per molti partecipanti il raduno Triveneto a Trento è significato anche la visita al Mausoleo di Cesare Battisti e al Museo storico degli Alpini, la visita al castello del Buonconsiglio luogo del martirio di Battisti, ma anche delle Gallerie con la mostra sul popolo scomparso, quelle migliaia di trentini internati in Austria e in Toscana. Un valore aggiunto per una giornata alpina in un luogo alpino per eccellenza.

    Roberto Gerola

    Pubblicato sul numero di dicembre 2008 de L’Alpino.