Il capitano Berni

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    Leggo sempre con molta attenzione la vostra rivista, soprattutto le pagine che trattano episodi della prima guerra mondiale. Mi riferisco all’ultimo articolo (numero luglio agosto 2008): Guerra d’aquile La conquista del San Matteo. È lodevole la vostra rivisitazione della storia, ma almeno l’articolo in questione mi sa molto riduttivo e forse un po’ sbrigativo. Posso capire che la ristrettezza dello spazio costringa a stringare il racconto ma per quanto sappia le cose non sono andate così. Gli austriaci hanno tentato fino allo stremo delle forze di salvare il capitano Berni e successivamente hanno tentato di fare avere agli italiani la sua salma. Penso che sia ora di raccontare tutta la verità o a qualcuno dà ancora fastidio e gradisce solo la storia scritta dai vincitori?

    Ezio Cescotti Arco (TN)

    Sarebbe interessante pubblicare il documento che ci hai spedito sulle ultime drammatiche ore del cap. Berni, ma lo dici tu stesso che lo spazio di cui disponiamo è quello che è. Sulla Prima Guerra mondiale sono stati pubblicati più di 40.000 volumi e in redazione ne arriva uno ogni giorno o quasi. Non sei il solo a lamentare tagli, omissioni cui siamo costretti per chiudere il giornale a 48 pagine ogni mese. Dove mi trovo in difficoltà è nel finale della tua lettera. Noi non facciamo parte né della schiera dei vincitori, né di quella dei vinti. Riportiamo in estrema sintesi qualche segmento di avvenimenti o episodi che riteniamo meritevoli di essere ricordati. E ci fermiamo lì, perché la nostra non è una rivista di storia, ma un mezzo d’informazione dell’Associazione.