Tra le vette

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    Le esercitazioni militari hanno sempre un nome dalle connotazioni iconiche, che mira a caratterizzarne intendimenti e scopi. Non ha fatto eccezione la Alpine Star che tra settembre e ottobre ha impegnato 1.700 uomini e donne delle Truppe Alpine, per verificarne capacità e prontezza nelle operazioni di combattimento in montagna (che, in ossequio al linguaggio Nato, oggi si chiamano di “mountain warfare”). Un’esercitazione complessa, che al suo interno racchiudeva altre esercitazioni, come la Vertigo 2022, l’Extreme challenge e l’Extreme patrol (con la supervisione del Centro Addestramento Alpino), oltre alla Summer resolve (affidata alla Brigata Taurinense, sempre imperniata su attività offensive e difensive in ambiente montano).

    Alla giornata conclusiva della Vertigo 2022, svoltasi sulle alture del comprensorio di Merano 2000, a quote tra i 2.100 e i 2.500 metri ha presenziato anche il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, gen. C. A. Pietro Serino, assieme al comandante delle Truppe Alpine, gen. C. A. Ignazio Gamba e al Presidente Sebastiano Favero, oltre, naturalmente, ad una schiera di alti ufficiali, anche di Aeronautica e Marina Militare e a rappresentanti dell’industria della difesa. Protagonisti dell’evento (che nelle varie fasi si è protratto per due settimane) sono stati gli alpini della brigata Julia, appartenenti all’8º reggimento di Venzone, con elicotteri AB-205 e CH-47F dell’Aviazione dell’Esercito (del 1º reggimento Antares e del 4º Altair di Bolzano) e gli specialisti delle brigate Trasmissioni ed Informazioni Tattiche.

    Nell’esercitazione sono intervenuti anche due cacciabombardieri Tornado IDS del 6º Stormo di Ghedi (Brescia), elicotteri dell’Us Army e una squadra della 173ª Brigata aerotrasportata americana. L’ambiente in cui si è svolta l’esercitazione era caratterizzato da forti pendenze e da un terreno decisamente impervio, costellato da migliaia di rocce. Gli osservatori hanno assistito in quota alle quattro fasi principali dell’esercitazione: una prima fase, detta “Find”, prevedeva la ricerca delle postazioni nemiche sfruttando nuclei di tiratori scelti e droni di ultima generazione, a lungo raggio e stealth; la fase “Fix” ha simulato un attacco diversivo per indurre l’avversario a spostare la propria azione in una zona tenuta da forze amiche; la fase “Strike” è consistita in uno spettacolare quanto difficile attacco in verticale, con gli alpini che si calavano dall’alto della cresta con tecnica di discesa “frontale” – col supporto dell’artiglieria – per neutralizzare l’avversario grazie a una manovra d’avvolgimento; quindi la quarta fase, col forzamento di un ostacolo passivo da parte del genio e lo sgombero di feriti effettuato dal Mobile Medical Team mediante elicotteri.

    Gli alpini hanno dimostrato come sempre capacità eccezionali in un contesto decisamente impegnativo, capacità ancor più rimarchevoli se si pensa che, nei giorni precedenti, il forte vento (che ha creato non pochi problemi agli elicotteri) ha impedito l’effettuazione di prove. Non sono stati da meno gli equipaggi dell’ala rotante che hanno operato con grande precisione in spazi alquanto ostici e ristretti.

    L’esercitazione è stata anche occasione per sperimentare l’impiego di nuovi sistemi di radiolocalizzazione e droni, sia per la ricognizione sia per il trasporto di materiali in quota, grazie alla collaborazione con l’industria della difesa italiana, fornendo così maggiori capacità di comando e controllo alle unità sul terreno. Il generale Serino, al termine, ha commentato: «Le guerre ormai si combattono nelle cinque dimensioni operative e saper manovrare nel multi dominio farà la differenza». Ma, al tempo stesso, ha ricordato che «i conflitti, come dimostrano anche quelli in atto, si decidono sempre nella fase terrestre e che quindi l’Esercito è di importanza vitale per la difesa».

    Il Capo di Sme ha aggiunto, rivolto agli alpini che «vedervi operare è sempre una cosa straordinaria perché dimostrate capacità fuori dal comune che rendono le Truppe Alpine una componente eccezionale dell’Esercito. Fare il soldato è un mestiere duro, farlo in quota lo è di più».

    ma. cor.

    Artico, teatro di nuove sfide

    Il clima influisce anche sugli scenari strategici. I ghiacci dell’Artico, infatti, vanno rapidamente riducendosi: si prevede che nel 2040 quei mari saranno navigabili per gran parte dell’anno, aprendo a nuove prospettive economiche grazie a grandi riserve di idrocarburi, gas, terre rare e nuove possibilità di pesca in un pianeta sempre più affamato. La competizione nell’area è già partita (la Russia, ad esempio, ha aumentato il numero di basi militari e aeroporti lungo il suo immenso confine): su quel mare si affacciano soprattutto Paesi Occidentali, come Usa, Canada, Norvegia, Danimarca, Svezia e Finlandia, ma la sfida sarà globale, con la Cina che si è già dichiarata “paese vicino all’Artico”.

    L’Italia, Paese Mediterraneo, è coinvolta in ambito Nato e trattandosi di climi freddi il pensiero corre subito agli alpini (che già negli anni Settanta si esercitavano in Norvegia e che ora partecipano ad esercitazioni come la Cold Response nel Nord Europa). Perciò proprio a Bolzano, a Castel Mareccio, si è tenuto, presente il Capo di Sme gen. Pietro Serino, il convegno “Artico: il nuovo grande gioco mondiale”, organizzato da Esercito, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e Istituto Affari Internazionali.

    Un pomeriggio di lavori affidato ad esperti civili e militari, tra i quali Marzio Mian, fondatore di The Artic Times Project e il gen. Claudio Graziano, oggi presidente Fincantieri. Quindi si sono alternati rappresentanti di Cnr, Ministero Affari Esteri, Ispi, Università di Bari, Eni, Confitarma, Iveco Defence Vehicles, oltre all’amm. Gianfranco Annunziata, di Smd e al gen. Enrico Barduani, Ufficio Politica Militare della Difesa. Un contributo video è giunto dall’on. Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa. Una sfida inevitabile, che richiederà in primo luogo capacità di controllo e gestione e che ci dovrà trovare pronti ad operare per mantenere l’equilibrio a livello mondiale.