Sulle orme dei Padri

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    Sulle orme degli alpini che 77 anni fa, in Russia, nella zona del medio Don, cercarono di difendersi dalla potente offensiva dell’Armata Rossa. Tredici penne nere di quattro Sezioni hanno percorso a piedi quasi 200 chilometri attraverso la steppa, camminando sulla neve con il vento sferzante. Un’esperienza fisicamente dura, emotivamente intensa, durata nove giorni, sulle orme delle truppe italiane che nel rigido inverno del 1942 scrissero una delle pagine più drammatiche del conflitto.

    Una marcia per non dimenticare. Un pellegrinaggio che ha toccato i luoghi tristemente famosi dove oggi i cippi e le targhe ricordano il sacrificio di migliaia di alpini. Protagonisti dell’impresa, Roberto Bettinsoli, Lorenzo Bertagnoli e Gabriele Sottini della Sezione di Brescia, Cristian Parisi e Gianluca Amerio della Sezione Bergamo, Andrea Tescaro della Sezione di Bolzano, Carlo Cremon della Sezione di Pordenone, Stefano Bontorin, Paolo Dalle Tezze, Raffaele Giobatta Zilio, Massimo Zanetti, Alessandro Ferraris (vice) e Giuseppe Rugolo (Presidente) della Sezione di Bassano del Grappa, guidati da Danilo Dolcini dell’associazione “Sulle orme della storia”.

    Ognuno è partito sulla spinta di una motivazione personale: chi per una promessa, un legame o un affetto come le cinque penne nere che hanno svolto il servizio militare insieme nella 44ª compagnia del Morbegno, o quelle della Sezione di Bassano che celebra i cento anni dalla fondazione. A tutti l’esperienza ha dato intense emozioni e momenti di forte commozione. Zaino in spalla, da Rossosch – città poco distante dal Don, dove l’Ana 28 anni fa costruì un asilo sui ruderi del comando del Corpo d’Armata Alpino e oggi i piccoli ospiti sono un segnale di vita e dello spirito di fratellanza tra due popolazioni un tempo nemiche – le penne nere hanno attraversato i luoghi dei combattimenti: Novaya Kalitva, Quota Pisello, il quadrivio di Selenyj Jar, Warwarowka.

    «Sentivamo i nostri Caduti vicini, sembrava di camminare con loro», riferiscono i protagonisti che di fronte ad ogni cippo incontrato hanno reso gli onori intonando un canto, recitando assieme una preghiera o raccogliendosi in silenzio. La marcia si è conclusa a Nikolajewka che il 26 gennaio del 1943 fu teatro di un feroce scontro tra le truppe sovietiche incalzanti e quello che rimaneva dell’armata italiana, in una fase cruciale e risolutiva della ritirata. «L’emozione ci ha preso attraversando il sottopasso ferroviario della città, nello stesso giorno in cui 77 anni fa per gli alpini sopravvissuti rappresentò la salvezza e la possibilità di tornare a casa».

    Con il gruppo è “tornato a baita” anche un elmetto appartenuto ad un alpino sconosciuto del battaglione Morbegno, dono di un russo che durante il passaggio dei marciatori nel suo villaggio ha riconosciuto i simboli alpini e ha consegnato loro l’elmetto affinché potesse tornare a casa. Ora è conservato nel museo della Sezione di Bassano. Tra i tanti ricordi dell’impresa anche la genuina ospitalità e il calore umano della gente del posto che ha spesso offerto al gruppo un tè caldo, lo ha ospitato nelle isbe – le tipiche abitazioni – o si è fatta immortalare insieme in una foto.

    E il sindaco di Nikolajewka, oggi Livenka, ha organizzato un pranzo in onore della spedizione nella sala consiliare del Comune. «Senza parlare la stessa lingua – raccontano le penne nere – ci siamo sempre compresi con le persone che abbiamo incontrato. In fondo non servivano tante spiegazioni perché capivano chi eravamo e il motivo per cui ci trovavamo lì».

    Raffaella Forin