STORIA VALLECAMONICA Noi de la Val Camonica custodi d'una storia gloriosa

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    Storia della sezione Vallecamonica.

    Dopo aver costeggiato il versante bresciano del lago d’Iseo, la segnaletica ci avverte dell’inizio di un territorio il cui nome, oltre a significare il dato geografico, richiama alla memoria antichi abitatori, i Camuni, della cui civilt sono testimonianza esemplare le innumerevoli e pregevoli istoriazioni sulle rocce.
    La Valle Camonica, solcata in tutta la sua estensione dal fiume Oglio, ha inizio da qui e, restringendosi man mano che si procede verso nord, si snoda per circa 100
    chilometri fino al Passo del Tonale, che segna il confine col territorio trentino.
    Comprende una popolazione di circa 90.000 abitanti suddivisa in 42 comuni, molti dei quali situati sul fondovalle ormai senza soluzione di continuit, altri lungo altrettanto pittoresche vallette laterali attraversate da profonde gole o a mezza costa.
    Ambiente tipicamente alpino quindi, anche nel modo di essere di chi vi abita: gente tenace, abituata al duro lavoro e al sacrificio, orgogliosa delle proprie tradizioni e della propria autonomia, sempre pronta alla solidariet negli eventi calamitosi da cui spesso la popolazione colpita.
    In questo ambito territoriale e sociale, dopo le tragiche vicende della Grande Guerra, cominciarono a costituirsi i primi gruppi di alpini, che, a loro volta, dettero vita alla Sezione Camuna dell’Associazione Nazionale Alpini (SCANA), della quale primo presidente, nel 1920, fu il gen. Pietro Ronchi, a cui successe il gen. Pietro Palazzi (1893 1977), comandante del Battaglione S. Dalmazio durante la campagna di Russia e pluridecorato al Valor Militare.
    L’adesione aument considerevolmente nel tempo e con essa crebbe il numero dei gruppi. Al termine della seconda guerra mondiale, forse anche per meglio testimoniare una appartenenza, ma anche un vivo desiderio di aggregazione, i gruppi divennero 52 con oltre 3000 soci. Oggi la sezione ANA della Val Camonica conta 63 gruppi con circa 5000 iscritti e da oltre 30 anni guidata, con indiscussa autorevolezza, dal presidente Gianni De Giuli, succeduto nel 1971 al compianto capitano Evangelista Laini, al quale stata dedicata l’edizione 2001 del pellegrinaggio sull’Adamello.


    Adamello, montagna di pace


    Volendo comporre, come in un puzzle, le diverse tessere che riproducono le vicende e le iniziative di questa Sezione, certamente quella del pellegrinaggio in Adamello occupa il punto centrale; la Montagna Sacra, tra i cui contrafforti e anfratti si combatterono epiche battaglie nel corso della Guerra Bianca, di cui ancora oggi si recuperano cimeli e testimonianze, e sulla quale si scrissero col sangue eroiche pagine di storia, rimane infatti nell’animo degli alpini camuni il luogo della preghiera, della memoria e della speranza.
    Dal 3 al 6 agosto 1963, per la prima volta si realizz il progetto, a lungo coltivato dallo scrittore Luciano Viazzi e dal vice presidente della Sezione Giorgio Gaioni, di accomunare giovani e veci pellegrini su quelle ardite cime. Da allora, ogni anno, con la sola eccezione del 1976, a causa del tremendo terremoto che sconvolse il Friuli, l’ascendere verso quelle impervie rocce, calvario giovanile e luogo di ardite imprese, si ripete e sempre con immutati sentimenti di commossa partecipazione.
    Quanti ricordi i 39 pellegrinaggi finora celebrati richiamano alla memoria! Quanti i personaggi ad ognuno di essi accostati perch i giovani li ricordassero e, se possibile, ne continuassero l’esempio di soldato e di uomini della montagna! Tra tutti per rimane irripetibile il 25, tenutosi nel 1988, 70 anni dopo la fine della Grande Guerra: la presenza di Giovanni Paolo Il sulle nevi della Lobbia Alta rimane una delle pagine pi esaltanti e commoventi della storia della sezione. In uno scenario incantevole quel Carissimi Alpini con cui il Santo Padre, dall’altare in granito appositamente realizzato sul Pian di Neve, si rivolgeva alle migliaia di Penne Nere convenute, e le successive espressioni di lode al Creatore per la meravigliosa grandezza della natura che si dispandeva attorno, inno e preghiera nello stesso tempo, riecheggiano ancora nei cuori e nelle menti di coloro che assistevano, quasi increduli, a quanto si svolgeva sotto i loro occhi.
    Preghiera e memoria i motivi del Pellegrinaggio, ma anche speranza di pace, di unione tra popoli, di convinta, viva e fraterna solidariet. Su quella montagna, ai cui piedi sorge il Sacrario ai Caduti, gi fin dal 30 pellegrinaggio gli Adamellini incontrarono come amici reparti militari di quegli eserciti, tedesco ed austriaco con i quali si erano furiosamente combattuti tra il 1915 e il 1918 e quell’abbraccio fraterno, sempre pi intensamente ripetuto nei pellegrinaggi successivi, voleva essere anche testimonianza di qualcosa di nuovo che si stava costruendo. Qualche anno prima infatti, con i Patti di Roma del 1958, si erano poste le basi per un’Europa nuova, solidale, unita, pacifica.
    L’incontro col Santo Padre, non fu certo casuale. Da qualche anno infatti mons. Giovan Battista Re, oggi cardinale, allora sostituto alla segreteria di Stato del Vaticano, partecipava ai pellegrinaggi. Certamente i suoi racconti facilitarono la decisione di Papa Giovanni Paolo Il, che per la montagna aveva comunque sempre manifestato una innata passione e che gi nel 1984, unitamente al presidente della Repubblica Sandro Pertini, su questo ghiacciaio aveva provato l’ebbrezza dello sci. La Croce in granito, che gli Alpini hanno voluto in occasione dell’anno giubilare elevare sulla omonima cima, anch’essa testimonianza di memoria, di devozione, di affetto.


    Sul Montozzo un villaggio militare


    Se i pellegrinaggi, a cui hanno dato sempre un prezioso ed insostituibile contributo di mezzi e di uomini, i comandanti del IV Corpo d’Armata prima e del Comando Truppe alpine poi, d’intesa con la sezione e le comunit locali, possono a ragione considerarsi il fiore all’occhiello dell’attivit sezionale, non vanno neppure sottovalutate altre rilevanti iniziative.
    L’amore per la montagna si manifesta anche con la salvaguardia e conservazione
    di quanto essa offre agli appassionati. Da ci il continuo interessamento per la sistemazione e riutilizzazione di vecchie baracche e caserme, come quella di Bazena, negli Anni 30 colonia per figli di alpini ed oggi albergo, e dei sentieri, testimoni anch’essi di ardite ascese di figure pionieristiche o di percorsi faticosamente tracciati per consentire arroccamenti di truppe durante la guerra ’15/18.
    Occorreva per renderli fruibili all’alpinista medio e quindi intervenire con sistemazioni di chiodi, sostituzione delle corde metalliche esistenti, con riparazioni di scalette e ponticelli, con disgaggi di spuntoni di roccia pericolosi.
    L’idea fu dell’eremita di Cima Lagoscuro (3200 m.) Giovanni Faustinelli, guida emerita e Cavaliere della Repubblica, scomparso nel 1991; col patrocinio della Sezione di Valle Camonica si mette all’opera e gi nel 1968, nella ricorrenza del 50 della fine della guerra, viene inaugurato il Sentiero dei fiori, che, attraverso le guglie del gendarme di Casamadre e di Punta Lagoscuro, congiunge il Passo del
    Castellaccio alla Vedretta di Presena. Successivamente, agli inizi degli anni 70 furono riaperti, sempre sotto la direzione di Faustinelli e col supporto della Sezione Camuna, il Calvi e quello del Corno di Cavento. Ultima faticosa ed impegnativa realizzazione stata la sistemazione del Sentiero Payer, inaugurato nel 1998.
    L’Adamello per oltre ai sentieri conserva altre testimonianze del primo conflitto mondiale: trincee, camminamenti, nidi di mitragliatrici, postazioni di cannoni, caverne, gallerie e bivacchi, manufatti che in tre lunghi anni i giovani alpini di allora avevano, con sforzi sovrumani, realizzato. Nell’insieme un vero museo della Guerra Bianca all’aperto, un patrimonio che racconta il valore ed il sacrificio di migliaia di alpini li appost
    ati per difendere il suolo patrio.
    Sembrava un’impresa impossibile poter avviare, a quelle quote oltre i 2000 metri, una decisiva opera di recupero, per evitare che tutto fosse definitivamente disperso, ma la ferma decisione del presidente De Giuli e la altrettanto convinta e preziosa collaborazione di tanti alpini in congedo e in armi, e delle istituzioni locali, hanno fatto il miracolo. Intorno al Rifugio Bozzi, lungo il Montozzo, un vero villaggio militare e un piccolo museo documentano oggi le tragiche vicende di quegli anni e di quei gelidi inverni, monito per quanti lo visitano o si soffermano e rivolgono al cielo lo sguardo che implora pace, pace, pace.


    Operosit sociale e di solidariet


    Gli alpini si sono per distinti sempre e ovunque anche per il loro impegno solidale. La testimonianza di tale attenzione per chi in difficolt sono veramente tante. Gli interventi nel Friuli, terremoto del 1976 e quello di Pescopagano, Irpinia, nel 1980, videro centinaia di penne nere camune alternarsi ininterrottamente nel lavoro per dare speranza a tanti fratelli cos duramente provati.
    Ai cantieri per la ricostruzione di paesi devastati da cataclisma, si aggiunsero qualche anno dopo altri cantieri per dare strutture adeguate a chi, soprattutto bambini, ragazzi, soffriva di gravi malformazioni. Con lo sloganAlpino chiama Alpino i maestri della cazzuola camuni si misero a disposizione nel Cantiere Nikolajewka degli alpini bresciani per realizzare, insieme ad altri, il Centro educativo e scuola di arti e mestieri per spastici e miodistrofici. Quaranta anni dopo l’epica battaglia combattuta dagli alpini nella steppa russa, nel 1983, il Centro Nikolajewka veniva inaugurato, testimonianza della carit e dell’amore di chi da quelle lande gelide era tornato e di tanti giovani che alla chiamata dei loro veci avevano risposto: Ci sono anch’io. Anche la Valle per avvertiva la necessit di strutture che accogliessero giovani disabili e dessero loro una speranza di inserimento nel mondo del lavoro. Ed ecco ancora gli alpini camuni rimboccarsi le maniche o testimoniare in vari modi la loro sensibilit, per realizzare a Breno, col recupero di un vecchio edificio, una accogliente struttura che oggi, con l’augurale nome di Arcobaleno ospita ed aiuta a sentirsi utili, i ragazzi di tutta la Valle con particolari handicap.


    La nostra sede


    E proprio in questo edificio, quasi per un volere del destino, oggi la Sezione di Valle Camonica ha trovato la sua sede; qui i ricordi richiamano il passato e incitano a mantenere alti e vivi quei valori. Qui, tra i tanti cimeli si ripercorre la storia dei nostri battaglioni e soprattutto dell’Edolo che col suo motto dr per dr, ancora oggi per tutti stimolo a non disperdere quanto i nostri Padri, anche col sacrificio della loro vita, ci hanno tramandato. Qui le immagini delle cinque penne nere camune insignite di Medaglia d’Oro: Franco Tonolini, Leonida Magnolini, quasi Sacri Lari, rimangono a custodia delle nostre tradizioni e della memoria di quanti, con la loro vita, hanno compiuto fino in fondo il loro dovere.
    Lo spirito operoso e solidale della Sezione, manifestatosi in tante altre iniziative a favore di singole persone o di intere comunit, ben presente in tutti i Gruppi, tra cui quello ben organizzato e particolarmente attivo della Protezione civile, come testimoniano le numerose attestazioni di gratitudine per quanto essi, con tanta discrezione e con altrettanta generosa laboriosit, hanno realizzato e continuano a realizzare nelle loro comunit.
    A noi la responsabilit e l’impegno di trasmettere ai giovani d’oggi, che non difettano certo di altruismo, quanto di buono ci stato insegnato e, sfogliando il libro della storia, ma anche pi semplicemente i numeri unici che la Sezione ha pubblicato in alcune circostanze, ricordare loro quei principi e quei valori di libert, di patria, di giustizia sociale, di perdono, che tante nostre Penne Nere, in Russia come in Grecia, nei campi di concentramento, nelle prigioni e nei lager nazisti come in Adamello e sul Mortirolo, hanno testimoniato, ribellandosi per amore all’oppressore, alle dittature ed a quelle ideologie che tendevano a discriminare la dignit della persona umana.


    Sezione ANA di Vallecamonica: costituita nel 1920; gruppi 63 soci 5409
    Protezione Civile: Gruppi 18 volontari 523
    Presidente: Gianni De Giuli, nato a Leno (BS) nel 1927, imprenditore in pensione. Servizio militare al 2 corso AUC nel 48 a Lecce e btg. Edolo a Brunico.



    I presidenti:
    Pietro Ronchi 1920 1941
    Giambattista Belotti 1942 43
    Pietro Palazzi 1946 1956
    Vangelista Laini 1957 1970
    Gianni De Giuli dal 1970

    I segretari della sezione:
    Vangelista Laini 1946 1956
    Santo De Paoli 1957 1980
    Fernando Sala 1980
    Cori e Fanfare: Coro ANA di Darfo Boario Terme; Fanfara Alpina
    Medaglie d’Oro al Valor Militare: Cap. Francesco Tonolini : Montagnola di Valdobbiadene 28 ottobre 1918; S. Ten. Leonida Magnolini: Opit Nikitowka gennaio 43
    Sede: Via Croce 1, Breno (Brescia); tel. 0364/321783; sito internet:
    www.ana vallecamonica.it