STORIA DI PIACENZA Fedeli da sempre al motto: Onorare i morti, aiutando i vivi

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    di Umberto Pelazza


    In principio fu la cordata. Soltanto unendo le proprie forze, Parma e Piacenza poterono rispondere all’appello venuto da Milano e presentarsi nel 1921 tra le sezioni di pi antica nobilt, avendo superato la quota dei 500 iscritti. Questo primo passo ebbe effetto calamita e appena quattro ufficiali reduci della Grande Guerra, Antonio Omati, Marcello Dresda, Pietro Rinetti e Arturo Govoni, si accorsero che potevano farcela da soli, sciolsero la cordata e proseguirono con le proprie forze. Le adesioni fioccarono: un decisivo impulso venne dai reduci del btg Exilles, i conquistatori del Monte Nero. Una particolare atmosfera permeata di spirito associativo e un terreno storicamente fertile fecero il resto: nel 1922 la sezione ANA di Piacenza cosa fatta. Presidente fu eletto il capitano Arturo Govoni, lontanissimo dall’immaginare che ne avrebbe retto le sorti per sei decenni, attraverso tre guerre, conseguendo un primato unico e irripetibile.
    La citt ha il destino segnato dalla sua data di nascita, 218 a.C., quando la cinta muraria ancora fresca dell’avamposto romano di Placentia, dentro la quale si erano raccolti, dice uno storico, uomini abili al servizio militare per la difesa del paese, viene sfiorata da Annibale, che sulle rive della Trebbia sconfigge Scipione e si apre la strada verso Roma. L’impronta di citt militare non se la toglier pi di
    dosso: anche il suo primo patrono sar, nel IV secolo, un soldato: il centurione cristiano Antonino, martire della Legione Tebea di San Maurizio (il quale dovr invece attendere 15 secoli per diventare il protettore degli alpini).
    Municipio romano, libero Comune, Ducato e Signoria; Visconti, Sforza, Farnese, Borboni e Austriaci ne accentueranno il marchio d’origine. Anche nel nuovo stato italiano (Piacenza fu la prima citt italiana a votare l’annessione al Piemonte), rimase sede di guarnigione: troviamo i suoi volontari nei moti piemontesi, fra i Cacciatori delle Alpi e i Mille di Garibaldi. Medaglia d’Oro delle guerre del Risorgimento, sar Medaglia d’Argento della lotta di Resistenza.
    Nel 1882 si formano i primi sei reggimenti alpini e i battaglioni passano da 10 a 20: per sopperire alle nuove esigenze il personale attinto dai Distretti di Complemento. L’Appennino piacentino alimenta dapprima il Susa e l’ Exilles e in seguito il 3 Alpini e il 1 da Montagna. Dai commilitoni piemontesi e veneti, che ricordano le loro interminabili partite notturne a morra, i piacentini erano scherzosamente chiamati i chi m, frequente intercalare che significa semplicemente qui. E’ nata cos una tradizione di fratellanza alpina con le penne nere piemontesi, della quale la sezione si fatta interprete presenziando in forze ai raduni di Exilles, Susa e Fenestrelle.
    Durante la guerra di Libia perde la vita il tenente artigliere di montagna Rodolfo Boselli: decorato di medaglia d’Oro; stesso riconoscimento per l’alpino di Vernasca Giuseppe Sidoli, del btg Uork Amba, caduto durante le operazioni di rastrellamento seguite alla campagna etiopica. Nel dicembre 1940, a distanza di 25 giorni uno dall’altro, scompaiono sul fronte greco i gemelli sottotenenti Giulio e Livio Daturi, iscritti alla sezione dal 1939. Dopo il conflitto, il 21 febbraio 1948, quando gi quindici gruppi sono operativi la sezione riapre i battenti, mentre altri quindici si stanno formando: 723 sono i cappelli alpini che ritornano fra le brezze dell’Appennino dopo una breve sosta nella naftalina.
    Due anni dopo, alla presenza di cinque generali, fra i quali la M.O. Luigi Reverberi, si svolge il primo grande raduno del dopoguerra. E’ la Festa Granda, che d avvio a una lunga serie di manifestazioni annuali, programmate a turno nelle vallate montane e sempre caratterizzate da una larga partecipazione di autorit civili e militari e da un massiccio intervento della popolazione.
    La 50 edizione si tenuta nel settembre del 2001 a Bettola, in val Nure, sede di gruppo alpino, ma fiera dei suoi meriti… marinari, rivendicando su Genova e Spagna l’onore di aver dato i natali a Cristoforo Colombo oriundo bettolese, secondo la scritta riportata sul monumento che gli hanno eretto sulla piazza omonima: nella vicina Pradello si erge ancora la duecentesca Torre Colombo, casa natale della famiglia.
    Nel 1954 i soci superano quota mille e due anni dopo toccano i 1500. Nasce nel 1957 il Notiziario trimestrale, oggi sostituito da Radio Scarpa, quadrimestrale che esce con 3300 copie: diretto da Dino Lombardi.
    Nel 77 entra in attivit canora il coro Valnure, per raccontare le storie vecchie degli alpini, ma col tempo il suo repertorio si fa sempre pi ricco e diversificato; partecipa alle manifestazioni nazionali e sezionali e alle Rassegne dei cori di montagna. E’ diretto da don Gianrico Fornasari.
    L’anno 1961 consacrato al ritorno, dopo vent’anni di attesa, di numerosi caduti dai campi di battaglia, fra i quali la M.O. Giuseppe Sidoli, la M.A. Aldo Trovati, il cap. magg. Luigi Brusacchini, il geniere Medardo Castellana, il cap. magg. Aldo Fortezzi, il cap. magg. Aldo Castellani, l’aviere Giovanni Caravaggi.
    Ottant’anni di vita scanditi dal leit motiv di un nativo spirito di solidariet sociale, ormai assorbito e diventato patrimonio anche delle cellule pi periferiche: lo dimostrano i successi conseguiti negli ultimi anni dalle Collette Alimentari, con
    centinaia di quintali di derrate, raccolte e distribuite ad associazioni benefiche; ne fa fede la corale adesione all’iniziativa ANA degli Zaini alpini per i bambini africani destinati ovviamente non alle loro esili spalle ma ai loro occhi spalancati,
    alle mani tese, a volte a un sorriso. Hanno costruito una sede per le suore missionarie che si dedicano agli emigrati e inviato offerte alle missioni in Africa e in Sudamerica.
    A proposito di missioni all’estero, accogliendo la richiesta di aiuto dalla Caritas diocesana di Piacenza, sulle orme del venerabile Gianbattista Scalabrini, vescovo piacentino e fondatore delle congregazioni Scalabriniane, gli alpini della sezione sono intervenuti in Albania, nel 1996, a Jubani, nel territorio di Scutari, per ricostruire un grande edificio fatiscente, trasformandolo in un centro di accoglienza per giovani donne, attivit formative e socio educative e sanitarie. L’operato degli alpini ha coinvolto anche gli addetti alla manodopera locali, che hanno provveduto a formare professionalmente.
    Hanno anche donato apparecchiature varie (come i defibrillatori, essenziali per l’intervento urgente sugli infartuati) ad enti di pubblica assistenza e fornito mano d’opera per costruire un laboratorio di ricerche e sperimentazioni scolastiche.
    Curano tuttora le aree verdi dei giardini d’infanzia e quelle intitolate agli alpini caduti; intervengono a favore degli anziani e organizzano incontri con scolari e studenti, con dono di bandiere.
    Il Nucleo di Protezione civile non lo si trova tanto sulla carta quanto invece sul terreno, in Friuli, in Valtellina, in Armenia, a Rossosch, in Piemonte, in Umbria (Foligno). E proprio a Foligno, nel ’99, gli alpini piacentini hanno provveduto alla costruzione di un grande complesso scientifico scolastico la cui sede storica era stata devastata dal terremoto. Un aiuto giunto anche dalle sezioni di Sal e di Vicenza, ma sono state soprattutto le penne nere piacentine ad assumersi l’onere della ricostruzione. Ora il complesso comprende laboratori di chimica, fisica, biologia, una biblioteca, una sala multimediale, un auditorium e una serie di servizi logistici. Ultimo intervento, in ordine di tempo, il dormitorio per persone senza fissa dimora, nelle adiacenze della stazione ferroviaria di Piacenza. Un dormitorio trasformato in un piccolo gioiello grazie al lavoro di 45 alpini della sezione e del loro presidente Carlo Fumi, che a tempo di record (da marzo a giugno) hanno completamente ristrutturato un edificio delle Ferrovie, abbandonato da anni, trasformandolo in una struttura moderna ed accogliente. Gli alpini hanno eretto pareti, ricostruito gli impianti elettrici, id
    raulici e sanitari (attrezzandoli anche per portatori di handicap), posato i pavimenti e le contro soffittature.
    La struttura, in cui potranno passare la notte sia i senza dimora che persone in transito, stata voluta dall’assessore Servizi sociali Anna Braghieri e dal sindaco Gianguido Guidotto, con il concorso di vari enti assistenziali. Sar gestita dai volontari della Ronda della carit. All’inaugurazione, sindaco e assessore hanno ringraziato quanti hanno reso possibile quest’opera, ed in particolare gli alpini di Piacenza, che ancora una volta sono stati fedeli al motto: Onorare i morti, aiutando i vivi.



    Presidente:
    Carlo Fumi, nato a Piacenza nel 1932. Commercialista. Servizio militare. 1956:
    15 Corso AUC a Lecce e a Cesano Com.te Plotone cannoni s.r. all’8 Alpini,
    battaglione Cividale.



    Sezione:
    45 gruppi con circa tremila soci e 218 aggregati.
    Sede:
    Piazza Casali 7, Piacenza; tel. 0523 322980
    Vice presidente: gen. Giampietro Vivarelli.
    Cappellano: Don Giacomo Ferraglio.
    Medaglie d’Oro:
    ten. Rodolfo Boselli 1 rgt. Art. Mon. Derna (Libia) 3/3/1912
    alp. Giuseppe Sidoli btg. Alpini Uork Amba Etiopia 14/12/1938
    Giornale sezionale:
    Radio Scarpa. Direttore responsabile Dino Lombardi.