Storia di Pe: sulle orme dello zio caduto in Russia al racconto del vecchio capitano del Val Chiese

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    Questa è la conclusione di una storia cominciata nel gennaio 1943 quando, durante la ritirata in Russia, Giuseppe Pe, mitragliere del battaglione Val Chiese, venne colpito in pieno viso da un proiettile e cadde fulminato sull’arma. Sessantasei anni dopo, il nipote del Caduto cerca notizie dello zio: impresa difficile, se non impossibile, ma L’Alpino, o meglio gli alpini, sanno fare a volte dei miracoli.

    Il nostro giornale pubblica la notizia di questa ricerca e chi risponde?L’alpino Franco Pantani, che era il porta munizioni di Pe e che, contattato da Amadini, racconta gli ultimi istanti della battaglia e la fine del mitragliere del Val Chiese. Manca ancora una tessera al mosaico di questa storia: trovare l’allora capitano Giorgio Gaza, ammesso che sia ancora vivo È, per sua fortuna, ben vivo e vegeto, abita a Ravensburg, in Germania, poco distante dal confine con la Svizzera, e si mette in contatto con Amadini, che risiede proprio in Svizzera

    L’incontro è davvero commovente, fra l’incredulità del capitano che sente rievocare tanti ricordi dal nipote di uno dei suoi alpini. È stato come un film a ritroso nel tempo ci ha scritto Giuseppe Amadini un racconto di fatti e testimonianze che sono parte del nostro patrimonio . Finisce qui questa storia. Non è soltanto un piccolo momento di guerra, della vita d’un uomo che se ne va in un soffio, d’una piccola, grande tragedia umana. È anche la storia d’amore di famiglia, di alpini che non si arrendono, del desiderio e della testardaggine di mettere ogni cosa a posto. Anche i ricordi.

    Chi dice che la storia non può essere cambiata?