STORIA CARNICA Carnia, terra scarpona per eccellenza

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    di Giovanni Lugaresi


    Quando passano gli iscritti a questa sezione, nella sfilata conclusiva delle Adunate nazionali, c’ sempre una scritta che non pu non provocare emozione: quella emozione derivante da una memoria tutt’altro che spenta anzi, pi che mai viva, almeno per il popolo delle penne nere. Sfilano con noi si legge in uno striscione Maria Plozner Mentil e le portatrici carniche. Che non erano ovviamente alpini, ma che nella Grande Guerra, con le penne nere condivisero stenti, sacrifici, rischi, portando in prima linea nelle loro leggendarie gerle viveri, bevande e munizioni.
    Quella di annoverare le portatrici carniche una unicit della Sezione, tanto caratteristica quanto esaltante: fino a pochi anni fa qualcuna di queste eroiche donne sfilava e a buon diritto in testa alla sezione, alle Adunate nazionali.
    Sar un caso, ma dal territorio della sezione delle portatrici carniche oggi proviene una delle primissime donne alpino: Stefania Rovis, classe 1978, residente a Mione di Ovaro, in servizio di leva nel 14 reggimento della Julia di stanza a Venzone. Una sorta insomma, d continuit fra passato e presente, in una terra alpina per eccellenza.
    E tanto alpina che ancorch piccola, fra le meno numerose dell’ANA, quella Carnica nacque presto, nel 1923, con trentun soci animati da Ilario Candussio. Tanti di quei reduci del primo conflitto mondiale che subito aderirono alla nuova associazione erano decorati al valor militare, e non pochi erano i mutilati. Nella sua lunga storia, la Carnica presenta una caratteristica: l’aumento continuo di iscritti, la passione per la memoria, lo spirito di solidariet e di attaccamento alla terra in uno degli ultimi lembi di Italia. L’attivit delle penne nere carniche si manifestata in tutti gli impegni di volontariato presi a livello nazionale, ad iniziare dalla ricostruzione della propria terra, il Friuli, devastata dal terremoto nel ’76, lavorando nei cantieri di Moggio Udinese, di Cavazzo Carnico e Villa Santina.
    E poi, volontari a Rossosch per l’Operazione Sorriso, e nelle varie calamit naturali, in soccorso alle popolazioni colpite. Particolarmente importante il concorso nell’operazione in Armenia, all’indomani del terremoto del 1989: i benemeriti soci Andrea Bergnach e Walter Zucchiatti prestano la loro opera all’ospedale da Campo dell’A.N.A., il primo quale chirurgo e direttore sanitario ed il secondo come chirurgo.
    Poi vengono gli interventi durante l’alluvione in Valtellina, quella in
    Francia dopo la tempesta di vento che ha sconvolto un’intera provincia, l’operazione Arcobaleno, in Albania: volontariato puro, in soccorso e a sostegno delle migliaia di profughi kosovari che fuggivano dalla tragedia d’una guerra feroce. Quanto all’azione in loco, gli alpini sono continuamente impegnati nella manutenzione dei sentieri montani e nel restauro o ripristino nei monumenti storici legati agli eventi della Grande Guerra, pur non mancando una presenza non trascurabile in campo sociale. Si pensi che la sede del gruppo Tita Copetti di Tolmezzo aperta a tutti gli anziani della cittadina, che vi si danno convegno per uno stare insieme che rappresenta un tutt’uno con le penne nere. E ancora, ogni anno il gioved Grasso, sono gli alpini di Tolmezzo ad organizzare una grande festa per i bambini.
    Ma il fiore all’occhiello nel settore della umana solidariet, per la sezione, rappresentato dalla ristrutturazione della Casa di Zovello (per le vacanze dei bambini affetti da sindrome Down) ristrutturazione conclusa nel 1997 dopo alcuni anni di lavoro, con l’impegno di 94 volontari impegnati nei fine settimana.
    Sul piano della tutela dei monumenti e del patrimonio storicoarchitettonico locale, spiccano i lavori di ripristino e di recupero delle chiesette di Pal Piccolo e di Pal Grande s che dal 1987 viene organizzato un pellegrinaggio non soltanto delle penne nere carniche ma anche di quelle friulane pi in generale e di altre associazioni d’Arma. E, ancora, si deve all’impegno degli alpini la costruzione della Chiesetta del Santo Redentore a Malga Pzzul (oltre i 1500 metri), ugualmente meta di locali e turisti nel periodo estivo.
    Sul fronte delle calamit naturali, la presenza della sezione Carnica si intensificata in particolare dopo la costituzione (1993) di un nucleo di Protezione civile particolarmente attivo.
    Ma dire Carnia , ovviamente dire montagna. E un antesignano in una certa direzione si dimostr l’allora presidente Alceste Mainardis, istituendo nel 1979 il Premio fedelt alla montagna carnica, con la finalit di conferire un riconoscimento ai valligiani che dimostrino particolare attaccamento alle strutture sociali dell’ambiente nel quale vivono.
    L’attivit sportiva non estranea alle penne nere di quass. La sezione organizza annualmente due gare di sci: giunto alla 33 edizione il campionato regionale di fondo e all’undicesima il Campionato sezionale di slalom gigante. Da sette anni, poi, viene organizzata la gara di tiro a segno con fucile di ordinanza Garand riservata agli alpini della zona e intitolata allo scomparso Domenico Bellina, figura di primo piano nella specialit e molto nota nella regione.
    Sezione di un territorio di frontiera, la Carnica ha instaurato anche rapporti di buon vicinato con le associazioni combattentistiche della Valle del Gail, l’OKB di Mauthen, Dellach, Hermagor e Rattendorf, che partecipano agli incontri delle penne nere in un clima di serenit e di comunanza di sentimenti.
    E infine, col contributo di tutta la popolazione, ecco una impresa che venuta a colmare una lacuna. Se c’ una terra dove un monumento all’alpino aveva senso, questa era la Carnia.
    Ebbene, fino al 2001 questa testimonianza non c’era. Adesso stata realizzata. Si trova in Piazza Vittorio Veneto, nella quale durante la Grande Guerra arrivavano le penne nere poi destinate ai vari punti del fronte. L stata sistemata una bella statua in bronzo alta due metri e quaranta (pi il basamento) opera dello scultore Renzo Lazzarini di Forno di Zoldo (Belluno); raffigura un alpino ed stata pagata dalle penne nere e da tutta la popolazione coinvolta nell’iniziativa. Un coinvolgimento che non ha avuto bisogno di particolari sollecitazioni in virt proprio di una realt che vuole la Carnia terra scarpona per eccellenza.


    Presidente




    Pietro Saldari nato a Milano nel 1933. Ufficiale di carriera, sottotenente di prima nomina, fu assegnato nel 1955 all’11 raggruppamento Alpini d’arresto a Tolmezzo, e quindi in vari reparti di penne nere in Friuli. Nel 1963 fu trasferito a Torino, quindi, nel 1965, al 1 battaglione Fanteria di Montagna ad Artegna, dove rimase fino al termine dell’esperimento di tale tipo di reparto; quindi, fu trasferito, sempre ad Artegna, al Comando del 2 reparto salmerie di Corpo d’Armata. Promosso maggiore, nel 1973 venne trasferito al Comando della Brigata Julia dove
    rimasto sino all’atto del congedo, per limiti di et, avvenuto nel 1989 col grado di colonnello. Prima di lui, presidenti della sezione Carnica erano stati: Ilario Candussio, Oviedo Fabbro, Ferdinando Antoniacomi, Alceste Mainardis, Adriano Gransinigh, Pier Luigi Giampaoli.
    Vice presidenti:
    Arturo Penna e Adriano Cossetti;
    Giornale sezionale:
    Carnia Alpina; Direttore responsabile Fausto Corraduzza
    Sezione:
    2512 soci suddivisi in 31 gruppi; 660 sono gli amici degli alpini.
    Sede: La sede ospitata nella caserma Cantore di Tolmezzo, sede del 3 artiglieria da montagna, in Via Paschini 19/E, Tolmezzo Udine); tel. 0433 466136.
    Medaglie d’Oro al Valor Militare: Anselmo Durigon, di Rigolato (UD): fronte del Don 20/1/1943