Stiamo a vedere

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    Avevo pensato di scriverle fin dal primo momento in cui avevo sentito la presentazione del prossimo “reality”, programmato su Rai2, a partire dal 19 di gennaio. Il titolo, da solo, mi aveva fatto sussultare: “La caserma”! Sarà per via dell’età e per essere figlia di un militare di carriera, ma per me la caserma è un luogo molto lontano da qualsiasi forma di spettacolo; volendo badare agli aspetti meno positivi, è un luogo in cui le regole disciplinari sono rigide, dove esiste una gerarchia netta e molto chiara, fatto che a volte può dare adito a degenerazioni, nel linguaggio e nella estremizzazione del rapporto recluta-anziano. Volendo essere più positivi, la caserma è lo spazio fisico di vita in comune, dove i militari condividono esperienze formative, sia nella preparazione specifica che nel comportamento sociale. Come posso accettare che qualcuno realizzi uno spettacolo, perché tale sarà, adottando le forme esteriori che caratterizzano la vita militare, ma nella sostanza tutto sarà fiction? La scelta di scrivere dopo parecchi giorni di perplessità, è stata determinata dalla lettura su L’Alpin Valdoten, della riflessione del Presidente Bionaz, a proposito delle ore di volontariato dei soci della Sezione valdostana nei mesi di emergenza da Covid-19. Se tornassimo ad un servizio di leva obbligatorio basterebbero 6/8 mesi, fatti bene, avremmo non solo una società giovane migliore, ma lo Stato avrebbe i necessari ricambi di persone che, magari borbottando, sanno operare a favore degli altri senza nulla chiedere ma secondo precisi e ordinati principi. Che cosa potranno imparare i 21 giovani, selezionati secondo criteri, ovviamente, di spettacolo e di audience? Una volta usciti dalla caserma, in quale modo potranno essere “utili” alla società civile?

    Margherita Barsimi

    Mi perdoni, gentile signora, se mi sono permesso di sforbiciare la sua lunga e intelligente lettera. Le dirò che anch’io sarei tentato istintivamente di schierarmi con lei e con la sua denuncia. Però preferisco attendere e vedere. E sa perché? Da poco tempo hanno finito di trasmettere un programma analogo, titolato “Il Collegio”, in cui si riviveva il mondo della scuola, ambientato negli ultimi decenni del Novecento. Anche là tutto era funzionale allo spettacolo, ma lei non può immaginare quanti adolescenti sono finiti a commentare sui social i valori che percepivano da quello stile di scuola, dove il dovere di educare veniva prima di quello di insegnare.