Stanchi e felici

    0
    103

    La quarta e ultima gara di queste magnifiche Alpiniadi si svolge a Breganze ed è valida per il 42º Campionato nazionale Ana di corsa in montagna a staffetta. Sono stati circa 580 atleti di tutte le Sezioni Ana che si sono cimentati in un percorso di 8 chilometri. Il tracciato si snoda in saliscendi con quasi 350 metri totali di dislivello, fra le colline, boschetti e vigneti, che il Gruppo locale, guidato da Luca Brian, ha provveduto a preparare, curare e presidiare. Sono previste due partenze distinte: la prima alle 8,30 per tutte le categorie (esclusa la A1) in cui ogni staffetta è composta da due atleti.

    La seconda partenza alle 9,30 per gli atleti della categoria A1, senza limite di età, con staffetta composta da tre atleti, che concorrerà per il titolo italiano. Di prima mattina cominciano ad arrivare gli atleti e gli organizzatori, accolti da un cielo senza nuvole a preannunciare sole e caldo, e a creare apprensione in qualche concorrente. È bello vedere gli atleti che si preparano e fanno riscaldamento; qualcuno ha partecipato anche alle gare dei giorni precedenti e chiede informazioni sul percorso, davanti alla foto aerea che descrive il tracciato. Interessa l’altimetria, se ci sono salite e se si resta esposti al sole; dopo le fatiche dei giorni scorsi e un po’ di acido lattico nei muscoli, si spera di finire in bellezza.

    Considerevole anche la presenza di atlete. Gli organizzatori si danno da fare, il percorso è presidiato, le operazioni di spunta procedono regolarmente. Lo speaker mette in guardia dalle brutte sorprese: “Fate attenzione alle prime due curve a destra, a 60 metri dalla partenza!”. Alle 8,30 un colpo di pistola dà il via alle gare. Il cambio fra primo e secondo staffettista comincerà fra poco più di mezz’ora, nel frattempo gli altri atleti si riscaldano. Dopo 33 minuti il primo cambio: sono stati velocissimi e i cambi si susseguono in rapida sequenza. Chiediamo le prime impressioni ai partecipanti. Mario di Ivrea, che ha gareggiato anche nei giorni precedenti, conferma che il tracciato è abbastanza tecnico ma agevole per la corsa, molto ben segnato e con paesaggio naturalistico gradevole. Secondo Damiano invece il percorso è tecnico e “taglia gambe”. Intanto i cambi si susseguono.

    La partenza della gara degli atleti di categoria A1, che corrono per il titolo nazionale con tre staffettisti, subisce un ritardo di 10 minuti per la concomitanza dell’arrivo della prima gara. Ma ecco che arrivano i primi atleti e lo speaker scandisce le Sezioni di appartenenza: Verona, Verona, Torino, Trento, Belluno… Finalmente la partenza della categoria A1 che gareggia per il titolo italiano. Dalla zona dell’arrivo si intravede in lontananza l’ultimo tratto di percorso in ripida discesa dalla collina e i concorrenti appaiono e scompaiono come meteore, impegnati nell’ultimo chilometro. Dopo poco più di trenta minuti dalla partenza arriva il primo cambio della categoria A1; passano velocissimi; i primi sei in rapida successione, un breve intervallo e poi gli altri.

    Nel frattempo taglia il traguardo l’ultimo cambio della prima corsa: è Eduardo Dal Pozzo, 72 anni, che ha partecipato a tutte e quattro le gare! Eroico! Dà il cambio con un abbraccio a Silvano Rossetto, di 7 anni più giovane. In molti si chiedono: “Arriverà?”. Certo che completerà la gara, i vecchi alpini hanno spirito indomito e non mollano mai! Viene preannunciato il secondo cambio degli A1. Passa per primo il numero 67 di Pinerolo, che aveva ricevuto il primo cambio in ottava posizione ma ora è in testa e impone un distacco significativo al secondo.

    Intanto si susseguono gli arrivi della prima gara e più di qualche atleta confessa di aver sofferto il caldo e non vede l’ora di rinfrescarsi e dissetarsi. Ed ecco l’arrivo del nuovo campione: la Sezione di Pinerolo con Massimo Lasina, Gianluca Ferrato e Claudio Garnier! Il secondo frazionista ha fatto veramente la differenza. Poi arrivano la Carnica, due squadre di Bergamo, la Valtellinese, Feltre, Belluno… Arriva anche l’ultimo della prima gara: lamenta un problema al nervo sciatico che non gli ha permesso di correre e allora ha fatto il percorso con una camminata veloce ma è felice di essere arrivato anche lui. È Attilio Tavara, 74 anni di Verona.

    Hanno gareggiato in questi giorni anche il nipote e il figlio, ma lui non è stato da meno e come si dice “buon sangue di alpino non mente”. Compare qualche borsa di ghiaccio allacciata ad un ginocchio, un cardiofrequenzimetro che dice che tutto è in ordine, ciabatte infradito, un atleta che si siede tutto vestito sotto una fontanella per una bella doccia. Tanto sudore, tanta fatica, ma anche tanta soddisfazione per aver portato a termine la gara con il massimo impegno, da bravi alpini. Visi stanchi ma contenti di aver partecipato ad una manifestazione bella e riuscita, con uno spirito alpino al massimo grado.