Speranza nel futuro

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    Si è svolto il 63º annuale incontro al Monumento-sacello faro “Julia” di Tarcento, nel ricordo dell’eroismo di questa gloriosa divisione, che dal 1935 si fregia del motto “Nomine tanto firmissima” (con un tale nome saldissima). Ed è dall’ormai lontano settembre del 1954 che, anno dopo anno, sul Monte Bernadia che sovrasta la pianura tarcentina, nelle Prealpi Giulie, si ripete questo particolare momento, che dal 1993 è stato inserito tra le cerimonie alpine nazionali, con la partecipazione periodica del Labaro.

    Il 2021, per gli alpini di queste vallate, non rappresenta però solo un anno di austerità nelle cerimonie e negli incontri in genere, ma anche il ricordo mai sopito della distruzione del monumento nella tragica notte tra il 7 e l’8 dicembre 1960 – quindi sessant’anni fa – quando un fulmine colpì l’opera, danneggiandola gravemente. Squarciata in due l’enorme penna alpina in cemento armato, abbattuto il faro tricolore e scaraventato ai piedi della scalinata assieme al cancelletto che chiudeva la cappelletta con le sei salme e lesionata la Madonnina posta sopra l’altare.

    Era stato inaugurato nel settembre del 1958 e possiamo quindi immaginare la rabbia e la disperazione di quanti si erano prodigati per quattro anni nella realizzazione di quel ricordo, voluto e ideato dall’indimenticato colonnello Enrico Mattighello, ad imperitura memoria dell’eroismo dei nostri soldati. Nell’immediato si provvide a traslare le salme nella chiesetta della pace nella sottostante borgata di Useunt, mentre la Madonnina della Julia, dono dell’arciprete di Tarcento, prendeva la via del restauro. Fin dalla primavera seguente, il Comitato per la gestione e la custodia del faro e d’intesa con Onor Caduti, cui la cappella competeva, si riattivò per ricostruire il monumento, che in breve tempo risorse come prima, anzi più bello e più forte di prima.

    Grande fu la soddisfazione nella cerimonia del 3 settembre 1961 quindi, quando alla base del monumento, seppur ancora ingabbiato, il cappellano dell’8º Alpini, don Giuseppe Montolli, assistito da padre Generoso, celebrando la Messa al campo ricordava la tenace volontà alpina, che non era mai venuta meno, neppure in questo particolare frangente. Il 4 novembre seguente, fu riacceso il nuovo faro, che irradiando la sua luce tricolore nelle sottostanti vallate, comunicava la continuità di una memoria sempre viva, in attesa dell’inaugurazione ufficiale, che avrà luogo nel settembre dell’anno seguente.

    Ecco quindi l’ideale collegamento di fede e di speranza nella continuità che da sempre caratterizza le nostre popolazioni, nel rispetto delle più schiette tradizioni alpine, imperniate sull’impegno e sulla volontà di superare ostacoli o avversità, con la speranza di un domani migliore, nonostante le incertezze del momento. Il 12 settembre scorso la bella mattinata di sole ha indubbiamente favorito la buona partecipazione alla cerimonia. Il Labaro, scortato dal Presidente nazionale Sebastiano Favero e dai Consiglieri nazionali, è salito al monumento, che nella sottostante cappella custodisce i resti di sei Caduti tarcentini e che quindi merita la nostra massima considerazione e rispetto.

    Sui primi gradini della scala antistante il monumento, vediamo schierati una ventina di vessilli sezionali con i rispettivi presidenti, seguiti dai gagliardetti dei gruppi alpini, mentre le bandiere di associazioni combattentistiche e d’Arma sono schierate ai lati dei pennoni porta bandiera, assieme ai gonfaloni comunali di Tarcento e Lusevera. Per ricordare i nostri Caduti e nel recente centenario della traslazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria a Roma, il Comune ha voluto titolare il piazzale del monumento della Julia (e del vicino forte) alla memoria di questo soldato sconosciuto.

    Tra le autorità presenti, il Presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Pietro Mauro Zanin, il sindaco di Tarcento Mauro Steccati, di Lusevera Luca Paoloni, di Magnano in Riviera Roberta Moro e altri amministratori pubblici, il nuovo comandante della Julia, gen. B. Fabio Majoli, accompagnato dai comandanti di reparto. A fare gli onori di casa, il Presidente della Sezione di Udine, Soravito de Franceschi con il Consiglio direttivo. Una voce fuori campo ripercorreva le principali vicende storiche del monumento-faro, dal 1954 ad oggi. Il ricordo solenne di questo incontro ha avuto inizio con l’ingresso della fanfara e picchetto armato della Julia, seguito dal Labaro, cui ha fatto seguito l’alzabandiera. La funzione religiosa è stata celebrata dal nuovo cappellano della Julia, don Marco Minin, sull’altare da campo ai piedi della scalinata ed è iniziata con “Signore delle cime”, eseguito dal coro sezionale Ana Udine-Gruppo di Codroipo.

    Infine il Presidente Soravito ha letto la Preghiera dell’Alpino e sulle note del Piave sono stati tributati gli onori ai Caduti custoditi nella cripta, con la deposizione di una corona da parte delle autorità che hanno posto anche un serto floreale presso la targa che ricorda i morti della Julia nelle recenti missioni in Afghanistan.

    Paolo Montina