Bandiere sul Tomba

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    L’annuale appuntamento per la solenne cerimonia – “per non dimenticare” – sul Monte Tomba si è aperto all’insegna di un tempo splendido, addirittura insperato che, nonostante i limiti vigenti per l’emergenza Covid, ha richiamato una folta schiera di alpini. C’è il desiderio di ritrovarsi, di rinnovare i riti di amicizia e solidarietà, uniti all’ufficialità dei momenti importanti. C’è un bisogno quasi fisico di stringere nuovamente le mani, di rivedere la marea dei cappelli che finalmente si riuniscono.

    La parte iniziale della mattinata trascorre così, incontrando i “brutti musi” che per mesi siamo stati costretti a scrutare attraverso uno schermo e brindiamo con gli amici ritrovati, confidandoci l’importanza di riprendere le nostre attività. Al Tomba sono presenti le delegazioni dei Paesi un tempo nostri avversari e che ora sono affratellati nel ricordo dei propri Caduti. I nemici del passato, ora tutti parte integrante dell’Unione Europea, si stringono nel commemorare quei giovani che, da una parte o dall’altra, furono vittime di una guerra insensata e folle: proprio il loro sacrificio fu da monito per le successive generazioni.

    Grande accoglienza già nei giorni precedenti, quindi, alle rappresentanze di Germania e Ungheria che hanno goduto dell’ospitalità semplice e schietta degli alpini della Sezione. La cerimonia ufficiale è il momento più solenne, quello che non può lasciare indifferente nessuno. Vengono issate le Bandiere – una per una – di tutti i Paesi allora belligeranti, ognuna accompagnata dal proprio inno, suonato dalla banda musicale di Pederobba. Ciascuno corre con la memoria ai propri cari, ai nonni o bisnonni che, giovanissimi, hanno dato la loro vita per lasciarci un mondo migliore: dobbiamo averlo sempre presente pensando a tutte le “agevolazioni” di cui oggidì noi godiamo e che ad essi furono negate.

    La Messa al campo è stata officiata da Giuseppe Francescon dei Padri Cavanis che ha presentato un’omelia schietta e senza fronzoli, di quelle che colpiscono e arrivano direttamente al cuore, mentre il coro Valcavasia ha sottolineato i momenti salienti della cerimonia. I discorsi ufficiali sono stati aperti dal saluto del Capogruppo di Cavaso, Roberto Gnesotto, quindi gli interventi del Consigliere nazionale Roberto Genero, accompagnato dal Consigliere Daniele Bassetto, del Direttore generale Ana Alfonsino Ercole e del Presidente Sezionale Giuseppe Rugolo che, partendo dalla discussa frase della Preghiera dell’Alpino “armati come siamo di Fede e di Amore”, spiega con chiarezza quali siano le nostre “armi” e come le vicende belliche che siamo oggi a ricordare abbiano condotto gli alpini sulla via della solidarietà che solo “fede e amore” consentono di raggiungere.

    Come ogni cerimonia alpina, finita l’ufficialità, subentra il momento conviviale, sempre nel rispetto delle normative vigenti: ed è uno spettacolo poter tornare ad una quasi normalità. L’appuntamento del 2022 vedrà una la cerimonia solenne a carattere nazionale, con la presenza del Labaro.

    Alberto Strobbe