SONDRIO Lasciateci lavorare per almeno altri 80 anni!

    0
    71

    La sezione ha celebrato l’anniversario con un’intensa settimana di appuntamenti.

    di Marino Amonini


    La storia degli alpini è la storia della nostra terra e la Provincia si sente fortemente impegnata affinché il Corpo degli Alpini sia mantenuto .
    In questa sintesi, pronunciata nel discorso conclusivo dal presidente dell’Amministrazione provinciale, l’on. Eugenio Tarabini, c’è passato, presente ed una precisa indicazione per il nostro futuro.
    Il passato lo stiamo scrivendo in un libro che tra qualche mese sarà in casa di ogni penna nera dallo Spluga allo Stelvio, il presente è rappresentato dal nostro valligiano ten. col. Luca Covelli alla guida del btg. Susa al quale è affidato un delicato compito di pacificazione a Kabul, nell’Afghanistan post talebani. L’attualità parla di un prossimo invio di un migliaio di alpini a dar man forte alle forze internazionali impiegate in quell’insidioso e tormentato territorio che si vuol pacificare.
    Sul futuro gravano tutte le incertezze che avvolgono il nuovo modello di difesa , del quale hanno parlato il nostro presidente nazionale Beppe Parazzini, e il gen. Girolamo Scozzaro, comandante della Tridentina , esponenti di punta dell’interessante convegno Valtellina terra di alpini ancora oggi , tenuto a Sondrio nel ricco programma dei momenti celebrativi dell’80º.
    A fare gli onori di casa, il consigliere nazionale Piero Camanni ed il presidente sezionale Ettore Leali, che hanno aperto una settimana di appuntamenti cominciata con l’inaugurazione di una pregevole rassegna curata da Giampaolo Brianti, di cartoline reggimentali, documenti e foto alpine di Edo Mezzera, cimeli e testimonianze raccolte da Alberto e Federico Vido sui fronti dello Stelvio e dell’Adamello.
    Al convegno, che ha avuto nella decana dei giornalisti sondriesi Giuliana Cerretti un’abile moderatrice, hanno fornito un prezioso contributo, oltre ai già citati vertici, lo scrittore Giovanni Lugaresi, firma nota ai lettori de L’Alpino, e numerosi amministratori nonchè il sen. Fiorello Provera.
    Il concerto serale del collaudato e valente Corpo Musicale di Chiavenna in uno dei salotti buoni del capoluogo, la colorata sfilata domenicale con la S. Messa, celebrata da mons. Botta che ha sottolineato le figure a noi più care, i discorsi commemorativi ed un imponente rancio conclusivo hanno chiuso una intensa stagione di appuntamenti. Ottima l’organizzazione, curata dalla sezione: tutti hanno dato il meglio ed alla fine come sempre accade tutti stanchi, ma soddisfatti del buon lavoro compiuto.
    Infatti, la settimana conclusiva dei festeggiamenti era solo uno dei momenti del trittico che ha visto la sezione Valtellinese prodursi in significativi appuntamenti in questo 2002, Anno internazionale delle montagne, il cui primo banco di prova è stata l’esercitazione intersezionale del 7 8 9 giugno, a Morbegno. Alla presenza del vicepresidente vicario Corrado Perona e dei vertici della P.C. Sarti e Greppi, 2.326 volontari di 16 sezioni emiliane e lombarde hanno riconfermato le tante cose buone che sappiamo fare: in 57 Comuni tra la Valchiavenna e l’Alta Valle hanno prodotto efficaci e significativi interventi sul territorio ripulendo alvei, costruendo muretti e piazzole antincendio, sfidando anche condizioni metereologiche avverse.
    Siamo qui perché siamo alpini , recitava lo slogan sul maestoso pannello montano che dominava l’ampia plateadel polo fieristico: una eloquente risposta a
    cittadini ed amministratori distratti e sordi ai richiami di impegno civile e solidale.
    Inutile richiamarsi alla cronaca di quei giorni; i ricordi sono vivi nei protagonisti dell’esercitazione, le opere restano e meglio di ogni nota documentano il grande impegno profuso, oltre ad ammonire tutti sulla sacrosanta necessità di intensificarle visto anche che le ripetute piogge e le altre avversità climatiche stanno producendo pesantissimi danni.
    Neanche il tempo di fiatare che, il 15 16 giugno, la sezione Valtellinese accoglieva i 210 atleti, a Ponte Valtellina, per il 26º Campionato nazionale di corsa in montagna a staffetta. Un record di presenze per conquistare l’ambito titolo tricolore su un eccellente percorso tecnico, collaudato da Bruno Gianatti, esperto e dinamico dirigente ai vertici della Fidal, con alle spalle sei lustri di organizzazione della titolata Ponte in Fiore .
    Il dominio bergamasco ha ribadito la scuola e la forza orobica; i padroni di casa hanno onorato con la piazza d’onore una crescita di movimento sportivo che lascia ben sperare.
    Soddisfatti i consiglieri nazionali Martini, Sonzogni e Camanni che hanno vissuto questa due giorni agonistica ammirando, unitamente a penne nere e cittadini, le performances di questi camosci forti ed agili.
    Merita una sottolineatura la buona organizzazione che ha visto nel gruppo di Ponte Valtellina con il suo brillante capogruppo Giacomo Beltramini, l’amministrazione comunale ed il concorso della sezione e di alcuni gruppi limitrofi gli artefici di questo positivo appuntamento.
    Il presidente sezionale Ettore Leali onora da par suo l’impegno assunto e dà continuità a quell’azione ideale iniziata il 17 aprile del 1922 dal prof. Brunetti, passata attraverso stagioni pacifiche con Diego Scarì, Arnaldo Sertoli, Mario Pizzala, interrotta da un devastante conflitto mondiale, ripresa da Giulio Faggi, Fulvio Pedrazzini, Celso Dell’Orsina, Arnaldo Negri, Domenico Carini, Gino Azzola, Angelo Bonomi, Piero Camanni in altre stagioni di progressivo benessere fino ai nostri difficili giorni in cui possiamo identificarci come scogli lambiti da numerosi marosi pronti inutilmente però a cancellarci.
    In 5.569 alpini, spalleggiati dai 775 aggregati della nostra sezione e dai 1400 soci della sezione valtellinese di Tirano resistiamo, compiendo unicamente il nostro dovere per testimoniare che la Valtellina terra di alpini ancora oggi c’è.
    Stiamo preparando il libro della sezione, stiamo organizzando il 37º Campionato nazionale di slalom a Chiesa Valmalenco, stiamo imparando la strada per Aosta . insomma lasciateci lavorare per almeno altri ottant’ anni!