Signore delle Cime Da 50 anni la preghiera pi cantata e amata dagli alpini

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    Con la nebbia lo spazio perde i suoi contorni e diventa infinito e intimo allo stesso momento. Ogni cosa, ogni situazione assume i contorni di una favola perché senza punti di riferimento precisi la fantasia è costretta a lavorare di più.

     

    È così che, lo scorso 22 settembre, ho trovato il rifugio Bepi Bertagnoli nella Valle del Chiampo. Una nuvola imprigionata tra le montagne, come un enorme fiocco di bambagia, avvolgeva i mille amici accorsi per festeggiare, con i Crodaioli di Bepi De Marzi, il 50º anniversario della prima esecuzione di Signore delle Cime e dell’intensa attività di questo magnifico coro. Così ho potuto vivere questa bella fiaba. Sono arrivato che la S. Messa era già iniziata il prete parlava, i Crodaioli cantavano e con loro tutti i presenti.

    Mille persone strette attorno a De Marzi e al suo Coro, per manifestare l’affetto e la gratitudine per questi 50 anni di musica e di poesia. Dopo pranzo tutti attorno ai Crodaioli per ripercorrere la loro storia bella e prestigiosa cantando, tutti assieme, le loro canzoni. È difficile raccontare e descrivere un’emozione. Posso solo dirvi che alla fine, quando sono salito in sella alla moto per tornare a Milano, mi sono accorto che faceva un gran freddo: segno che il calore della festa mi aveva accompagnato per tutta la giornata.

    Ero già stato al Bertagnoli cinque anni fa, ma questa volta, oltre all’affetto che mi lega al Maestro, al rifugio mi ha portato anche il desiderio del Presidente Nazionale di lasciare a Bepi De Marzi un segno della stima e della gratitudine dell’Associazione Nazionale Alpini per la sua intensa attività. E così, con tanta emozione, ho consegnato la targa dell’Associazione e ho letto il messaggio che il presidente Corrado Perona mi aveva affidato. Caro Maestro, so che in questi giorni si festeggia il cinquantesimo anniversario Signore delle Cime Da 50 anni la preghiera più cantata e amata dagli alpini di Cesare Lavizzari della prima esecuzione di Signore delle Cime’ e della magnifica attività dei tuoi Crodaioli’.

    Permettimi, pertanto, di consegnarti, a nome dell’Associazione Nazionale Alpini, questa targa che rappresenta l’alpino nella tormenta, in segno della nostra riconoscenza per la tua lunga attività e per tutto quello che la tua arte e la tua sensibilità hanno saputo regalarci. Come pochi, infatti, hai saputo interpretare e descrivere lo spirito degli alpini, le loro ansie, le paure, le speranze, le disillusioni, ma anche la loro profonda umanità.

    Come pochi hai saputo esprimere la grandezza di questi semplici uomini della montagna. Sei riuscito ad entrare nei nostri cuori e ci hai aiutato a riflettere sulla lezione che questi ragazzi ci avevano lasciato. Hai descritto le tue, le nostre montagne, e hai saputo gridare lo sdegno per il loro degrado e la preoccupazione per il loro spopolamento.

    Ci hai aiutato a conservare la memoria di un mondo che non crediamo essere sparito, ma solo sopito e un po’ soffocato da una quotidianità che fatichiamo a comprendere. So che il momento non è dei più semplici, caro Maestro, ma sono certo che, come l’Alpino nella tormenta, saprai resistere sino a quando tornerà di nuovo a splendere il sole. La famiglia degli alpini ti è grata per tutto quello che hai fatto e che sicuramente continuerai a fare .

    Dal canto mio posso solo aggiungere: grazie Maestro! Anche per la bella giornata passata in una nuvola nella valle del Chiampo.

    Cesare Lavizzari

    Pubblicato sul numero di dicembre 2008 de L’Alpino.