Semplici e veri

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    «Qui è successo. Qui hanno combattuto. Qui sono caduti ». Con queste parole lo speaker ha aperto la celebrazione del pellegrinaggio in Ortigara del 2023. Una celebrazione semplice, forse perché si svolge su un campo d battaglia, forse perché costa fatica arrivare in cima.

    L’atmosfera che si respirava era di grande compostezza. «Ricordiamoci che proprio qui, da questa spianata, gli alpini sono giunti in vetta, per primo il cap. Parolari o forse il cap. Perego, uno dei tanti misteri che ancora avvolgono questa cima. Però mi piace pensare che per primo sia giunto in cima un semplice alpino di truppa a rappresentare tutti i suoi compagni, caduti per farlo arrivare fin lì», con queste parole lo speaker ha invitato i pellegrini ad un gesto che possiamo considerare rivoluzionario nella nostra società avvezza allo strepito e alla frenesia: ha invitato al silenzio e ad immergersi nell’atmosfera di allora, immaginando le voci degli alpini e dei loro avversari che qui sono caduti. Dopo l’alzabandiera, accompagnata dal Canto degli Italiani, è stato il momento degli interventi. Primo a prendere la parola il comandante delle Truppe Alpine gen. C.A. Ignazio Gamba che ha ricordato come l’Ortigara sia stato il punto di inizio delle tante attività degli alpini in congedo nella ricorrenza del 104º compleanno dell’Ana.

    Ha poi osservato la significativa presenza di tanti alpini, con i loro vessilli e gagliardetti, ma soprattutto di tanta gente comune a significare che l’Italia c’è ancora, un’Italia che crede ancora nei valori della solidarietà e della pace. Il presidente nazionale Sebastiano Favero ha ringraziato per la partecipazione a questo importante momento di memoria: «L’Ortigara è per noi un monte sacro, è il monte del ricordo. Ma il ricordo ci deve far guardare al futuro, ci deve far lavorare tutti assieme per il bene dell’Italia, per testimoniare e diffondere il messaggio di condivisione dei nostri valori».

    La Messa è stata concelebrata da don Federico, parroco di Enego, dal cappellano militare sloveno don Milan Pregeli, che da molti anni partecipa al pellegrinaggio, assieme ai suoi commilitoni delle truppe da montagna slovene. Immancabile don Rino Massella, il cappellano della Sezione di Verona, alla sua 44ª partecipazione. Pensate che don Rino, ordinato sacerdote il 2 giugno 1979, una delle sue prime Messe la celebrò proprio in Ortigara, qualche settimana dopo. Era la seconda domenica di luglio del 1979! Il coro “El Biron” di San Giovanni Ilarione (Verona) ha accompagnato con i suoi canti la celebrazione eucaristica perfettamente organizzata, nei suoi aspetti tecnici, dalla “task force” della Sezione di Verona che ha provveduto al trasporto a spalla di tutta l’attrezzatura.

    Nella sua toccante omelia don Rino ci ha ricordato che «questa terra parla, e qui come nella nostra vita il nostro atteggiamento deve essere della semplicità, perché i semplici capiscono il bello dello stare insieme. Nulla è più difficile delle semplicità. Il nostro Dna è quello della solidarietà, virtù che ora è sempre più negletta. I nostri Caduti ci dicono ‘vogliatevi bene, condividete la gioia di operare insieme perché dobbiamo sentirci felici di vivere insieme’. Allora non lasciamo questo luogo senza un impegno: essere semplici per essere veri».

    Al termine della celebrazione eucaristica un corteo si è recato alla Colonna mozza per rendere onore ai Caduti con la deposizione di una corona d’alloro, sulle note del Silenzio d’ordinanza. Il Labaro scortato dal Consiglio direttivo nazionale e dal gen. Gamba era seguito dalle autorità civili e militari, tra cui l’assessore regionale Elena Donazzan, il presidente della Provincia di Vicenza, il gen. Alessio Cavicchioli, comandante del Centro Addestramento Alpino e il col. Andrea Carli, comandante del 7º Alpini che, essendo originario di Asiago, non poteva mancare. Accodati i gonfaloni della Regione Veneto, della Provincia di Vicenza, del Comune di Asiago, della città di Marostica e dei Comuni di Enego, Gallio e Colceresa.

    A seguire i 33 vessilli presenti che, sommati ai vessilli di Asiago, Marostica e Verona portavano il totale dei vessilli presenti a 36, e infine i 144 gagliardetti presenti nella spianata. La successiva deposizione della corona al cippo austriaco chiudeva la cerimonia lasciando gli alpini “in libertà!”. Ritornavano solitarie quelle pietraie ma noi alpini torneremo l’anno prossimo perché le nostre radici sono un patrimonio a cui non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo rinunciare.

    Roberto Genero