Messaggio di pace

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    Per la 59ª edizione il pellegrinaggio in Adamello sceglie dedica e luoghi particolari. La Sezione Vallecamonica, che come sempre si alterna con quella di Trento nella organizzazione, ha infatti scelto di intitolarlo a una fifigura di alpino non combattente, a quel Luciano Viazzi, piemontese, uffifficiale di complemento dell’8º Alpini, “andato avanti” nel 2019, che con caparbietà sessanta anni orsono convinse l’Ana a dare vita a questa manifestazione rievocativa sui luoghi della Guerra Bianca. E particolare anche il luogo. Cima Rovaia, montagna brulla, nel territorio del comune di Vezza d’Oglio, che con i suoi 2.350 metri sta di fronte alla vetta dell’Adamello.

    Qui non si è combattuto, era la seconda linea, ma gli alpini vi avevano realizzato apprestamenti e ricoveri destinati al fondamentale supporto logistico del fronte e parte di questi edifici è stata recuperata e ricostruita magistralmente dalle penne nere. Proprio queste strutture sono state la meta della giornata di sabato, 22 luglio, per oltre duecento pellegrini che l’hanno raggiunta divisi in varie colonne, alcune delle quali han camminato per più giorni, sostando per la notte nei rifugi del massiccio dell’Adamello: e con loro, vera cifra dell’edizione 2023, altre centinaia di persone che hanno voluto unirsi agli alpini.

    Tra queste, da segnalare venticinque giovani dei Campi scuola Ana, che, dopo due giorni di cammino e un pernottamento a duemila metri a Casine di Bles, per la prima volta han preso parte al pellegrinaggio; e Oscar, sedicenne gardesano con disabilità, giunto sulla vetta con una Joelette (speciale carrozzina per percorsi accidentati) spinta da dieci alpini del Gruppo di Villa di Salò, che lungo il percorso sono triplicati con l’entusiastica partecipazione dei pellegrini.

    Il colpo d’occhio su Cima Rovaia, battuta da un vento fresco che ha tenuto lontane le nubi scure che minacciavano la valle, era davvero suggestivo: issato il Tricolore, presente il Labaro dell’Associazione, il vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada ha presieduto la Messa in ricordo e ha detto: «Dei tanti giovani che lasciarono le loro case e su questi monti conobbero la tragedia della guerra». «Ma – ha sottolineato il presule – non siamo qui per celebrare una guerra, quanto per ricordare volti, persone: è ricordando gli uomini che noi diamo un senso a parole come eroismo e sacrificio e che possiamo trasformare una storia tragica in un messaggio di umanità e in un anelito di pace».

    Un messaggio, quello di pace, attuale come non mai con la guerra a 600 km da Trieste, in cui si sono uniti quanti hanno portato la loro testimonianza alla fine del rito eucaristico, a cominciare dal sindaco di Vezza D’Oglio, Diego Martino Occhi, dal presidente della Sezione Vallecamonica, Ciro Ballardini, dal nostro presidente nazionale, Sebastiano Favero e dal neocomandante della brigata Julia, il gen. Franco Del Favero. Proprio l’ufficiale si è rivolto con passione ai giovani invitandoli «a non aver paura di chiedere, ad avere il coraggio di mettersi a disposizione ».

    La seconda giornata del pellegrinaggio, ancora una volta graziata dal meteo, nonostante i passaggi di nuvole, è andata in scena domenica nell’abitato di Vezza d’Oglio, il cui Gruppo festeggiava proprio in quei giorni i cent’anni di fondazione e per l’occasione ha allestito una ricca mostra fotografica con immagini e cimeli d’epoca. Quella a Vezza è stata una partecipazione ovviamente più massiccia rispetto a quella su Cima Rovaia, con quasi mille tra autorità e alpini in sfilata e altrettante persone assiepate sulle tribune del campo sportivo, che ha ospitato la Messa presieduta dal decano del collegio cardinalizio, il camuno Giovanni Battista Re, prossimo al novantesimo compleanno.

    «Sotto il cappello alpino – ha detto nell’omelia – si trovano valori che non tramontano; le penne nere sono amate perché in loro alberga sempre un cuore e ci sono sempre braccia pronte a venire in aiuto». Dopo i ringraziamenti del presidente alpino camuno Ballardini, legittimamente soddisfatto per la riuscita della manifestazione, commosso e applaudito è stato l’intervento del sindaco Occhi, che ha ricordato la figura del nonno, ufficiale alpino, di cui ha raccolto e curato i diari di guerra; il sostegno della Regione alle penne nere e alle loro attività è stato portato dal consigliere lombardo Davide Caparini, mentre il comandante delle Truppe Alpine, gen. C.A. Ignazio Gamba, sottolineando il senso profondo dei valori incarnati da quanti servono il Paese, ha evidenziato la presenza di Stefano Ruaro, Medaglia di bronzo al valore, ferito nella battaglia del check point Pasta a Mogadiscio nel 1993.

    Le conclusioni sono state affidate al nostro presidente nazionale, che è tornato sull’amore degli alpini per la pace, ma, soprattutto, si è rivolto con forza ai giovani invitandoli all’impegno a favore della comunità nel ricordo e nel solco dei valori delle generazioni che li hanno preceduti.

    ma.cor.