Se Roma non risponde

    0
    57

    Vi vogliamo raccontare una storia che potrebbe essere titolata cos: A domanda non risponde. La domanda, o meglio le domande, sono quelle che la nostra Associazione ha rivolto a Roma. Le risposte mancate riguardano gli interrogativi che, verbalmente e per iscritto, avevamo avanzato.
    Abbiamo ripetuto le domande: ancora silenzio. Abbiamo chiesto di risponderci per iscritto: sempre silenzio. In compenso, abbiamo saputo che si sono arrabbiati, quando invece gli arrabbiati dovremmo essere noi. Cosa volevamo?, vi chiederete. Niente di pi di quanto ci era stato promesso.
    Ma torniamo da capo.
    Dopo la sospensione con legge ordinaria della legge costituzionale che prevede il servizio di leva obbligatorio, la nostra Associazione si mobilitata in difesa dei valori di questo servizio che la Costituzione definisce ancora sacro dovere del cittadino. Una presa di posizione che non rifiuta la figura del soldato professionista. Riteniamo tuttavia opportuno che a fianco del soldato di professione e di lunga esperienza ci siano anche soldati di leva e volontari a ferma annuale, ad arruolamento territoriale, da impiegare sul territorio nazionale per la difesa, per operazioni di controllo del territorio e di ordine pubblico, per interventi in caso di calamit naturali in funzione di protezione civile.
    Sull’esempio della guardia nazionale territoriale, insomma, per la quale esiste una proposta di legge il cui primo firmatario il senatore Luigi Manfredi, generale alpino.
    Quanto al servizio di leva, infine, pi che eliminarlo, l’Associazione ha chiesto di riformarlo per renderlo efficiente ed appagante. E quindi utile e formativo per lo stesso giovane.


    Due anni fa a Udine, in occasione del 50 di costituzione della brigata Julia, ci era stato chiesto di incentivare, tramite le nostre sezioni e i nostri gruppi, l’arruolamento di giovani VFA (volontari a ferma annuale). Il bacino di reclutamento sarebbe stato quello a tradizione alpina. Proposta accettata di buon grado ma che si rivelata non priva di contraddizioni: spesso i nostri giovani sono stati dirottati in altri reparti quando non addirittura in altri Corpi delle Forze armate.
    Lo Stato Maggiore ci aveva invitato a formulare proposte per l’incentivazione dell’arruolamento dei VFA. Una riguardava le caserme: mancano in Piemonte, in Lombardia, in Abruzzo, nello stesso Triveneto perch quelle esistenti o sono state abbandonate o sono state alienate. Abbiamo proposto di aprire una caserma in Lombardia, sostenuti dalla promessa della Regione di contribuire a finanziarne la costruzione e quella delle amministrazioni di Bergamo e Brescia di mettere a disposizione il sito. Proprio prima dell’Adunata di Catania il ministro della Difesa aveva promesso al nostro presidente nazionale Parazzini di interessarsene.
    I fatti hanno smentito ogni aspettativa: sono mancati gli incentivi per l’arruolamento dei VFA, vanificati gli sforzi dei nostri capigruppo, mentre interi reparti, il 2 genio di Trento, il 5 Alpini di Vipiteno sono stati alimentati con professionisti in luogo dei VFA, e per l’8 reggimento di stanza a Cividale del Friuli tira aria infida. Per tutti i reparti alpini, infine, notevolmente ridotto l’addestramento in montagna a beneficio di un addestramento che privilegia la preparazione specifica in vista di operazioni all’estero.
    E’ pur vero che ai CaSTA, i Campionati sciistici delle truppe alpine che si svolgono ogni anno in Val Pusteria, i nostri alpini fanno la parte del leone tra le rappresentative sportive degli altri Paesi, ma anche vero che nulla viene fatto per le altre discipline sportive, n per l’arruolamento di atleti che vengono accaparrati invece dalle altre Armi delle Forze Armate, dalla Forestale, dai Vigili del Fuoco e via elencando.
    Con ci contribuendo a dirottare altrove i giovani che sarebbero propensi ad arruolarsi nelle truppe alpine.
    Abbiamo la convinzione che del nuovo modello di difesa lo Stato Maggiore abbia ancora idee alquanto confuse, e che manchino perfino i mezzi finanziari per mantenere un esercito di professionisti. A riprova, proprio di questi giorni l’uscita di un alto rappresentante del governo, secondo il quale la Comunit europea un gigante economico, un nano politico e un verme militare.
    C’ qualcosa che non quadra: vorremmo tanto sapere come si sentono i nostri 1500 alpini che si trovano in Afghanistan, in Bosnia e in Kosovo. E vorremmo anche sapere in che stato d’animo possono trovarsi quei giovani che hanno deciso di servire il Paese facendo il servizio militare di leva o i VFA, nell’apprendere di far parte di una forza militare da vermi.
    Cari politici e cari militari: e poi venite a dire a noi che ci sono pochi giovani che vogliono arruolarsi?Cominciate a chiarirvi le idee o a farvene venire qualcuna. Non basta trasformare un esercito in tante (o poche) unit di polizia per andare a presidiare territori all’estero, una volta qui, un’altra l, senza alcuna motivazione che dia l’impressione di compiere, oltre che il proprio lavoro, anche il proprio dovere.
    Cominciate a pensare che ai giovani indispensabile trasferire valori, fatti anche di storia, tradizioni, famiglia.
    A noi alpini resta l’orgoglio di avere un figlio, un nipote alpino; resta l’orgoglio dell’appartenenza ad un Corpo che tutto il mondo ci invidia, l’orgoglio di poter continuare a tramandare valori che costituiscono un patrimonio per l’Italia.
    Ma, grazie a voi, ancora per quanto?