Dibattiamo ma siate brevi

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    Il dibattito sui cori ANA (far cantare solo gli alpini doc, o anche gli amici e comunque chi condivide i valori alpini?E poi: cosa cantare?Solo La montanara o anche cante popolari in genere?) ha riscosso il gradimento dei nostri lettori, alpini e non. Ne siamo felici. Pero, per c’ il rovescio della medaglia, ed la lunghezza degli interventi che ci costringe e limitarne il numero. Perci, cari amici, scriveteci pure il vostro parere e scriveteci in tanti. Ma, se potete, siate brevi.

     

    Il coro degli ex della Tridentina: canti alpini, ma anche popolari

     

    In seguito al vostro articolo Cori alpini di ieri e di oggi. E domani?, esponiamo un nostro particolarissimo punto di vista, per contribuire al dibattito che ci uguriamo
    continui sulle pagine de L’Alpino Particolarissimo, perch siamo un gruppo piuttosto anomalo rispetto alla realt corale da voi presentata: una realt che comunque abbiamo ben presente.
    Siamo il coro dei congedati della brigata alpina Tridentina, un gruppo ragazzi, in maggioranza lombardi, che ha svolto il servizio di leva fra il 1993 e il 2000, e che da oltre un anno si esibisce in alcune manifestazioni con una formazione che varia dai 15 ai 20 elementi con un picco di oltre 30 ragazzi in occasione del recente 80 anniversario della sezione ANA di Bergamo.
    componenti del nostro coro, durante il periodo di leva, hanno cantato nel coro militare della brigata alpina Tridentina, partecipando alle cerimonie militari, cantando nelle piazze, nei teatri e nelle chiese di tutta Italia ed anche all’estero; alcuni si sono esibiti in spettacoli televisivi sulle principali reti nazionali, altri hanno cantato al cospetto dei presidenti Scalfaro e Ciampi e davanti al Papa in Sala Nervi.
    Ciascuno di noi ha capito l’importanza di questi canti, che si immedesimano nelle vicende e nelle emozioni comuni a tutti gli alpini: la premessa stessa che spiega perch il canto alpino indissolubilmente legato all’immagine di un coro, dove tutti cantano assieme e dove ognuno contribuisce con le proprie esperienze alla formazione dello spirito di gruppo che contraddistingue il nostro Corpo.
    Proprio questo spirito e le emozioni che il pubblico ci ha regalato, ci hanno spinto a mantenere i contatti anche dopo il servizio militare; col tempo, i vari gruppetti si sono incontrati ed hanno dato vita a quel gruppo pi o meno stabile che ormai viene presentato nelle feste alpine ed in altre occasioni col nome di Coro dei congedati della brigata alpina Tridentina.
    Gradualmente ci siamo dati una minima e modesta, ma necessaria, forma di organizzazione, poich abbiamo dovuto confrontarci con elementi gratificanti ma imprevisti; di esibizione in esibizione, all’iniziale voglia di divertimento e al desiderio di incontrare ragazzi che avevano vissuto durante la leva i nostri stessi valori, si affiancata la consapevolezza delle nostre potenzialit, la simpatia del pubblico e la conseguente responsabilit derivante dalla nostra gioia e dal nostro canto, che possono arricchire momenti intensi ed emozionanti come Sante Messe e incontri con qualche vecio, reduce di guerra, che ci racconta le sue esperienze e canta con noi Era una notte che pioveva o Sul cappello.
    Ci siamo resi conto che aspetti che potrebbero essere considerati limiti (primo fra tutti le distanze delle localit di residenza dell’uno e degli altri, che impedisce la possibilit di incontrarci per tenere prove) in realt sono la nostra forza: proprio questi difetti ci hanno reso simpatici al pubblico, che ha apprezzato la nostra giovent, la buona volont, i momenti di pausa necessari per gestire l’interpretazione di un brano a seconda della presenza predominante degli scaglioni di un determinato periodo, i sorrisi e le battute che accompagnano alcuni momenti delle esibizionitutti aspetti che fanno cogliere come sia necessaria una forma di elasticit nel nostro gruppo e nell’ organizzazione, dovendo convivere con le riflessioni sulle scelte dei brani da eseguire e le differenti modalit di esecuzione, proprio per quell’elemento fondamentale, per niente limitante ed anzi fantastico che la differenza che contraddistingue ciascuno di noi coristi.
    Ed ecco che, nelle nostre esibizioni ed in queste parole, potete cogliere le risposte che diamo alle vostre domande: rispetto delle tradizioni, ma con l’opportuna elasticit; canti alpini, ma anche popolari; e una comunione di spiriti e di intenti con i simpatizzanti: una persona che ama e condivide il ruolo degli alpini in Italia, dal canto ai vari impegni, una ricchezza che integra, amplia e fortifica i nostri valori.
    Cogliamo l’occasione per porgere nostri pi cordiali saluti alla Vostra redazione, nonch alle sezioni ANA e a tutti gli alpini di Bergamo, Albate, Azzano S.Paolo, Cazzano Sant’Andrea, Medolago e San Pellegrino che ci hanno ospitato, auspicando che altri ragazzi, che hanno svolto il servizio di leva nel coro militare della brigata alpina Tridentina, vogliano accompagnarci, anche saltuariamente, in questa nostra splendida avventura.
    Per poterlo fare, possono contattarci ai seguenti indirizzi:
    stefano.vanoli@ibero.it oppure a servama@infinito.it

     

    Coro dei Congedati della Brigata Alpina Tridentina

     

     


     

     

    Ma il canto alpino il canto degli alpini

     

    Con l’articolo Cori alpini, ieri e oggi avete messo il dito nella piaga! E’ da tempo che mi arrovello su questo problema. Da un punto di vista personale ma che poi, moltiplicato, diventa un problema per tutti noi mi chiedo cosa sar quando i miei figli, oggi abituati ad ascoltare canti e cori alpini, non verranno pi sollecitati
    dal vecio che li provoca, avendone sempre una risposta positiva. Dico i miei figli (eredi di alpinit vetusta: nonno padre fratello) per riferirmi ad altri che, come loro, vivranno un domani che gi da tempo si prospetta diverso, voglio dire con sollecitazioni e (ahim!) ideali (!?) diversi.
    Batto il ferro parlando di cose alpine, ricordando eventi e persone vicine che l’alpinit l’hanno vissuta in concreto, cerco di sollecitare il loro interesse con libri, immagini, ricordi, li coinvolgo nell’ascolto e, quando possibile, con la presenza a manifestazioni alpine (quanto positivo portare il giuramento dei giovani reparti vicino alla gente, fuori dalle caserme! anche se io non dimenticher mai il mio giuramento nel grande piazzale della caserma del CAR).
    Mae dopo?Confesso che mi prende un po’ di sconforto. Leva, non leva: non entro nel merito, un problema molto complesso (anche se non per me) e non si pu ignorarlo.
    Certo che l’abolizione della leva non un fatto positivo per il mantenimento delle tradizioni alpine. Per, se guardo al continuo fiorire di cori alpini nelle regioni che al canto alpino hanno dato il nerbo e la sostanza, vedo si tanti vecchi amici, ma anche giovani portatori di entusiasmo e di energie, e questo mi da animo.
    Solo canti alpini o anche popolari?, si legge nell’articolo. A parte il fatto che i canti alpini sono di per se stessi popolari, io sono decisamente per i canti alpini nel senso stretto del termine: non dimentichiamo che i canti alpini pi tradizionali
    raccolgono sempre ovazioni sincere e ampi consensi. Anche la stessa esecuzione, per me, non deve essere falsata da virtuosismi pi o meno comprensibili. Poi, siccome gli alpini non vivono sulla luna ma sono parte integrante del normale tessuto sociale, vanno bene anche altre espressioni del canto di montagna. Ma nella sostanza, il canto alpino il canto degli alpini!

     

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