Scritti… con la divisa

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    Siamo ancora con l’alpino Luigino della compagnia Comando del battaglione Gemona, che, avendo l’incarico di “Informatore”, deve sapersi muovere in ogni ambiente, compreso quello invernale, per raccogliere informazioni utili al reparto. Ecco perché viene mandato a Sappada per il corso sci. Pochi giorni dopo scrive ai “Carissimi genitori, sorelle e zii”.

     

    Sappada, 12 febbraio 1969 – “Miei cari questo è il 6° giorno che sono qui a Sappada, ci fermeremo qui fino al 27, così almeno ci hanno detto. Dunque quassù fa davvero freddo, c’è molta neve, anzi tutto sabato ha continuamente nevicato. Però in caserma si sta bene perché è riscaldata (NdA: quella di Udine non lo era). Se vedeste però che vita fanno quelli che stanno facendo il campo invernale. Noi dalle finestre della camerata vediamo passare questi alpini con il zaino sulle spalle e coi muli che vanno in marcia. È davvero tremendo il campo invernale. Noi quassù continuiamo il corso, facciamo lezione in aula e ogni tanto è in programma qualche piccola marcia. Domenica sono uscito, c’è una mezz’ora di cammino dalla caserma al centro di Sappada. Il paesaggio è veramente bello, ci sono numerosi turisti e sciatori. I prezzi però sono abbastanza cari. Mi sono comperato uno sciroppo per la tosse, poi però non sentendomi bene ho anche chiesto visita. Mi hanno trovato un po’ di febbre (37° e 4 linee). Il capitano medico mi ha dato due giorni di riposo branda, mi hanno dato da prendere supposte e pillole (che mi hanno fatto bene). Adesso comunque mi sono ristabilito, tosse non ne ho più, ho soltanto un po’ di raffreddore (ma mi sono comperato di quei fazzolettini di carta, costano 50 lire il pacchetto e ce ne sono 10, vanno davvero bene). Io penso che la tosse l’abbia presa giù a Udine in quella caserma così umida. (…) A proposito, quassù i vecchi non ci disturbano, siamo in pace”. Il messaggio è chiaro, gli anziani qui non fanno scherzi.

    Sappada, domenica 16 febbraio 1969 – Luigino descrive il “paesaggio davvero incantevole (…) in basso c’è il Piave (…) in alto una grande montagna (…) il tutto ricoperto di neve che conferisce al paesaggio un aspetto fiabesco”. Questo per lui è certamente uno spettacolo fantastico; partito da un paese tra colli e pianura – dai 29 ai 120 m.s.l.m. – ora si trova a 1.245 m. in una località incastonata tra le Alpi Carniche. Ma poi torna al quotidiano: “Giovedì pomeriggio siamo potuti uscire in libera uscita, sono andato a pattinare 1 ora (ho pagato 250 Lire e mi hanno dato anche le scarpe apposta). Naturalmente ho fatto numerosi scivoloni ma comunque mi sono divertito. Ieri ho lavato 5 fazzoletti e in settimana dovrò lavare anche 1 paio di mutande. Ieri ha quasi sempre nevicato e quindi ci hanno fatto spalare neve (anche stamattina tra l’altro). Riguardo al mangiare non c’è neanche male. Comunque alla sera mi compro un po’ di latte allo spaccio e qualcos’altro”. La fame a quell’età è sempre tanta. “Oggi domenica dopo il rancio devo fermarmi 2 ore circa in cucina a pulire, perché mi tocca di servizio. Però dopo posso uscire, ho anche l’esenzione rancio (cioè posso rimanere fuori caserma fino alla 9,30 senza dover rientrare per il rancio)”. Nella lettera ha un pensiero particolare per la sorella più piccola, Rita. Sono anni di crescita industriale e sindacale turbolenta. Lui è un po’ staccato al momento da queste cose, è impegnato nel suo nuovo compito di soldato, alpino per di più, e si sa che l’impegno degli umili non conosce mezze misure. Perciò è un po’ meravigliato che anche la sorella sia stata coinvolta in questo clima. “Così avete fatto sciopero, anche voi siete andate perfino a Treviso. Però! Non riesco proprio a immaginare te durante la manifestazioni. Va bene che sarai stata assieme alla Marinella e altre tue amiche, però mi sembrate ancora delle bambine e vedervi manifestare deve essere stato senz’altro divertente. Ma forse sbaglio perché ormai avete 15 anni e quindi non siete più bambine”. Il nostro caro alpino scrive anche a rate: “Ora smetto di scrivere, riprenderò questa sera così vi racconterò come ho passato la domenica”. La sera riprende lo scritto, descrivendo come ha passato la giornata e la cena in un locale del paese “dove ho ordinato una bistecca con patate + 1/4 di vino e 2 pani. Il tutto mi è venuto a costare 750 lire, neanche tanto. Poi alle 6 sono andato alla S. Messa lì a Sappada perché questa mattina in caserma non è stata celebrata. Quindi sono rientrato in caserma e adesso, dopo aver fatto la branda ed essermi spogliato, sono qui che vi scrivo”.

    Sempre da Sappada il 6 marzo informa la famiglia del corso di sci: “Ogni mattina ci rechiamo alla pista. Io non è che sia bravo, ma comunque mi arrangio abbastanza, naturalmente le cadute sono numerose. Comunque ci si diverte a sciare”. Altra lettera il 19 marzo: “Questa mattina hanno fatto la S. Messa nel piazzale della caserma. Il corso terminerà venerdì (con un piccolo esamino) e sabato mattina partiremo tutti quanti per i rispettivi battaglioni. Quindi sabato sarò a Pontebba”.

    Pontebba, 23 marzo 1969 – “Ieri pomeriggio, quando ho finito di sistemarmi, mi hanno portato in ufficio. Ho battuto un po’ a macchina, ho fatto qualche altro lavoretto (inerente alla mia… specializzazione di informatore) e poi ho fatto un po’ di pulizia all’ufficio. Questa mattina, dopo la S. Messa, sono ritornato in ufficio naturalmente (per … spolverare i tavoli e armadi)”. Quei puntini sono più eloquenti di qualsiasi scritto, dopo aver fatto il corso di informatore fa altre cose, come spesso avveniva sotto naja. “Comunque il posto dove mi hanno messo mi piace e inoltre mi può anche servire per esempio ad imparare a scrivere bene a macchina”. E Luigino ha imparato molto bene a “battere a macchina”, anche adesso l’ha usata per scrivere la relazione di accompagnamento alle lettere inviate, dove illustra anche le vicissitudini del campo estivo ai Piani del Cristo e in altre località della Carnia, fino al congedo datogli in mano dall’Ufficiale di Picchetto il 29 dicembre 1969. La relazione termina con la frase: “Contento di essere tornato a casa, di aver fatto il mio dovere di italiano e di essere stato Alpino della Julia”.

    Luigi Furia
    luifuria@gmail.com