Scritti… con la divisa

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    Questa volta siamo in compagnia di Luigi, classe 1938, della Val Susa, precisamente di Alpignano. La sua è una modesta famiglia e dai 12 ai 14 anni Luigi è già aiutante in una cascina e solo più tardi si occuperà come falegname in una fabbrica del posto. Chiamato alle armi il 3 marzo 1960, fa il periodo di primo addestramento al BAR della Taurinense di Savigliano per poi essere assegnato come servente al pezzo al Gruppo Susa – 1º Reggimento Artiglieria Montagna – con sede a Rivoli. A febbraio del 1961 è impegnato nel campo invernale.

    Pramollo, 11 febbraio 1961 – Carissimi voi tutti, oggi precisamente riesco ad avere un momento libero e vinta la pigrizia ne approfitto per farvi sapere le mie notizie. […] Ieri abbiamo fatto il primo scavalcamento da Torre Pellice a Pramollo, siamo partiti alle 5 e siamo arrivati qua che erano le 4 della sera, sempre a piedi sulla neve […]. Non si sta poi tanto male anche se c’è da camminare, qua ai campi c’è meno disciplina e quando c’è da lavorare si lavora e poi ci lasciano in pace. A dormire non fa freddo, prima dormivamo in una sala da ballo, adesso siamo chi in una casa chi in una stalla perché qua è un paese dove si vede il sole un’ora al giorno […]. Il brutto è che si mangia molto male, ma quando si ha fame si mangia lo stesso. […] Fatemi sapere le vostre notizie. Avete solo da scrivermi e se volete mettere qualche soldino nella busta fatelo pure, fanno sempre piacere, non tanti ma mille lire le accetto volentieri.

    Giunta l’estate, è tempo dei campi estivi, prima quello fisso a Bardonecchia, in mezzo alla natura, ed il nostro artigliere da montagna si lascia trasportare dalla vena poetica e sogna; poi il campo mobile in Alto Adige.

    Bardonecchia, 10 giugno 1961 – Carissimi genitori, […] sono nell’accampamento, sdraiato sotto la mia tenda, poco lontano dal paese. A cinquanta metri c’è un ruscello e si sente il mormorio dell’acqua che scende a valle battendo sulle pietre, a tratti questo rumore viene interrotto dal cinguettare di qualche usignolo o merlo che saltellando sui pini mossi dal leggero venticello lascia una fresca brezza di montagna. Questo lascia dubitare per qualche istante di essere in villeggiatura ma ecco che questo sogno viene subito rotto dalla voce del tenente che si sente dare ordini a qualcuno […]. Lunedì scorso, come già sapevate, siamo andati a Ravenna. Sono partito da Alpignano alle 7,30 della sera e dopo un lungo viaggio sono arrivato martedì a mezzogiorno. […] Mercoledì abbiamo fatti i tiri e ha piovuto tutto il giorno. Giovedì riposo e questo mi ha permesso di fare il bagno nel mare senza però nuotare perché non ne sono capace. Alla sera partenza per Bardonecchia, sono passato in treno per Alpignano ieri alle ore 12. Arrivati qua abbiamo mangiato e poi fatto subito la tenda perché pioveva.

    Stelvio, 2 luglio 1961 – Carissimi voi tutti, […] Il giorno di San Pietro, cioè giovedì scorso, abbiamo caricato il treno tutto il giorno, dalla mattina alle tre a mezzanotte, poi alle due siamo partiti per Sondrio […]; fino lì siamo andati con il treno e, arrivati venerdì sera, dopo subito partenza per Bormio, chi in campagnola chi a piedi con i muli. Io sono stato fortunato che sono andato in campagnola ma quelli coi muli si sono fatti 45 km. a piedi. Venerdì alle 11 di sera mi facevo la tenda a 2.200 metri sul passo dello Stelvio, poi finalmente potevo dormire […]. Sabato sera di guardia. Domenica alla 4 partenza per Trafoi […]. Arrivo alle due del pomeriggio. Ora è passato il lunedì. Domani mattina all’una, scavalcamento di una montagna ed arriviamo in altro paese che non so il nome. Poi magari l’indomani di nuovo, sempre così fino alla fine. Sono passato dove passa il giro d’Italia sul passo dello Stelvio, posti meravigliosi. Qua si sente parlare solo il tedesco, tutti sanno l’italiano ma nessuno lo parla. […] Qua ho trovato anche il figlio di Caruggi che fa i campi anche lui, l’ho incontrato ed aveva un bel muletto anche lui. […] Mi sono lasciato crescere pizzo e baffi, sembro un tartaro […] Intanto arriva il giorno dell’impresa ardita che costa tanta fatica, ma alla fine, per i più, sarà una medaglia da esibire. Questa volta scrive al fratello Enrico, più giovane di lui.

    Melago – Rifugio Pio XI, 9 luglio 1961 – Caro Enrico, oggi domenica sono qua con tutti gli altri in un rifugio alpino a 2.600 metri. Sono le ore 9 del mattino, guardando dalla minuscola finestra si vedono le larghe falde di neve posarsi sulle nude rocce che incominciano ad essere un manto bianco di neve. […] si vede appena appena, tra la nebbia e la neve che vien giù, il ghiacciaio della Palla Bianca che è già da due giorni che andiamo sempre più avanti con il pezzo, dobbiamo portarlo fino in cima cioè a 3.500 metri. Se faceva bello per martedì doveva essere in cima. Lassù c’è soltanto ghiaccio, mai visto tanto ghiaccio, […] puro ghiaccio per chilometri interi, comunque dove passiamo noi non c’è pericolo perché ci passiamo sopra ed è come una pietra verde. Poi finita questa impresa ardita […] ci trasferiremo ancora una volta […] è sempre così […] sono 12 giorni che non vado più in libera uscita […]. Questa mattina finalmente ho ricevuto una tua lettera raccomandata con cinquemila lire. Erano 5 giorni che ero senza un soldo. Va bene che qui c’è sempre lo spaccio e quando vado a bere me lo danno anche a credito ma mi ha fatto molto piacere la tua lettera. […] mi hai detto che lì fa un caldo infernale, qua invece si gela e se si tocca l’acqua si prende la bollita (geloni) alle mani.

    Finalmente Luigi, dopo aver conquistato la cima della Palla Bianca, scende in luoghi abitati e può gustarsi la sospirata libera uscita in attesa dell’ormai prossimo agognato congedo.

    San Valentino (alla Muta: n.d.r.), 15 luglio 1961 – Carissimi voi tutti […] dopo tanto tempo, da quando sono andato via da Bardonecchia, è la prima volta che esco in libera uscita. Sono in un albergo caratteristico della regione tirolese, tutto in legno dal pavimento alla soffitta; le pareti sono rivestite da un’infinità di teste di cervi e camosci dalle corna aguzze e superbe. In mezzo si intravede qua e là teste di stambecchi, una superba aquila imbalsamata. Un luogo che dalle nostre parti è impossibile trovarsi. Ricominciamo da prima. Siamo andati alla Palla Bianca e ti ho mandato una cartolina. Puoi avere un’idea delle montagne che si che si sono qua, tutte così […] Ora ci troviamo qui al confine, tra pochi chilometri, tra Svizzera, Austria e Italia, in una pineta bellissima […] Domani mattina sveglia alle tre ed a andiamo a Caprone (frazione di Curon Venosta: n.d.r.). Ci staremo per tre giorni poi non so dove andiamo, comunque per il 30 o 31 rientriamo in caserma ed il tanto amato congedo è dal 3 al 5 agosto.