Sciolto il 16 Alpini, un altro pezzo di storia se ne va

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    A Belluno, in una grigia mattina di pioggia, in sintonia con la triste cerimonia di commiato.

    Molti alpini avevano gli occhi lucidi martedì 30 novembre a Belluno, quando, nel piazzale della caserma Salsa s’è compiuto l’ultimo atto del 16º reggimento Alpini, la cui Bandiera di guerra ha preso la strada, come già troppe altre, del museo del Vittoriano, a Roma.
    Alla sobria vorremmo dire mesta cerimonia hanno presenziato il comandante delle Truppe alpine, tenente generale Bruno Iob, e il brigadier generale Carlo Frigo. C’era il nostro Labaro, scortato dal vice presidente vicario Vittorio Brunello e dai consiglieri nazionali Arrigo Cadore, Antonio Cason e Attilio Martini, oltre ad una selva di vessilli, labari e gagliardetti di associazioni combattentistiche e d’arma e di gruppi della nostra associazione giunti anche da fuori provincia. Il sindaco Ermano De Col scortava il Gonfalone della Città di Belluno decorato di Medaglia d’Oro al V.M.

    Dopo gli o­nori alla nostro Labaro, al Gonfalone della città, alla Bandiera di guerra del reggimento e al comandante delle Truppe alpine, il generale Frigo ed il tenente colonnello Benvenuto Pol, comandante del 16º, hanno espresso sentimenti di rammarico per lo scioglimento del reggimento, ma anche di estrema convinzione che la storia non si cancella e che le tradizioni del reparto non saranno certo cancellate.
    Queste rassicurazioni non hanno però evitato il riacutizzarsi della sensazione provata in una grigia mattina del gennaio 1997, quando la gente di Belluno e gli alpini diedero l’addio all’amata brigata Cadore : una sensazione accompagnata dalla memoria di tanti Caduti.

    È pur vero che il 16º reggimento alpini Belluno ha avuto una vita assai breve soltanto tredici anni ma il reparto aveva assunto l’eredità dell’omonimo battaglione costituito nel 1910, in forza al glorioso 7º reggimento Alpini.
    Quella del 30 novembre scorso è stata una mattina passata sotto la pioggia battente, ed ha accomunato veci e boce nel ricordo di tante battaglie, di soccorsi alla popolazione civile (dal Vajont, al Friuli e via aiutando), di lunghe marce e di momenti di fratellanza in caserma che, in un colpo solo, sono stati racchiusi, assieme alla Bandiera di guerra, nel museo del Vittoriano. Ma, meglio ancora, nel cuore di tanti alpini che hanno portato la nappina verde, prima del battaglione Belluno e poi nel 16º reggimento, fedeli al motto di quest’ultimo reparto che recita Sunt rupes virtutis iter , la strada della virtù passa per le rocce. Ovvero, è la fatica che tempra lo spirito.

    Dino Bridda