Risvegliare lo stupore

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    Sono milanese e alpino per scelta e mi capita di soffermarmi a pensare in questi giorni che susseguono l’Adunata del Centenario. Erano presenti migliaia di alpini da tutta Italia, anzi da tutto il mondo. Ricordo in particolare i viali ancora assiepati da intere famiglie presenti con i figli ad applaudire fino a sera, quando ha sfilato la Sezione di Milano. Ed è su questi applausi e grida di “viva gli alpini” che si susseguivano ininterrotti per l’intero percorso che il mio pensiero ritorna. E noi, alpini del periodo post bellico, che merito abbiamo per meritare questo? Sono coloro che ci hanno preceduto che meriterebbero gli applausi al nostro posto! Però, tocca ancora a noi dare testimonianza. Con il nostro spirito di Corpo, con la nostra disponibilità a prestarci dove c’è bisogno di aiuto così come dove siamo richiesti per “fare festa” con la gente, anche con piccole cose che appaiono insignificanti. Come fare una fotografia con la gente che ce lo richiede quando prestiamo qualche servizio, o rispondere a qualche interrogativo che ci viene posto. Come è accaduto con un ragazzo che, probabilmente stupito dall’entusiasmo generale, la mattina della sfilata mi ha chiesto: “Ma voi alpini, cosa fate?” E alla mia risposta: “… diamo la nostra disponibilità di aiuto dove ce n’è bisogno”. E poi ancora: “… ma qualcuno vi paga?” e quando gli ho risposto: “… assolutamente no! La nostra paga è sapere di aver fatto qualcosa che speriamo serva a far sentire la gente meno sola là dove c’è necessità di soccorso”. Mi ha guardato con gli occhi spalancati.

    Gianni Uberti Gruppo di Bresso, Sezione Milano

    Caro Gianni, risvegliare lo stupore di un ragazzo è già una missione compiuta. Quanto al merito degli applausi, penso che in ogni epoca gli alpini abbiano dato testimonianza per meritarli. In modo diverso, certamente. Ma l’amore per la Patria di chi ha vissuto la guerra è pur sempre quello di chi in Friuli, piuttosto che in Abruzzo, Emilia o Centro Italia, ha fatto sì che il bene e la gratuità camminassero nelle coscienze di tanti uomini generosi e silenziosi, con il cappello sul capo.