Restare uniti

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    Sono la moglie di un alpino, leggo con piacere il mensile L’Alpino, e il suo editoriale pubblicato nel numero di marzo mi ha toccata profondamente perché ha centrato in pieno la situazione del Gruppo. Mi creda, nel leggerla, mi sono salite le lacrime agli occhi perché sono sempre stata vicina al mio alpino e mi sono sentita coinvolta nel malumore che a volte si crea in qualche Gruppo.

     

    La ringrazio per la schiettezza e per la saggezza, spero che le sue parole colpiscano al cuore anche tante altre persone, e che le facciano riflettere; comportamenti negativi come quelli che descrive lei possono distruggere un Gruppo e minare la credibilità dello stesso agli occhi delle persone che credono, ammirano e applaudono le penne nere. Da sempre ambasciatori di fratellanza, solidarietà e bontà d’animo, gli alpini godono di tanta riconoscenza nelle nostre comunità, e non vorrei che per il loro orgoglio tutto questo venisse annullato. Ancora grazie e buon lavoro.

    Caterina

    Grazie a lei, cara signora. Anche gli alpini non sono esenti dal peccato originale. Ma prendere coscienza dei nostri errori e tentare di ovviare è un impegno da non perdere mai di vista. Diceva Isacco di Ninive che coloro che sanno riconoscere i propri sbagli sono più potenti di coloro che risuscitano i morti.